Quando nel 2004 uscì La Passione di Cristo, le polemiche che fecero seguito non furono poche. Relative a tutta una serie di motivazioni, argomentazioni riguardo certe interpretazioni, anche dogmatiche volendo. Insomma il clima si surriscaldò e non poco. Diciamo che anche l’ex Braveheart ci mise del suo, con alcune dichiarazioni tacciate di fervore antisemitico. Era appunto il 2004 e il clima religioso per così dire in fermento, fomentato dal terrorismo di matrice islamica, non aveva raggiunto i picchi odierni: c’erano tutti i presupposti però. Non è un’osservazione da poco, perché le polemiche di cui si accennava riguardarono anche alcuni atteggiamenti e dichiarazioni di intolleranza da parte di Gibson. Ora sapere che ci sarà un seguito incentrato sulla resurrezione, lascia spazio ad alcune prospettive ipotizzabili.
Ma va bene così. Per ora. Anche perché in un certo senso il dibattito che si animò fu “interno” alla stessa religione cattolica, senza alcuno slancio aggressivo nei confronti dell’Islam. Caso mai nei confronti degli ebrei in un certo senso. Fa notizia però sapere anche che lo sceneggiatore per questo sequel è Randall Wallace (una nomination all’Oscar per Braveheart): guida la facoltà di religione alla Duke University e si dichiara esperto sul tema della resurrezione. La passione di Cristo fu invece scritta da Benedict Fitzgerald insieme allo stesso Gibson. I risultati di botteghino furono comunque strepitosi: con un costo di budget di soli 30 milioni di dollari, il film incassò a livello mondiale la bellezza di 612 milioni di dollari. Un successo, senza dubbi. Ora a detta dello stesso Wallace, il seguito pare sia caldeggiato prima che da un calcolo economico, da una stessa spinta emotiva da parte della comunità evangelica, entusiasta della pellicola firmata da Gibson. Io, perdonatemi, ma quando percepisco un clima di “esaltazione” religiosa, da qualsiasi parte provenga, mi metto sempre un po’ sulla difensiva. È per questo che comincio a fantasticare sui probabili dibattiti più o meno religiosi che potrebbero innescarsi, tenendo presenti principalmente due fattori: la passione sul tema che ha dimostrato Gibson e il clima religioso attuale, un tantino arroventato. Ma sono solo congetture. Vedremo.
Ci sarà da capire comunque quale eventuale piccola sfumatura potrà dare la ricostruzione di Gibson all’episodio cruciale della resurrezione, fondamento stesso della religione cattolica. Nonostante la testimonianza concorde dei vangeli infatti, potrebbe trovare spazio l’interpretazione sul vero significato della resurrezione del Cristo che, sintetizzando, rappresenta per molti un fenomeno escatologico: non va insomma interpretata come una resurrezione in senso corporeo materialistico, ma sotto forma spirituale e metafisica (l’invito a non essere toccato rivolto dallo stesso Gesù a Maddalena, per esempio, rientra secondo alcuni sotto questo ragionamento). In ogni caso un episodio avvolto da mistero, come d’altronde è tipico di molti aspetti dogmatici, non solo cattolici. Attendiamo novità eventuali, confidando che la moltitudine non disperda l’attenzione su quello che poi dovrebbe rimanere il motivo fondante del credo (cattolico e non): pace e amore verso il prossimo. Forse addirittura fin troppo semplice come concetto per essere ricollocato nella giusta posizione, visto il caos dei nostri temibili tempi moderni.