A Cannes 2016 arriva Pedro Almodóvar. Per l’Italia c’è “Fiore” di Giovannesi

Tre film in concorso oggi: occhi puntati su “Julieta”, ritorno alle storie al femminile del regista spagnolo. Poi Olivier Assayas con “Personal Shopper”, protagonista Kristen Stewart. E "Aquarius” del brasiliano Mendonça Filho, con la diva sudamericana Sonia Braga. In Quinzaine il film di Giovannesi.

Cannes 2016 arriva Pedro Almodóvar

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È certamente il giorno di Pedro Almodóvar e del suo Julieta, col quale il maestro spagnolo torna alle sue atmosfere più care in una vicenda declinata tutta al femminile. Con lui, in concorso, altri due film: Personal Shopper del raffinato Olivier Assayas, interpretato da Kristen Stewart e il film brasiliano Aquarius di Kleber Mendonça Filho, protagonista la diva sudamericana Sonia Braga.

Nella Quinzaine des Réalisateurs poi è la volta del terzo film italiano in rassegna: dopo Bellocchio e Virzì è la volta del più giovane Claudio Giovannesi, che si era già fatto notare con Alì ha gli occhi azzurri e oggi porta a Cannes il racconto carcerario Fiore, la storia di un amore tra due ragazzi che nasce dietro le sbarre. Con la partecipazione di Valerio Mastandrea nel ruolo del padre della ragazza, Fiore è un racconto di adolescenze spezzate alla ricerca di una ricomposizione emotiva in grado di sconfiggere barriere fisiche e mentali. Speriamo solo non sia un film col messaggio.

Nella sezione Un certain regard sarà il caso poi di prestare attenzione a Captain Fantastic di Matt Ross, in cui Viggo Mortensen interpreta un padre che cresce rigorosamente i sei figli nel Nord-ovest più isolato dell’America. E quel modello pedagogico perfetto ma astratto è poi obbligato a misurarsi col confronto, traumatico, con la realtà esterna. Un film sul mito fondativo per la cultura americana della wilderness, e sui suoi limiti. Ma ecco i film in concorso.

Julieta di Pedro Almodóvar, in concorso

Sulla locandina è scritto “un film di Almodóvar”, così, senza cognome, come se il regista spagnolo fosse un brand. E forse lo è davvero: e ancora, sulla locandina, solo i volti di due donne di età diversa, le protagoniste Adriana Ugarte ed Emma Suarez, a ricordarci che gran parte del cinema di Almodóvar è inscritto nel perimetro di fortissimi, dolorosi ritratti al femminile.

Insomma, dopo la “vacanza” del più leggero Gli amanti passeggeri, il regista torna al cuore prediletto del suo cinema e parte dai racconti della scrittrice canadese premio Nobel Alice Munro, che riadatta e ricolloca nella per lui più familiare Madrid. Julieta è una donna di cinquant’anni (Emma Suarez ) che sta per trasferirsi col compagno in Portogallo. Ciò a cui più tiene è ritrovare la figlia che l’ha abbandonata dodici anni prima, a causa di un evento che sta scritto nel passato di Julieta. La quale perciò, in una lettera idealmente scritta alla figlia, ripercorre la propria vicenda tornando alla Julieta di trent’anni prima (Adriana Ugarte). E da qui si dipana la storia di un mistero senza crimine e colpevole, ad alta intensità emotiva.

C’è anche una piccola autocitazione, perché il film parte con l’inquadratura di un sipario rosso come in Parla con lei, che però poi si rivela non essere una tenda ma una camicetta. Come se Almodóvar, sempre attentissimo a calibrare segni e simboli del suo cinema, volesse suggerire allo spettatore che quello che sembra un film integralmente dentro la sua solita poetica, per poi spiazzarlo con qualcosa di nuovo e diverso. Uscita nei cinema italiani il 26 maggio.

Personal Shopper di Olivier Assayas, in concorso

Avevamo appena lasciato Kristen Stewart sul red carpet a prendersi gli applausi per l’ultimo film di Woody Allen, Café Society, che ha aperto fuori concorso questo Cannes 2016, ed ecco che la ritroviamo, in concorso, protagonista di un altro film francese, Personal Shopper di Olivier Assayas, alla sua quinta partecipazione a Cannes, dove non ha mai vinto.

La Stewart aveva già recitato nel precedente film del regista francese, Sils Maria (2014). Stavolta è Maureen, “un’americana a Parigi”. Ma sarà meglio mettere da parte romanticismi da statunitensi in vacanza nella bella Europa. La ragazza per pagarsi da vivere deve lavorare e la scelta cade sul poco gradito mestiere di responsabile del guardaroba d’una celebrità. Maureen è a Parigi per una ragione: attendere che le si manifesti lo spirito del fratello gemello recentemente scomparso. Si sa, tra i gemelli esiste una connessione particolare: e la ragazza a un certo punto comincia a ricevere strani messaggi anonimi sul cellulare.

Personal Shopper quindi si confronta con il territorio del soprannaturale, anche se, considerato l’autore, dobbiamo pensare come riferimento più alla tradizione dello spiritismo francese che ai thriller con risvolti oltremondani americani stile Sesto senso. “È un film molto meditativo – ha detto la Stewart –, per nulla analitico, profondamente umano. Olivier è un regista cerebrale che è giunto con questo film a esprimere delle emozioni molto intime. Ma è un film di genere, che si distingue dai film d’autore francesi. Un film di genere che non vuole spaventarci con una storia di fantasmi ma che vuole farci riflettere sulla realtà”. Speriamo bene, anche perché alla proiezione riservata alla stampa sono già volati parecchi fischi.

Aquarius di Kleber Mendonça Filho, in concorso

Dopo due autori celebrati ecco l’outsider del giorno, il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho, lunga esperienza tra documentari e cortometraggi e giunto al secondo lungometraggio. A Cannes 2016 arriva forte della sua protagonista, l’icona del cinema brasiliano Sonia Braga. Che è Clara, una vedova benestante di 65 anni, critico musicale in pensione, ultima residente dell’Aquarius, una villa a due piani costruita negli anni Quaranta per l’upper-class di Recife. Solo che una società immobiliare ha altri progetti per quell’area della citta ed ha già acquistato tutte le abitazioni della zona. Tranne quella di Clara che, intenzionata a restare a viver lì sino alla morte, ingaggia un braccio di ferro con la società.

Il film parte dalla speculazione immobiliare che ha caratterizzato la città di Recife, di cui Mendonça è originario. Ma il regista ha anche dichiarato di voler fare un film sui temi del passato e della memoria, incarnati da una donna di 65 anni e un palazzetto della stessa età. “La speculazione sembra aver avuto la meglio nel distruggere intere aree delle più importanti città brasiliane – ha dichiarato il regista -, offrendo nuove costruzioni che promuovono un’idea di rinnovamento che passa semplicemente attraverso la cancellazione di tutto ciò che è vecchio. Perciò alla fine con Aquarius torniamo all’idea di un film sugli archivi, siano essi materiali o emozionali”. E così il film costruisce un racconto eminentemente “politico”, ma filtrato attraverso la psicologia e l’esperienza di un singolo individuo.

E sicuramente è di grande impatto che a interpretare la protagonista sia la Braga: “un volto immediatamente riconoscibile della cultura brasiliana – continua Mendonça – con la sua immagine di indimenticabile bellezza. Io ero interessato a coinvolgere una star come lei in una situazione drammatica e realistica, nella quale la sua bellezza diventa un elemento che contribuisce allo sviluppo della storia”.