Del Giffoni Film Festival, una delle cose che preferisco è guardare i film in sala con i giurati. Specialmente nella grande sala Truffaut. Appena riesco a ritagliarmi del tempo, tra incontri e conferenze (leggi di più), mi fiondo in sala e mi siedo accanto ai piccoli e/o giovanissimi giurati del Giffoni Film Festival. E’ una sala sempre molto attenta e vivace anche durante la proiezione. Farò inorridire i puristi della visione, ma a me al cinema piace molto – senza naturalmente arrecare disturbo – commentare qualche scena con il mio vicino di posto, oppure utilizzare il telefonino per condividere le sensazioni del momento. A volte, altrove, gli adulti mi rimproverano. Con i giurati del Giffoni Film Festival non succede mai perché essendo d’intelligenza svelta e vivace sono capaci di fare più cose contemporaneamente: guardare il film, scambiare qualche rapida impressione con in vicino, condividere qualche contenuto con il telefonino.
Ma la cosa più emozionante, che talvolta finisce per commuovermi, è quando si accendono le luci in sala e comincia il dibattito con i protagonisti della pellicola appena vista. Basta che il conduttore dica buongiorno e cominciano subito ad alzarsi decine, centinaia di mani. I giurati del Giffoni Film Festival hanno voglia di far domande, incalzano gli ospiti artistici, conducono polemiche con solidi argomenti e non si fanno intimorire né dalla folla, né dal microfono, né dall’esser al cospetto dei divi del cinema o della televisione.
Si sprigiona in sala un’energia creativa, una voglia di esser protagonisti sempre sorprendente. Il dibattito potrebbe andare avanti per ore, se non ci fossero altri film ed altri giurati ad incalzare. Che bello il coraggio di far domande. Che bella la voglia di mettersi in discussione in un mondo ed in un’epoca nella quale si preferisce spesso il silenzio apatico e l’estraneazione. Queste mani alzate, questa voglia di capire il mondo e la storia attraverso un film sono uno dei più grandi risultati del Giffoni Film Festival.