Marco D’Amore legge e interpreta Gomorra con Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa (video)

L'attore della serie tv Gomorra Marco D'Amore legge uno stralcio dell'omonimo libro di Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa: l'intervista all'autore dieci anni dopo l'uscita del best seller

Video Marco D'Amore legge Gomorra di Roberto Saviano a Che Tempo Che Fa

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Roberto Saviano è tornato in Italia in occasione dei dieci anni di Gomorra, il romanzo che lo ha reso icona dell’antimafia nel mondo e che ha ispirato un film e una serie tv omonimi, che coincide col debutto in tv di Gomorra 2.

Una nuova edizione di Gomorra è appena arrivata nelle librerie in occasione del decimo anniversario dall’uscita del libro, con un prologo che contiene il bilancio di questi dieci anni di vita dell’autore sotto scorta.

Saviano ne ha parlato con l’amico Fabio Fazio, con cui ha realizzato diversi programmi tv prima in Rai e poi su La7, ripercorrendo questo decennio di denunce, paure, crescita personale ma anche perdita di libertà, dal ricordo della prima volta in cui a 26 anni i carabinieri lo hanno prelevato dalla sua casa ai quartieri spagnoli (con la folla che pensava fosse un camorrista) alla solidarietà colleghi e pubblico che lo hanno sempre difeso.

Oggi Gomorra, per il grande pubblico, è soprattutto il marchio di un successo targato Sky. Alle accuse riservate alla serie di rappresentare una “apologia del male” con i suoi camorristi umanizzati e raccontati con le loro bassezze ma anche fragilità, Saviano risponde con la stessa posizione di sempre.

Di recente ci sono state una donna gay uccisa e torturata, un assalto armato ad una caserma e ancora si dà la responsabilità a chi queste cose le racconta? Se il male ispira male, a questo punto tutte le serie tv che raccontano il bene avrebbero dovuto educare l’intero paese al bene. Questo è un sofismo sporco, perché si dà la colpa a chi racconta il male e non al male stesso. Ma è sempre successo: La pelle di Curzio Malaparte, un capolavoro, fu fermato. Chi racconta le contraddizioni è considerato il male.

Come far sì che la denuncia non si fermi?

A fare paura di Gomorra sono stati i lettori, che hanno difeso quella storia e quel libro: è un potere enorme (…) Bisogna non farsi dettare l’agenda dalla cronaca, se ne parla solo con i morti, invece ci vuole attenzione costante. Il sud ha perso centralità politica perché la gente emigra, sceglie soluzioni individuali al problema.

Saviano ha raccontato gli effetti di Gomorra sulla sua vita e nel farlo è parso amareggiato, ma tutto sommato consapevole di un destino inevitabile.

In un libro di Grossman c’è un personaggio che dice che in nome della giustizia si sono generate enormi ingiustizie, io non credo nella giustizia ma nella bontà, non nel concetto utopico del bene, ma nel singolo gesto, negli occhi che guardano occhi, nelle mani tese verso altre mani. Sono cambiato in questi anni, certo. Beppe D’avanzo mi ha insegnato che non c’è niente che non ti trasformi quando la racconti, ne porti il peso addosso. Io sono peggiorato, sono più diffidente, ho sempre un retropensiero, pensi sempre che vogliano fregarti, vedere i meccanismi del potere ti trasforma, ma l’impegno nella potenza della scrittura vale la pena, qualunque sia la fine di questo percorso.

Sul finale dell’intervista è arrivato anche Marco D’Amore (l’interprete di Ciro Di Marzio nella serie tv Gomorra) a leggere uno stralcio del best seller di Saviano, il passaggio finale del libro, quello in cui l’autore presenta la lotta ai clan come la battaglia per la sopravvivenza di un’intera comunità.

L’attore ha raccontato sui social di essersi emozionato nell’incontro con Ben Harper nel backstage del programma.