Per Orphan Black 4 finale caotico e lacunoso tra Delphine e Rachel: 5ª ed ultima stagione necessaria

Orphan Black 4 al capolinea, recensione del finale di stagione con protagoniste Delphine, Rachel e Sarah in un caotico ultimo episodio


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Orphan Black ha chiuso una quarta stagione che era partita con le migliori premesse e che ha mostrato la corda negli ultimi episodi.

Il 16 giugno su BBC America è andato in onda il finale di stagione dal titolo From Dancing Mice to Psychopaths, che avrebbe dovuto fare chiarezza una volta per tutte sul corso intrapreso da questa stagione.

Il quarto capitolo di Orphan Black ha debuttato con l’intenzione di rimettere insieme l’enorme mosaico creato in questi anni ritornando alle origini, ovvero al clone da cui tutto è partito: i flashback che hanno mostrato la storia di Beth sono stati indubbiamente la parte migliore, più intensa dal punto di vista emotivo e convincente da quello razionale. Con la volontà di indagare il suo rapporto con le sorelle e ciò che aveva scoperto sull’istituto Dyad e sul Neoluzionismo, la quarta stagione di Orphan Black era sembrata rispondere ad un’esigenza di chiarezza diventata quanto mai sentita.

Se c’è un difetto in Orphan Black e il caos con cui si alternano i fronti e si individuano le missioni e i nemici: anche per lo spettatore più attento e più avvezzo al genere, talvolta risulta difficile rintracciare il filo conduttore dell’azione delle protagoniste, identificare in modo univoco i loro avversari e trovare una giustificazione a tutte le tesi di volta in volta proposte, spesso apparse quasi dal nulla. Il finale di Orphan Black ha peccato proprio in questo, nella mancanza di chiarezza con cui è stato risolto il grande arcano: dove sta andando davvero il Neoluzionismo, quante sono le sue anime e perché vuole far fuori le sue figlie, i cloni del progetto Leda?

La spiegazione è arrivata con una sorta di illuminazione da parte di Sarah e della signora S, che dopo essersi alleate con Rachel sperando di aver trovato in lei una sponda per liberarsi dalla tirannica Evie Cho e dagli intenti criminali delle BrightBorn Industries, scoprono che nella Neoluzione si sta combattendo l’ennesima guerra interna (come già avvenuto nel Dyad), quella tra la fondatrice del progetto Leda Susan Duncan intenzionata a proseguire negli esperimenti di clonazione e i genetisti guidati dalla Cho che attraverso il controllo delle nascite vogliono condizionare l’evoluzione del genere umano. Non è chiaro per nessuno di chi le sestre possano fidarsi: il doppio gioco di Susan con Cosima da un lato e di Rachel con Sarah dall’altro capovolgono ancora una volta i fronti delle alleanze. E per Sarah non resta che raggiungere Cosima nella roccaforte del Neoluzionismo per provare a riportarla a casa, insieme alle cellule con cui ha ricreato il genoma originale per poterne ricavare una terapia.

Protagonista di questa stagione è anche quest’isola sperduta che nasconde fin troppi segreti: un posto che sembra lontano dal tempo, eppure raggiungibile con un semplice elicottero, in cui appaiono personaggi improbabili tra paesaggi spettrali. Un luogo che finisce per risolvere il più atteso dei misteri, quello sulla sorte di Delphine: il finale di stagione ce la mostra in vita, ospite di un villaggio che si trova proprio sull’isola in cui Cosima è approdata per lavorare insieme a Susan Duncan alla terapia genica che potrebbe salvare la sua vita e quella degli altri cloni.

Nel tentativo di scappare da Rachel, che si è confermata ancora una volta una traditrice “psicopatica” (per dirla alla Sarah), Cosima ritrova Delphine viva e vegeta: una reunion che avrebbe dovuto necessariamente essere trattata con più ampio spazio e in modo più approfondito. L’incontro tra le due avviene con pochissime parole e qualche gesto d’amore, perché la scienziata è ormai in fin di vita nonostante sia riuscita a rubare la coltura dalla quale potrebbe essere estratta la terapia necessaria per la cura. Ancora una volta la sorte di Cosima resta in bilico,, così come restano inevase tutte le domande su Delphine: perché è stata salvata dalla fazione opposta a quei Neoluzionisti che volevano farla fuori? Chi ha voluto portarla sull’isola e chi è la persona alla quale oggi risponde? Ma soprattutto, perché Delphine si dice consapevole che non potrà stare con Cosima?

Grande protagonista del finale di stagione è indubbiamente Rachel, che dopo aver sconfitto la Cho mostra nuovamente la sua vera natura: non ha mai avuto intenzione di rimettere sua madre Susan Duncan a capo della Neoluzione né di aiutare le sorelle, ma ha sempre cercato unicamente la propria affermazione personale, in primis nei confronti di una madre che l’ha abbandonata (peccato originario mai perdonatole) e in secondo luogo nei confronti degli altri cloni dai quali si sente sempre diversa e superiore. Perché Rachel è stata cresciuta dai Neoluzionisti, è l’unico clone da sempre consapevole della sua natura e dopo aver subito da Sarah l’attacco che l’ha costretta su una sedia a rotelle e con un occhio bionico non ha intenzione di rinunciare a quella fetta di potere al quale ha ambito per tutta la vita e per la quale è stata ‘istruita’. Ed è così che si propone come l’anello di congiunzione tra i due lati di Neolution, i cloni di Susan e gli impianti di Evie. La lotta corpo a corpo con Rachel riassume plasticamente due realtà contrapposte a confronto, ma non è l’unico problema di Sarah, che nel finale di stagione scopre anche le minacce alla signora S. e Kira da parte di Ferdinand, in nome della ritrovata alleanza con Rachel.

Il discorso tra Susan e Rachel riporta finalmente all’essenza di questa serie: la natura contro la scienza, la libera evoluzione contro la proprietà ingegneristica: il messaggio di sua madre è chiaro, Neolution sta usando anche lei, perché tutti i cloni non sono altro che un brevetto registrato. Ed è sempre Rachel la protagonista dell’ultima scena di questa stagione di Orphan Black, che ci consegna l’ennesima svolta surreale della serie: quando Susan Duncan ha spiegato a Rachel che a ricostruire il suo occhio bionico è stato il fondatore del Neoluzionismo, che avrebbe oltre un secolo di vita, si è aperto un nuovo varco sull’ignoto, al punto che nel finale Rachel sembra prepararsi proprio all’incontro con l’uomo da cui tutto è nato questo. Di chi si tratta? Della persona che invia le sue visioni al suo occhio, che ha salvato Delphine dall’attentato ordito dalla Cho, l’uomo che ha fondato l’isola e l’intero progetto del Neoluzionismo, ovvero l’ingegnere del 19° secolo PT Westmoreland, ancora vivo e vegeto dopo tutti questi anni. E qui ci vorrà una spiegazione coi contro fiocchi per far sì che la deliziosa natura sci-fi di questa serie non sfoci nel fantasy vero e proprio.

Tra le tante lacune registrate in questa stagione, si registrano nell’ordine: nessuna notizia di Cal, che tanto era stato importante nella precedente; sparita anche Shay, il nuovo flirt di Cosima; pochissimo lo spazio dedicato anche alla gravidanza di Helena e ai coniugi Hendrix nel finale di stagione, per quanto siamo stati protagonisti di molti episodi precedenti.

La quinta stagione di Orphan Black sarà anche l’ultima e questo aspetto merita qualche considerazione: tenendo presente la natura della serie e il fatto che dalla prima stagione (narrativamente perfetta) in poi ci sia stato un crescendo di elementi che ha arricchito la trama ma allo stesso tempo l’ha resa confusa e a tratti cervellotica, probabilmente è il caso di non aggiungere ulteriori elementi se non scrivere una resa dei conti finale che sia finalmente chiarificatrice di tutto il percorso dei personaggi apparsi finora. Orphan Black lo merita, perché resta un gioiello della serialità pur con le sue evidenti falle. E lo merita la splendida interpretazione caleidoscopica di Tatiana Maslany, senza la quale questa serie non avrebbe avuto ragione di esistere.