Venezia 2016, al Lido arriva Mel Gibson con “Hacksaw Ridge”

Due titoli oggi in concorso: il documentario “Spira Mirabilis”, primo film italiano della rassegna, e l’argentino "El ciudadano ilustre". Ma le attenzioni sono tutte per il nuovo film diretto da Mel Gibson con Andrew Garfield. E per un film italiano che si preannuncia bellissimo, “Indivisibili”, del napoletano Edoardo De Angelis.

Venezia 2016, al Lido arriva Mel Gibson con “Hacksaw Ridge”

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A Venezia 2016 oggi è la volta del primo dei tre film italiani in concorso, Spira Mirabilis, il documentario filosofico di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, che rappresenta una scommessa assoluta della selezione. A quattro mani è anche l’altro titolo in gara, El ciudadano ilustre, film argentino di Mariano Cohn e Gastón Duprat. Sulla carta sembra quindi una domenica interlocutoria, dedicata a due outsider che è difficile prevedere se riusciranno a conquistare un posto al sole tra i concorrenti al palmarès.

In realtà è ancora presto per una riflessione sui possibili vincitori, anche perché in ottica Leone d’oro fino a oggi, giunti a 10 dei 20 titoli in concorso, non sembra ancora essersi manifestato un netto favorito. Diverse per ora le mezze e piene delusioni di Venezia 2016, dal pessimo “polpettone”, come è stato apertamente definito, The Light Between Oceans di Derek Cianfrance a un non memorabile Le Beaux Jours d’Aranjuez di Wim Wenders (“Ha già vinto il Leone d’oro della noia”, ha titolato crudele “il Giornale”). I film che hanno destato le migliori impressioni sono per ora gli americani: in pole position La La Land, il musical di Damien Chazelle con la coppia Ryan Gosling-Emma Stone, la fantascienza di Arrival di Denis Villeneuve (con Amy Adams, lei sì da segnalare tra le favorite per la Coppa Volpi) e il raffinato e crudele gioco di Nocturnal Animals di Tom Ford. Ma è presto per emettere sentenze, perché ancora devono manifestarsi alcuni dei big più attesi, Terrence Malick, il Pablo Larraín di Jackie, il rigore ascetico di Lav Diaz. Ma sarebbe ipocrita non ammettere che, per ora, il concorso principale di Venezia 2016 non ha destato entusiasmi. Entusiasmi che, trasferendosi sul versante dello star system si manifestaranno oggi per Mel Gibson, che a Venezia porta fuori concorso il suo nuovo film da regista, Hacksaw Ridge, accompagnato dal protagonista Andrew Garfield. E c’è grande curiosità per un altro film italiano che passa nelle Giornate degli Autori, Indivisibili, del napoletano Edoardo De Angelis. Entriamo più nel dettaglio, partendo dal concorso.

Spira Mirabilis, di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti

Il documentario italiano si sta facendo decisamente valere in questi ultimi anni. Ovviamente il primo nome che sovviene è quello di Gianfranco Rosi, che ha vinto sia il Leone d’oro a Venezia con Sacro Gra nel 2013 che l’Orso d’oro a Berlino quest’anno con Fuocoammare. Ma si potrebbero fare tanti altri nomi, da Andrea Segre a Leonardo Di Costanzo ad Alberto Fasulo, vincitore di un festival di Roma con Tir. Alberto Barbera e la sua squadra di selezionatori avranno pensato quindi di confermare questo trend accogliendo nel concorso principale di Venezia 2016 un nuovo documentario italiano, Spira Mirabilis, del duo di filmmakers pescarese/milanese Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.

Un film che però, diversamente dal cinema della realtà caratteristico della maggioranza dei documentari prodotti di recente, ha una struttura eterodossa, Barbera lo ha definito “molto estraneo alla cultura documentaristica del nostro paese”. Spira Mirabilis è un documentario di ricerca, che lambisce un’interrogazione filosofica sul tema dell’immortalità, attraverso un racconto cadenzato in quattro tempi. Che sono scanditi dai quattro elementi: Aria, con due musicisti tedeschi che hanno ideato una sorta di tamburo che imprigiona l’aria e la libera sotto forma di suono; Terra, con al centro la fabbrica del Duomo e le pietre di cui è costituito; Acqua, l’ambiente in cui vive la medusa immortale studiata dallo scienziato giapponese Shin Kubota; Fuoco, imprigionato dai nativi americani Lakota. E c’è anche l’apparizione di Marina Vlady, che recita L’immortale di Jorge Luis Borges.

“Venuti a conoscenza di Shin Kubota e dei suoi studi sulla medusa immortale – dichiarano i due registi – abbiamo subito capito che questo era il punto di partenza del nostro film: un uomo alle prese con l’immortalità. Nei precedenti nostri film abbiamo indagato il rapporto tra l’uomo e le istituzioni, in Spira Mirabilis ci interessava invece realizzare un film in cui l’uomo si confrontasse con i propri limiti e le proprie aspirazioni”. Intanto la partecipazione a Venezia ha ottenuto il primo effetto immediato, ossia la distribuzione in sala, tutt’altro che scontata per un lungometraggio dichiaratamente di nicchia, che uscirà il 22 settembre con I Wonders Pictures.

El ciudadano ilustre, di Mariano Cohn e Gastón Duprat

Jorge Luis Borges, che fa capolino in Spira Mirabilis, si aggira anche tra le pieghe del secondo film della giornata in concorso a Venezia 2016, El ciudadano ilustre di Mariano Cohn e Gastón Duprat. Perché il “cittadino illustre” del titolo è uno scrittore argentino, Daniel Mantovani, che vive in Europa da trent’anni, vincitore del Premio Nobel per la letteratura, proprio quello che è mancato al più celebre autore latinoamericano del Novecento Borges, che qui viene ironicamente risarcito.

È un ritorno a casa quello di Mantovani nel paesino argentino della sua giovinezza, che lo invita per conferirgli il più alto riconoscimento ufficiale, la medaglia per il Cittadino Illustre. E quella dello scrittore è un’immersione nel suo passato, affetti e amori d’un tempo, ma anche nella fonte segreta e autobiografica della sua ispirazione letteraria.

“Eravamo interessati a capire cosa succede quando una figura consacrata torna nella sua città natale dopo così tanto tempo – dichiara Mariano Cohn –, la situazione porta a una serie di eventi contraddittori, ambigui. Il film racconta una commedia scomoda, che ti obbliga a vedere l’Argentina come riflessa in uno specchio”. Che è quello di un uomo partito per un’avventura trionfante e poi costretto a misurare l’inevitabile distanza che tanti anni all’estero hanno frapposto tra lui e la sua terra. Un film in cui si confrontano due visioni incompatibili, lo spirito aperto e progressista di un intellettuale cosmopolita e il nazionalismo provinciale d’un mondo chiuso in se stesso.

Per noi è davvero importante essere in concorso a Venezia – ha commentato Mariano Cohn –, è una conferma per il nostro lavoro, per lo stile che portiamo avanti con i nostri film partendo da una geografia remota, l’Argentina, con tutto il bene e il male che questo comporta. Il nostro è un piccolo film, ma è questo che lo rende diverso. Un film che ha uno stile particolare, d’autore”.

Gli altri protagonisti: Mel Gibson, Andrew Garfield, Edoardo De Angelis

Fuori concorso a Venezia 2016 arriva Mel Gibson, che torna dietro la macchina da presa, a dieci anni di distanza da Apocalypto, con Hacksaw Ridge, un film bellico ambientato durante la Seconda guerra mondiale. Racconta la vera storia di Desmond Doss, interpretato da Andrew Garfield, uomo profondamente credente e per questo obiettore di coscienza, il quale però non volle sottrarsi al conflitto. E da soldato, un soldato senza armi, partecipò alla feroce battaglia di Okinawa, durante la quale salvò 75 uomini senza sparare un solo colpo, ottenendo la Medaglia del Congresso. “Quando ho sentito la storia di Desmond Doss, sono rimasto sbalordito dall’entità del suo sacrificio – ha dichiarato Mel Gibson – Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Desmond desiderava arruolarsi, ma la violenza si scontrava con i suoi ideali morali e religiosi; rifiutava, infatti, il benché minimo contatto con un’arma. Per questo rifiuto di vacillare nelle proprie convinzioni subì una dura persecuzione, per poi entrare in quell’inferno di guerra provvisto soltanto dell’arma della sua fede. In uno scenario cinematografico traboccante di “supereroi” inventati ho pensato che fosse ora di celebrarne uno vero”.

https://youtu.be/9BqgHYLvHIE

Andrew Garfield torna per la seconda volta al festival di Venezia, dove nel 2014 aveva presentato 99 Homes. “Nella mia carriera – ha dichiarato l’attore a Vogue – fino a ora mi ero interessato soprattutto a vicende contemporanee, ma questa storia è stata un pugno nello stomaco. Desmond Doss, il mio personaggio, è stato un essere umano insolitamente puro che è penetrato nelle crepe di un mondo malato e corrotto. La forza di quest’uomo è stata quella di combattere a modo suo, senza seguire le regole altrui”. Il film uscirà in America il 4 novembre. E intanto Mel Gibson pochissimi giorni fa ha confermato di star lavorando a un sequel del suo più celebre (e discusso) film da regista, Passion, che si chiamerà The Resurrection.

Nelle Giornate degli Autori di Venezia 2016 c’è un altro attesissimo film italiano, che non avrebbe sfigurato nel concorso principale, Indivisibili del regista napoletano Edoardo De Angelis, già autore di Mozzarella stories (2011) e Perez (2014), col quale aveva già partecipato fuori concorso al festival di Venezia. Nonostante i pregi dei suoi due precedenti film, la sensazione è che con Indivisibili – che ha lo stesso sceneggiatore di Lo chiamavano Jeeg Robot, Nicola Guaglianone – De Angelis abbia compiuto un consistente passo in avanti. Il film è la storia di due gemelle siamesi che, gestite oculatamente dai genitori, si guadagnano da vivere come cantanti neomelodiche. Gran parte del successo dipende naturalmente dalla loro particolare condizione. Sono come due fenomeni da baraccone: e quando si profila la possibilità di un’operazione chirurgica che le separi e consenta loro una vita normale, i genitori manager entrano in allarme.

“Questo è un film sulla separazione e sul dolore che comporta – ha dichiarato Edoardo De Angelis – Ho ragionato sull’idea che a volte, per crescere, bisogna farsi del male, rinunciare ad un pezzo di sé stessi. Ho cercato un’immagine che rappresentasse al meglio questo concetto e l’ho trovata: due gemelle siamesi appena maggiorenni che scoprono di potersi dividere”. Indivisibili è un film ambizioso, che unisce il realismo d’un ritratto antropologicamente preciso dell’entroterra campano della zona di Castelvolturno con un tema cinefilo per eccellenza quale quello del doppio, che consente anche di sottrarre la canzone neomelodica, elemento importante della vicenda, al folklorismo non poco discriminatorio col quale viene normalmente trattato. La colonna sonora è di Enzo Avitabile, e il cast comprende Antonia Truppo (David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot), Massimiliano Rossi, Peppe Servillo, Gianfranco Gallo. E soprattutto le due sorprendenti protagoniste, le esordienti Angela e Marianna Fontana. Intanto Indivisibili l’hanno voluto il festival di Toronto e di Londra. E poi si esce al cinema, il 29 settembre, distribuzione Medusa.