Per X-Files una conclusione superlativa con l’ultimo episodio del 23 febbraio (recensione)

La miniserie di X-Files è giunta al termine, e non poteva farlo in modo migliore: ecco le nostre opinioni sull'episodio 10x06 "Ossessione"

Con X-Files 10x06 la miniserie chiude in bellezza: recensione episodio del 23 febbraio

INTERAZIONI: 17

Caro Chris Carter, sei il maestro dei season finale: mi inchino di fronte a questo episodio superlativo che hai sfornato, soprattutto visto che in generale questa miniserie di X-Files, che avevi tirato fuori dal cappello dopo 14 anni, mi stava deludendo.

Mi stava deludendo sì, perché, popolare o meno che sia come gusto, a me di X-Files piacciono di più gli episodi mitologici, complottisti, “alieni” insomma. Nulla togliere agli episodi ironici e a tutto il resto, ma, se avete letto tutte le mie recensioni della miniserie di X-Files, saprete già che non ho trovato granché l’idea di mischiare così tanto i generi in una serie lunga solo sei episodi.

“Ossessione” però è tutta un’altra storia, che scaraventa lo spettatore all’interno di una situazione pre-apocalittica come solo X-Files sa fare: con un virus che sta consumando l’umanità minacciando di estinguerla, e una cura apparentemente inesistente. Ma lo sappiamo già: nella serie di Chris Carter niente è inesistente o impossibile. Ed ecco che Scully, per uno strano patto col demonio stretto dall’ex agente dell’FBI Monica Reyes con l’Uomo che Fuma, che ora sappiamo ufficialmente essersi salvato per miracolo dalla morte apparente dell’ultimo season finale di 14 anni fa, è l’unica a poter fare qualcosa, data la sua immunità. Sì, perché il genoma che aveva estratto da se stessa nel primo episodio non indicava una mutazione aliena, ma piuttosto una non mutazione, un indizio di sanità e di speranza laddove tutti gli altri, a partire dal “vaccino” contro il vaiolo che ha caratterizzato una intera generazione, sono già spacciati.

L’episodio procede quindi così, con una spaccatura di punti di vista: da una parte Scully e Einstein, che si rivelano essere ottime partners in crime, cercano di ridare una speranza all’umanità sfruttando l’immunità al virus di Dana per elaborare un vaccino, mentre dall’altra Mulder affronta la mente dietro tutto questo, l’Uomo che Fuma. La spiegazione che lo show dà alla profezia disattesa che il sigarettomane aveva formulato nei primi anni 2000, cioè che gli alieni avrebbero invaso la Terra nel 2012, è semplicemente geniale: il 2012 non era la fine, ma l’inizio di tutto, dell’epidemia che i nostri agenti preferiti stanno fronteggiando proprio ora.

A proposito: Scully sarà pure immune dalla patologia, ma Mulder no. Salvato in corner dall’agente Miller dopo essere stato anche malmenato, Fox ha bisogno di essere curato da mani esperte come quelle di Scully. La donna però si rende subito conto che una terapia tradizionale, per di più praticata in un simile contesto di follia generale, potrebbe non essere efficace: servirebbero giusto delle cellule staminali, magari provenienti dal famoso figlio William, filo conduttore di questa miniserie. Proprio mentre Scully spiega a Miller il destino del figlio, quello che con tutta probabilità è un disco volante approccia i nostri protagonisti, che guardano verso la luce con occhi sbigottiti, mentre noi non vediamo l’ora di sapere da dove salterà fuori William, e poi basta. Sì, poi basta! “Finisce così?!” ho chiesto incredula al televisore con uno sguardo sbigottito, e poi mi sono detta che ci sarà per forza un’undicesima stagione, perché così non si può finire proprio nulla: la verità è ancora lì fuori, e qui c’è qualcuno che aspetta di conoscerla.

Pur con qualche pecca nella sua interezza, la miniserie di X-Files si è conclusa nel migliore dei modi possibili: il cerchio si è chiuso, e (quasi) tutto ciò che era stato introdotto nel primo episodio è stato risolto. Rimango comunque dell’idea che certe idee, tipo quella dei fratelli alieni che si danno alla fuga nel secondo episodio, avrebbero potuto essere sviluppate meglio; allo stesso tempo, continuo ad essere convinta che l’eccessiva eterogeneità dei generi non abbia giovato alla miniserie: siamo davvero passati dal Mulder-cowboy dell’episodio 10×05 a quello eroico, agonizzante e “vero” di “Ossessione”? Passi la volontà di avere episodi stand-alone, ma non mi sarebbe dispiaciuto ricevere nei precedenti quattro episodi qualche avvisaglia del disastro successo in quest’ultimo episodio: come ho appena finito di scrivere ho adorato la trama, ma non sarebbe stato male se non fosse stata “tirata fuori dal nulla” solo in occasione di questo sesto episodio. D’altronde si tratta pur sempre di un complotto su larga scala, che include un piccolissimo dettaglio come l’estinzione della razza umana.

Thanks David Duchovny – do you believe we’ll ever find ourselves in this position again? The X-Files

Pubblicato da Gillian Anderson su Lunedì 22 febbraio 2016

Caro Chris Carter, in conclusione: non metterci altri quattordici anni a ridarci Mulder e Scully. Firma immediatamente per un’undicesima stagione, magari che abbia un po’ più di sei episodi, così da permetterti di sviluppare qualche sottotrama convincente oltre agli episodi stand-alone e alla storia principale. Già che ci sei, magari, facci sapere anche dov’è William, ché ormai lo sentiamo un po’ figlio nostro per osmosi. Ma soprattutto, Chris, alla fine di tutto, grazie per averci ridato X-Files: tu ci hai voluto credere, e noi ci abbiamo creduto di nuovo con te.