Cannes 2016: oggi Verhoeven e Farhadi, ultimi due film in concorso

Il festival si avvia alla chiusura con due titoli diversissimi. Da un lato il thriller di Paul Verhoeven, l’olandese hollywoodiano di “Robocop” e “Basic Instinct”. Dall’altro il raffinato iraniano Asghar Farhadi, regista del premio Oscar “Una separazione”. E adesso scatta il totopalma.

Cannes 2016 oggi Paul Verhoeven e Asghar Farhadi

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Ci si avvia alla chiusura di Cannes 2016: mancano solo due film in concorso e poi si scatenerà il totopalma. L’impressione è che per la giuria non sarà una decisione semplice, perché non sembrano essersi manifestati capolavori indiscussi e quindi manca il netto favorito.

Potrebbe dagli ultimi due titoli in programmazione emergere un possibile premiato? Sono due concorrenti diversissimi: Paul Verhoeven è un solido regista di genere olandese prossimo agli ottant’anni, con una carriera che, a ripercorrerla, sembra quanto di più lontano dalla cinefilia da festival. E infatti sulla Croisette si è materializzato una sola volta in concorso, addirittura con il patinatissimo thriller erotico Basic Instinct.

L’altro nome è quello del molto rispettato regista iraniano Asghar Farhadi, il cui nome è stato annunciato come ventunesimo candidato alla Palma d’Oro solo all’ultimo momento. E la cosa potrebbe anche portargli bene. Vediamo i due film nel dettaglio.

Elle di Paul Verhoeven, in concorso

Quello che forse si divertirà di più con la presenza in concorso di Verhoeven sarà proprio il presidente di giuria George Miller, non solo per ragioni di appartenenza generazionale, ma perché non è difficile trovare qualcosa che accomuna gli sguardi di questi due autori, che amano i generi cinematografici e ne prediligono un uso sottilmente sovversivo e personale, talvolta quasi parodistico.

A scorrere la lunga filmografia del regista olandese trapiantato a Hollywood si trova di tutto, pellicole intelligenti e innovative ma anche deplorevoli cadute di stile. Certo Spetters e Il quarto uomo, appartenenti alla prima fase olandese, erano film originali che misero in luce la sua predilezione per storie forti, brutali e ambigue. Buono anche l’esordio negli Stati Uniti, dove Verhoeven si impose immediatamente con Robocop, che piegava il genere della fantascienza urbana alla sua visionarietà aggressiva e distopica. Passi anche Basic Instinct, che nel bene e nel male segnò un punto fermo nell’erotismo anni Novanta (anche se, rivisto vent’anni dopo, mostra tutti i suoi anni). Ma che dire di Showgirls, un film di un kitsch talmente sfrenato da essersi trasformato in un oggetto di culto? E non dimentichiamo la fantascienza di Starship Troopers, così bizzarro che è difficile capire se si trattasse d’una presa in giro o di un film misogino e guerrafondaio.

Insomma, quello di Verhoeven non pare proprio il percorso di un vero cinefilo. Che cosa ci si potrà quindi attendere da Elle, tratto da un romanzo di Philippe Djian, in concorso a Cannes 2016? Intanto è un film di produzione francese, poi la protagonista è una diva d’oltralpe, Isabelle Huppert che interpreta Michèlle, resoluto capo di una società che produce videogiochi. La donna viene aggredita in casa da uno sconosciuto e violentata. Da quel momento il suo unico obiettivo è mettersi sulle tracce del criminale e scovarlo, costi quel che costi.

Una storia con parecchi tratti disturbanti, che è una delle ragioni per cui alla fine Verhoeven l’ha girata in Francia e con una protagonista francese, perché non c’era un’attrice americana disposta a interpretare un ruolo così ambiguo e amorale. Ci sono tutti i presupposti per un classico film alla Verhoeven. Ma difficilmente potrà essere un candidato ai premi maggiori.

Forushande di Asghar Farhadi, in concorso

Bel colpo quello del delegato generale del festival Thierry Frémaux, che all’ultimo minuto è riuscito ad aggiungere ai venti film in concorso già annunciati il nome di Asghar Farhadi. È il nuovo grande nome del cinema iraniano, capace di imporsi all’attenzione internazionale in pochissimi anni con un pugno di film tematicamente molto compatti che hanno convinto critica e pubblico colto. Anche perché Farhadi racconta storie familiari d’una borghesia iraniana mediamente benestante, in cui gli spettatori europei non hanno faticato a riconoscersi.

Dopo la “gavetta” televisiva Farhadi ha ottenuto i primi consensi con About Elly (2009), che vinse l’Orso d’argento a Berlino e un premio al Tribeca Film festival. Ma è Una separazione (2011) a fare incetta di premi, dall’Orso d’oro berlinese all’Oscar come miglior film straniero. Ed è certamente un buon film (anche se a mio avviso sopravvalutato), una storia allo stesso tempo molto borghese, e quindi di appetibilità internazionale, e perfettamente calata nella cultura e nelle tradizioni iraniane, così gratificando quella fetta di pubblico intrigata dal confronto con la diversità.

Il passo successivo è stato direttamente un film di sapore più europeo, Il passato (2013), prodotto e girato in Francia, con cui Farhadi ha partecipato per la prima volta a Cannes. Oggi sulla Croisette porta Forushande (The Salesman): ancora una storia a due, con punti di contatto con la classica pièce Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, in cui una giovane coppia di Teheran legata al mondo del teatro è costretta ad abbandonare la propria casa. L’arrivo nella nuova abitazione coinciderà con un cambiamento profondo nelle loro esistenze, collegato alla vicenda dei precedenti inquilini dell’appartamento.

Ho sempre voluto fare una storia ambientata nel mondo del teatro – ha dichiarato il regista –, ho fatto teatro da giovane e questo significa molto per me. Mi risulta difficile riassumere The Saleman. Puoi guardarlo come una riflessione di tipo sociale o come un racconto morale. Quello che posso dire è che, ancora una volta, il film tratta della complessità delle relazioni umane, soprattutto all’interno della famiglia”. Visto il film, l’ambientazione, il regista, potrebbe essere un perfetto favorito per la Palma d’oro.