Un bacio di Ivan Cotroneo conferma lo sguardo dello sceneggiatore, scrittore e regista che attraverso serie tv come Tutti pazzi per amore o il film memoriale La kryptonite nella borsa ha imposto uno stile colorato, che racconta tra pop e camp storie corali in cui la commedia talvolta lambisce il dramma. Questo tono lo ritroviamo in Un bacio: storia di tre adolescenti difficili nella scuola qualunque d’una città qualunque (nemmeno così qualunque: Cotroneo sceglie l’inedita, per l’immaginario cinematografico italiano, Udine).
Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger) è stato appena dato in adozione a una coppia udinese: omosessuale dichiarato, ottimo studente con una tendenza all’invenzione di mondi fantastici – immagina d’essere un’amatissima popstar – che gli servono a contrastare una realtà non sempre accogliente. A scuola viene immediatamente bullizzato e lega solo con due individui socialmente ai margini: Blu (Valentina Romani), figlia della Udine benestante, pessima nomea per via di un’orgia fatta insieme al fidanzato, non si sa quanto voluta; e Antonio (Leonardo Pazzagli), ottimo atleta col peso d’un fratello morto, così introverso da sembrare stupido.
Tre ragazzi ridotti a cliché: il frocio, la troia e il ritardato. Ovviamente diventano inseparabili. Intorno a loro ruota un mondo composito: dalla scuola, compagni odiosi e insegnanti chi comprensivo chi meno, ai genitori divorati dai dubbi circa i modelli educativi. Cotroneo è bravo a costruire, senza darlo a vedere, un ritratto d’ambiente, nel quale risalta la geografia della città – il calore monumentale dei quartieri storici, periferie uguali a mille altre, la natura silenziosa che incombe sul centro urbano –, non fondale ma personaggio della vicenda.
La quale si fonda sul numero tre, che al cinema è magico. E scattano i rimandi: l’anticonformismo di Jules e Jim, la sensualità dei Dreamers, lo scanzonato vagabondaggio alla Una pazza giornata di vacanza, il teen movie modello Noi siamo infinito. Però Un bacio, a furia di mescolare toni e generi, si perde per strada. In partenza sembra un film a tesi sulla discriminazione, con i diversi che per resistere si aprono allo spazio dell’altrove: i film mentali di Lorenzo, i dialoghi di Antonio col fratello morto che si materializza nella cameretta, Blu che scrive un diario a un’ipotetica sé quarantenne.
Ma sempre più in Un bacio emerge centrale il tema del desiderio. Perché nel triangolo Lorenzo ama Antonio che ama Blu: ma tutti, come melodramma vuole, restano con i propri sogni insoddisfatti. È questa la materia bruciante del film, con cui Cotroneo si misura solo in parte: gli snodi narrativi, cioè, mostrano gli effetti di passioni frustrate che però in realtà non vediamo. Le vibrazioni che i ragazzi si rimandano permangono sotterranee, eufemistiche, come se il regista evitasse di prendere di petto il melò. Cotroneo non mostra trasalimenti, vi allude attraverso l’escamotage di troppe canzoni troppo alla moda che sopperiscono con la loro superficialità emotiva a sentimenti che viaggiano sottotraccia. Un bacio perde l’occasione di raccontare l’autentica intensità dell’amore adolescente. Così quando deflagra il melodramma, lo spettatore non sa bene come sia successo.