Come poter pensare di riuscire a mettere ordine nell’eterna diatriba di genere uomo donna? Secoli di discussioni sull’argomento: approcci da un punto di vista culturale, sociologico, biologico. I risultati certo ci sono stati, ma rimane tanto altro da capire, da conciliare, da rinnovare. Insomma, credo che di strada da fare ce ne sia ancora. Per fortuna poi di tanto in tanto arrivano sprazzi di illuminazione su certi concetti: versioni che aprono a nuove interpretazioni, nuove idee che, nella peggiore delle ipotesi, porterebbero ad una sorta di tregua provvisoria. Si, perché certe volte, inutile negarlo, si tratta di una sorta di “guerra non dichiarata”.
Ultimamente per esempio, precisamente nel 2006, c’è stata una lettura molto interessante che ha svolto questo ruolo di “frangiflutti” in proposito: The Female Brain di Louann Brizendine. Lei è una neuro psichiatra ed ha discorso in proposito sul perché e sul come il cervello delle donne, si differenzi dal cervello maschile, già dall’ottava settimana di sviluppo fetale. Secondo il suo studio, le differenze di genere si manifestano innanzitutto da un punto di vista biologico, fondamentalmente caratterizzato da peculiarità specifiche che poi andrebbero, anzi vanno, sicuramente ad incidere anche da un punto di vista culturale e se così vogliamo definirlo sociale. Non solo. Il ciclo mestruale, la gravidanza, il parto, l’allattamento, la cura dei figli, influiscono inevitabilmente anche sullo sviluppo cognitivo. Tutto molto interessante e molto plausibile.
Tant’è che se ne farà un film. Un lungometraggio che segnerà l’esordio alla regia per Whitney Cummings e vedrà nel cast Sofia Vergara, James Marsden, Lucy Punch, Toby Kebbell, Cecily Strong, Beanie Feldstein, Blake Griffin, Xosha Roquemore, Chris D’Elia e Deon Cole.
Ci sono le premesse per rinfocolare le discussioni? Restiamo calmi: le argomentazioni proposte sono più che serie, supportate da fondamenti scientifici, ma il film in questione dovrebbe essere in chiave comica. E non è poco. In questa guerra tacita, stemperare gli animi facendo riflettere seriamente, ma fra una risata e l’altra, pone sicuramente le basi per una sana e cordiale convivenza. Diciamo una tregua programmata che fa bene agli animi più accalorati. Almeno fin che dura. D’altronde anche eminenti rappresentanti della comunità scientifica ci ricordavano qualche anno fa che la materia da studiare non è semplice…date un’occhiata a seguire, c’è la prova testimoniata.
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