La sposa bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio – usi ed abusi di contesti medioevali

A scanso di equivoci, vanno sicuramente prese le distanze da facili e diffuse generalizzazioni, anche se questo film forse rischia, inevitabilmente, dato il periodo storico che attraversiamo, di alimentarle. Paradossalmente. Ma La sposa bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio è un film denuncia dovuto: un piccolo grido di disperazione nei confronti di una tradizione folle, ma purtroppo ancora attuale


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Quando si pensa alla crudeltà che appartiene al genere umano, ci si può perdere nel cercare di spiegare le ragioni di alcune azioni fin troppo meticolose nel porre violenza verso i nostri simili (ma in verità anche verso altri animali). C’è però uno scatto di ribrezzo in più, se così si può definire, ogni qualvolta si sente parlare di violenze verso i bambini; in una assurda, ipotetica e improbabile scala di nefandezze perpetrabili, sicuramente quelle verso chi non ha ancora la maturità di un adulto o la presunta consapevolezza di un adolescente, assumono uno spessore di malvagità forse maggiore rispetto a tante altre ipotesi. In questo ampio spettro di ragionamento, rientra sicuramente la pratica purtroppo attuale di rendere spose bambine in tenera età: un uso barbaro in voga in alcuni territori, spesso di cultura medio orientale (una generalizzazione che di certo si presterebbe ad analisi più approfondite).

È il tema centrale di questo lungometraggio, vincitore del Premio come Miglior Film al Festival International du Film de Dubai 2014, che già dal titolo disarma anime e coscienze civili: La sposa bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio. Non è difficile immaginare la trama che ricalca, in larga parte, la vita di Khadija Al-Salami, la regista di questa pellicola. Il film narra infatti le peripezie di Nojoom, bambina yemenita di appena 10 anni, data in sposa ad un uomo spietato; come se non bastasse la stessa assurda crudeltà del gesto in sé. Nojoom riuscirà, come lascia intuire lo stesso titolo del film, a sfuggire al suo sposo e a chiedere il divorzio, ma tutto ciò che c’è nel mezzo di questa anacronistica assurda e tragica vicenda intreccia vicissitudini tragiche che supportano la denuncia sociale e politica insita nella pellicola stessa.

Dicevamo all’inizio di questa riflessione di certi gradi di crudeltà, che noi esseri umani riusciamo a raggiungere con relativa disinvoltura: trasformare un matrimonio, cioè quello che per molte piccole donne appartiene ad un immaginario fiabesco e, almeno nella teoria, ad un momento di felicità, nel peggiore degli incubi, sicuramente naviga verso vette di illogica brutalità ad altissimi livelli di condanna. Il guaio è che, nei contesti in cui vige questa usanza, la stessa è reputata più o meno legale.

La sposa bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio, esordisce nelle sale cinematografiche nostrane il prossimo 10 maggio, tre giorni dopo aver chiuso il Festival dei diritti umani di Milano, (prima edizione), che si svolgerà alla Triennale di Milano dal 3 all’8 maggio. A seguire c’è il trailer, per cominciare a farsi un’idea.

Trailer: