Veloce come il vento – Stefano Accorsi in accelerazione verso ambiti traguardi

Esce fra un mesetto nelle sale italiane, questa nuova pellicola del regista Matteo Rovere: pare essere un lavoro giustamente ambizioso. Veloce come il vento propone Stefano Accorsi nel ruolo di un fratello talentuoso, ma con personalità pseudo borderline. Un progetto che, si spera, dovrebbe sottolineare il presunto buon momento di un certo cinema italiano


INTERAZIONI: 66

Il mondo delle corse e dell’alta velocità ha ispirato nel cinema (e nella fiction) non pochi lavori degni di nota. Una buona qualità che però non sempre si è tradotta in un buon successo. Per quel che mi riguarda, l’ultimo mio ricordo che va in direzione di una riconosciuta eccellenza, è stato Rush di Ron Howard, recente lungometraggio del 2013 che narra l’epico duello agonistico e personale fra i due mitici campioni Niki Lauda e James Hunt, interpretati rispettivamente da Chris Hemsworth e Daniel Brühl. Ma il cinema e l’alta velocità ha recentemente prodotto qualcosa anche in Italia: va ricordato per esempio Velocità massima, una pellicola del 2002 diretta da Daniele Vicari e con protagonista Valerio Mastandrea (presentata in concorso alla 59ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia).

Ora c’è Veloce come il vento, nuovo lungometraggio di Matteo Rovere, pellicola sulla quale per ambizione e fattura, pesa anche una certa “responsabilità”. I riflettori accesi da La Grande Bellezza hanno visto le lampadine spegnersi una alla volta ma negli ultimi tempi si avverte un certo rinnovato entusiasmo su alcune produzioni nostrane (vedi Lo chiamavano Jeeg Robot e Perfetti sconosciuti) che sembrerebbero rinfocolare un certo cinema italiano di spessore, di qualità.

Veloce come il vento può continuare questa tendenza? Non è facile, ma il volerci provare è già un merito. Soprattutto per il terreno su cui si muove. Lontano dagli aratri passati da Fellini o Monicelli, tanto per citare due sconosciuti, Veloce come il vento affronta contesti che definire estranei al nostro cinema può sembrare forte, ma rende l’idea. Togli Stefano Accorsi (scegliete voi il motivo) e potresti tranquillamente confonderti con una produzione USA in scia del già citato Rush (vedi certe inquadrature, certi colori, certi rallenty) ma purtroppo anche Fast & Furious et similia. Una confusione d’impatto, non duratura. Il confronto non c’è ovviamente; non può e non deve esserci. Sono diversi gli approcci, diversi i modi di concepire il lavoro finale. Per fortuna, ci sarebbe da aggiungere, con buona speranza riposta a fiducia del miglior Made in Italy auspicabile.

Veloce come il vento racconta la storia di Giulia, 17enne enfant prodige del Campionato Italiano Gran Turismo e del ritrovato rapporto con suo fratello Loris. Loris ha un carattere di merda, ma un indubbio talento supportato da un istinto che avvalora il suo ritorno inaspettato nel mondo delle corse. Fratello e sorella saranno in un certo senso costretti a collaborare per riuscire a consolidare i loro successi, causa l’improvvisa morte del padre – manager, nonché patron della scuderia di famiglia.

Protagonisti di Veloce come il vento sono dunque Stefano Accorsi che, complice un capello ultra grass ed uno spiccato accento bolognese sbiascicato, ricorda una sorta di Vasco Rossi ante litteram (speriamo bene…), e la giovanissima Matilda De Angelis nei panni della sorellina ultra veloce.

Veloce come il vento esordisce nelle sale italiane il prossimo 7 aprile. A seguire locandina ufficiale e trailer. Allacciate le cinture di sicurezza: le strade sono scivolose per perdita di olio dall’acconciatura di Accorsi.