Le unioni civili di Monica Cirinnà al KJU Festival, Napoli: “Diritti e adozioni per tutti contro i medievali”

Le unioni civili spiegate da Monica Cirinnà: intervista alla relatrice della legge su matrimoni e adozioni per le coppie gay al Kju Festival

Foto Monica Cirinnà al kju Festival

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La Cirinnà spiegata da Monica Cirinnà. Così il KJU Festival ha dato vita al Nuovo Teatro Sanità a Napoli ad un evento per far luce sulla portata storica della legge sulle unioni civili, illustrata dalle stessa senatrice Pd Monica Cirinnà che ne è stata non solo relatrice ma leader di un’appassionata battaglia per l’approvazione, in nome del riconoscimento dei diritti civili per tutte le coppie di fatto.

Se su questo piano l’Italia era fanalino di coda in Europa per la mancanza di norme che regolassero diritti basilari come quelli sociali (asse ereditario, reversibilità pensionistica, assistenza medica), con l’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili si è colmato un gap storico e vergognoso, che ci relegava nel Continente tra i pochi paesi a non riconoscere per legge l’esistenza e i diritti di coppie dello stesso sesso.

La Cirinnà ha raccontato della sua difficile battaglia contro la “cavalleria medievale” rappresentata in Parlamento da esponenti ultraconservatori presenti nel suo stesso partito. Una sfida prima di tutto culturale, contro le barriere che in Italia non derivano soltanto dalla posizione del Vaticano e dei rappresentanti cattolici che siedono in Parlamento, ma da una forma di chiusura retrograda verso qualsiasi disposizione che apra alle tematiche di genere e metta in discussione l’istituto del matrimonio fondato unicamente sull’unione tra uomo e donna così come previsto dal Codice Civile.

Un percorso durato oltre due anni, dalla proposta di legge al travagliato iter parlamentare che, a causa della precaria maggioranza in Senato, è andata incontro ai colpi bassi delle opposizioni. Dalle migliaia di emendamenti della Lega all’ostruzionismo dei Cinque Stelle contro il cosiddetto emendamento canguro (che avrebbe permesso l’approvazione in un’unica soluzione del testo di legge originario) vissuto apertamente come un “tradimento della promessa fatta solo la sera prima dal senatore Airola“. Fondamentale il sostegno della comunità LGBT, dei migliaia di cittadini che hanno reso la sua “casella di posta istituzionale un cuore pulsante delle vostre storie d’amore, mi hanno dato la forza di andare avanti contro gli insulti e i tradimenti“.

Alla legge appena firmata dal Presidente Mattarella mancano due pilastri fondamentali, ha ammesso la Cirinnà, ovvero l’adozione del figlio del partner e il diritto di ricorrere alla fecondazione assistita, oltre che, in misura minore, l’obbligo di fedeltà. L’obiettivo da raggiungere è il matrimonio ugualitario e l’equiparazione, nei riti con cui si esplica così come nei diritti e doveri, di tutte le unioni di fronte alla legge e di conseguenza di tutte le famiglie a prescindere dal sesso dei coniugi.

Abbiamo incontrato Monica Cirinnà a margine del dibattito con il Prof. Massimo Villone, Costituzionalista dell’Università Federico II di Napoli, e il presidente di Arcigay Napoli Antonio Sannino, coordinato da Antonello Sannino, nell’ambito del primo Festival di cultura Queer ideato e realizzato in Campania da Arcigay Napoli e Nuovo Teatro Sanità e sostenuto da Optima Italia.

Abbiamo parlato con lei dei prossimi step verso il pieno riconoscimento di tutte le famiglie di fatto, anche alla luce della recentissima pronuncia favorevole della Corte di Cassazione su un caso di adozione coparentale. “Siamo in attesa, fino al 5 luglio, che venga approvato il decreto attuativo della legge, che permetterà ai sindaci di istituire il registro delle unioni. Intanto i giudici continueranno ad applicare la legge in materia di adozioni e sull’adozione coparentale del figlio del partner. Con la sentenza della Cassazione è arrivata la conferma che tutti aspettavamo. Certo, bisogna rimettere mano completamente al testo di legge sulle adozioni, ma non solo nell’ottica del riconoscimento delle famiglie arcobaleno, ma per garantire adozioni ai single, alle coppie conviventi come agli sposati e agli uniti civilmente. La legge servirà per dare ad ogni bambino una giusta famiglia”.

Il dibattito sulla legge Cirinnà ha riaperto quello sulla fecondazione assistita e la legge 40, ormai scardinata in gran parte dei suoi divieti dalla giurisprudenza, e sulla controversa questione della maternità surrogata, ancora vietata in Italia e oggetto di diverse proposte di legge in Parlamento per inasprire le sanzioni per chi vi ricorre andando a praticarla all’estero. Per la Cirinnà la legge 40 del 2004 “va eliminata perché nasce discriminatoria in partenza” per l’esclusione delle coppie omosessuali dal diritto a ricorrere all’eterologa, ma riformarla o abolirla adesso avrebbe significato permettere allo scontro ideologico in Parlamento di travolgere la legge sulle unioni civili e far saltare il banco. “Questa è una legge che fa un primo passo verso l’uguaglianza, garantendo una serie di diritti mai riconosciuti prima. Ma non si arriva all’uguaglianza vera senza matrimonio“, è la sentenza della senatrice, che continua la sua azione di riforma dopo aver incassato il primo risultato utile.

In tema di maternità surrogata, invece, la senatrice parla prudentemente della necessità di un cambio di ottica, quella di “risolvere il problema di infertilità e sterilità, sempre nel rispetto delle donne che si prestano a questa pratica“. Sulla cosiddetta ideologia Gender, oggetto di propaganda degli oppositori della legge Cirinnà, la senatrice taglia corto sul ricorso agli anglicismi che generano soltanto inutile confusione: “Se parliamo di rispetto della differenza di genere, rispetto dei sentimenti ed educazione all’inclusività, penso che nessuno si possa opporre: va spiegato ai medievali, anche quelli del mio partito, che ogni diversità è un valore e va accolta“.