Niente da fare per il biopic su Freddy Mercury. La band vuole essere più protagonista

Sacha Baron Cohen ha rese note le motivazioni che lo hanno indotto ad abbandonare il progetto di far rivivere Freddie Mercury nel suo biopic ormai a rilento. Ci sarebbero state forti divergenze con i restanti membri dei Queen alla base del mancato nulla osta che l’attore si aspettava di ricevere. Capricci da nobili o nobili intenzioni?


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Il biopic su Freddie Mercury e parallelamente sui Queen è un progetto in cantiere ormai da più di 5 anni ma, almeno per ora, non se ne vede affatto la luce. Nel caso ci fosse stato qualche dubbio, sovvengono proprio in queste ore le ultime dichiarazioni a riguardo, di Sacha Baron Cohen: è stato lui l’ultimo candidato a recitare nei panni dell’ex cantante dello storico gruppo musicale. Dichiarazioni che gettano ulteriore chiarezza sulle ragioni dell’abbandono da parte dell’eclettico attore. Non che ce ne fosse poi tanto bisogno, perché i dissapori fra Sacha e la produzione erano già nell’aria da un po’ di tempo, ma le parole dell’ex Borat hanno, in verità, anche disorientato e diviso i fan. Ciò che infatti ha riferito l’attore, non ha fatto altro che confermare quelle che sono state divergenze fra lui e il punto di vista di Brian May e Roger Taylor sull’intero progetto. In altre parole, l’inizio di quello che potremmo definire un mancato allineamento di idee, sarebbe relativo al fatto che May e Taylor avrebbero voluto incentrare una buona parte del lungometraggio anche sul dopo Mercury e quindi non esclusivamente sulla vita e la morte del mitico frontman.

Cohen ha infatti testualmente dichiarato ai microfoni di un importante e seguitissimo show radiofonico (per la precisione all’Howard Stern Show):
Dopo il mio primo incontro già avevo capito che mai avrei portato avanti il progetto, perché un membro della band mi disse: ‘questo è un grande film di genere, perché accadrà una cosa sorprendente nel mezzo’. E io, ‘ma dai, e cosa succede nel mezzo del film?. E lui, ‘Freddie muore’. E io, ‘allora è un po’ come Pulp Fiction, dove la fine si trova in mezzo e il mezzo alla fine? Mi piace, un’idea interessante’. E lui, ‘no no no. Non hai capito’. E io, ‘aspetta un minuto, allora cosa dovrebbe succedere nella seconda metà del film?’. E lui, ‘be’, vediamo come la band ha portato avanti il progetto, con quale forza’. E io allora ho detto, ‘ascolta, nessuno vuole andare a vedere un film in cui il personaggio principale muore di AIDS per poi vedere cosa succede alla band!’.

Insomma, questa conversazione potrebbe apparire più come un delirante dialogo all’interno di un film dello stesso attore, piuttosto che una realtà dei fatti. Fatto sta invece che così sembrano essere andate effettivamente le cose. Anzi, Sacha ha poi anche rincarato la dose, aggiungendo che pure i suoi tentativi di proporre validi (almeno dal suo punto di vista) sceneggiatori a scrivere il film sono stati tutti più o meno snobbati. Questo è il punto; al momento pare proprio ci si sia impantanati in una fase di stallo. L’impressione che se ne ricava da questa testimonianza, in verità potrebbe far pensare che, da un certo punto di vista, May e Taylor abbiano per così dire peccato un po’ di presunzione, nel voler dedicare almeno una metà del film ai Queen post Mercury, ma in fondo, a ben leggere tra le righe, ci potrebbe essere dietro questa motivazione anche la volontà in qualche modo di dare nuovo respiro al gruppo stesso.

Cosa peraltro molto difficile si sa: qualche tentativo di far rinascere la band c’è stato, ma finora è naufragato contro la difficoltà di trovare un degno sostituto di Freddie. Inevitabile? Esagerato? Probabilmente la prima che ho detto, ma ciò non toglie che un buon biopic potrebbe comunque nascere da un equo compromesso. Senza nulla togliere al giusto peso di Freddie: senza di lui, la Regina stessa non avrebbe certamente avuto l’enorme seguito di sudditi fedeli e nostalgici. Loro, comunque, continuano a sperare.