Madonna agguerrita su TIDAL: “Niente è gratis, non vogliamo arricchirci”

La Regina del Pop, tra i soci minoritari di TIDAL, difende così la piattaforma streaming di Jay Z

Madonna protagonista di un reality show

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Per molti l’avventura di TIDAL è già finita, ma i 16 artisti che sono soci di minoranza della società rilevata da Jay Z non ci stanno a farla passare per un fallimento.

Mentre divulga teaser dal backstage del nuovo tour mondiale in partenza a settembre, Madonna ha trovato il tempo di prendere le parti della società e del servizio di musica in streaming a pagamento che offre ai suoi utenti. Nonostante i dati parlino apertamente di flop, per la popstar è troppo presto per dichiarare il fallimento di TIDAL.

Madonna ci tiene soprattutto a contestare l’immagine di divi straricchi che concepiscono l’arte come qualcosa di elitario e impongono costi per l’ascolto della loro musica: più o meno quello che sosteneva Jay Z quando dichiarava che TIDAL non è un progetto con cui gli artisti intendono arricchirsi sulle spalle del pubblico, piuttosto un sistema meritocratico che riconosce i proventi dello streaming agli addetti del settore musicale.

Lo stesso aspetto è stato sottolineato da un’agguerrita Madonna.

È importante che la gente capisca che non ci siamo uniti per creare TIDAL perché siamo al verde e vogliamo i loro soldi. L’idea è che vogliamo sostenere altri artisti e vogliamo la gente capisca che questa è la nostra vita, il nostro lavoro, e noi vogliamo che si riconosca e che altri artisti abbiano la nostra stessa possibilità.

Fin dal suo lancio, TIDAL ha attirato una marea (si perdoni il gioco di parole) di critiche a causa dei costi considerati troppo onerosi e della diffusione di contenuti esclusivi di artisti come Nicki Minaj, Rihanna e Beyoncé, aspetto quest’ultimo che preclude un accesso gratuito e libero a tali contenuti. A questo proposito, Madonna ricorda che “viviamo in una società che si aspetta che tutto sia libero, ma non si può ottenere una casa gratuitamente: devi pagare qualcuno per costruirla“. Insomma, la libertà non vuol dire gratuità.

Con l’arrivo di Apple Music sul mercato in streaming, attualmente dominato da Spotify, la piattaforma TIDAL è stata costretta a rivedere i suoi costi di abbonamento e intanto ha già perso il suo CEO. Eppure Jay Z non demorde: “Ci sono voluti nove anni perché Spotify avesse successo… Noi lavoriamo sul lungo termine. Vi preghiamo di darci la possibilità di crescere e migliorare” ha spiegato in un appello ai suoi utenti qualche mese fa.