Optima Erasmus va in vacanza, il saluto di Andrea Censoni

Studente Optima Erasmus a Praga


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Oggi è terminato ufficialmente Optima Erasmus, e Optimagazine, a un giorno dal termine delle interviste a tutti i partecipanti, pubblica i saluti di Andrea Censoni, studente Optima Erasmus a Praga.

Ciao Andrea! Ci racconti il giorno o il momento più indimenticabile del tuo Erasmus a Praga? So che hai visitato anche altri posti, ce ne parli?

Di giorni indimenticabili ce ne sarebbero tanti; pensandoci un attimo, mi viene in mente il giorno del mio “indimenticabile” arrivo in quel di Praga, 5 mesi fa. Era un sabato mattina (penso fosse una delle giornate più brutte dell’inverno, fino a quel giorno); nevicava, e anche forte. Uscii dall’aeroporto e, dopo un momento di “totale spaesamento”, mi diressi con i miei mocassini estivi alla fermata dell’autobus, i miei 2 trolley da 30 kg l’uno e una borsa a tracolla da altri 10 kg. Salii sul primo autobus che passò (fortunatamente quello giusto), circondato da gente che mi guardava divertita e con una voce registrata che ripeteva: “Ukončete, prosím, výstup a nástup, dveře se zavírají”. Dopo qualche minuto, capii la fermata a cui dovevo scendere per cambiare autobus e dirigermi al campus della mia università.
Così feci. Ometto il racconto degli attimi seguenti, ovvero dell’arrivo al dormitorio-carcere (al cui interno si respirava ovunque un’aria intrisa di friggione misto all’odore dei vestiti sudati della palestra dimenticati nella borsa per una settimana), dei vari tentativi di comunicare con la signora 70enne della reception (che ovviamente parlava solo ceco e mi diede anche delle lenzuola sporche con delle chiazze), fino al mio ingresso nella cell..ehm stanza 402. Vi basti sapere che dopo soli 10 minuti (giusto il tempo di lasciare le valigie), ero già fuori dalla “mia” stanza, diretto verso il centro alla ricerca di un appartamento (si perché, tra le altre cose, si trovava a 50 minuti dal centro!), e dopo 3 giorni mi trasferii in un appartamento vicino Piazza Venceslao.
Altri momenti che mi vengono in mente sono il pranzo del giorno di Pasqua con il gruppo di amici Erasmus, la cena “finale” con i saluti e i “nice to meet you, see you again” vari, le visite a Praga della mia famiglia e dei miei amici di Bologna, i viaggi e l’ultima passeggiata nel centro di Praga, la sera prima della mia partenza (l’ultima volta che ho potuto respirare la magica atmosfera di Praga, magia che penso vivrà per sempre dentro di me).

Sappiamo che oltre a Praga hai visitato molti altri posti, ce ne parli?

Il viaggio più significativo è stato certamente quello in Polonia con la visita ai campi di concentramento e di sterminio di Auschwitz e Birkenau, i luoghi dove si è consumata una delle più terribili tragedie umane, dettata dall’odio razziale. Mentre eravamo sul pullman per arrivare ad Auschwitz mi chiedevo che cosa avrei potuto provare, che cosa avrei potuto vedere, che cosa mi sarebbe rimasto di quell’esperienza. Certo, tutti abbiamo studiato sui libri di storia, ma essere lì è tutta un’altra cosa.
Che cosa mi è rimasto di questa visita? Il silenzio. Non riuscivo a pronunciare nessuna parola, niente che potesse descrivere l’intensa ed emozionale giornata che avevo trascorso all’interno di questi campi.
Il momento più intenso della visita è stato sicuramente la commossa testimonianza di uno dei pochi sopravvissuti al campo di Auschwitz; questo signore (oggi 85enne) fu deportato ad Auschwitz che era solo quattordicenne.
All’interno di una delle tante baracche dove le persone dormivano ammassate, ci disse:
“…provate ad immaginare come ci si può sentire in una baracca con la maggior parte delle persone che emettono gemiti e piangono tutta la notte.. provate ad immaginare come ci si può sentire svegliandosi in mezzo ai tuoi amici, morti durante la notte, che dormivano nella tua stessa panca…”.

A Optima Erasmus sei stato quasi sempre al primo posto nei vari contest, dimostrando un certo talento artistico, specialmente nella fotografia. Nel tuo futuro lavorativo pensi di utilizzare questo talento in qualche modo o vivi queste passioni solo come un hobby?

Ho sempre vissuto questa passione come un-po’-più-che-un-semplice-hobby, nel senso che ho sempre cercato e cerco tuttora di migliorarmi, studiando le varie tecniche di scatto-composizione, talvolta sperimentando e imparando sempre qualcosa di più riguardo ai vari software di post produzione.
Non so se nel mio futuro lavorativo avrò la possibilità di impiegare questa mia passione; di certo però, la fotografia mi ha aiutato ad aumentare la mia creatività e fantasia. E di queste cose ce n’é sempre bisogno in qualunque ambito lavorativo, a prescindere dalla possibile applicazione pratica.

Nonostante i numerosi voti presi ai contest non sei mai stato ai primi posti della graduatoria di Optima Erasmus, come ti spieghi la tua minore “popolarità” rispetto ad altri concorrenti?

“Essere popolare” e prendere più voti possibili, non è mai stato il mio obiettivo. Invece, i miei obiettivi sono stati, fin dall’inizio, la creazione di contenuti di interesse (che raccontassero la mia “host Erasmus city” attraverso i miei occhi), il far conoscere storie di vita quotidiana e proporre e promuovere “messaggi” stimolando una riflessione.
Ho preferito curarmi più della “qualità” che della “quantità” dei miei post, questo si. E se tornassi indietro, farei esattamente le stesse identiche cose.
I miei amici e conoscenti da Facebook sapevano che ero impegnato in questo progetto; da me non sono mai stati sollecitati ad andare a “votare tutti i post”, ma per esempio a leggere un particolare post che avevo scritto e che per me aveva un personale significato, oppure ad andare a guardare una foto che avevo scattato e che rappresentava un momento per me speciale.
Ne è venuta fuori una vera partecipazione spontanea e continuativa da parte di coloro che erano realmente interessati al progetto e al mio racconto giornaliero, dove quindi il semplice “voto” passava quasi in secondo piano.

Che cosa hai imparato da questo Erasmus e da Praga? Ti senti in qualche modo più maturo ora che è terminata quest’esperienza?

Sarò sincero, ci ho messo un po’ a pensare alla risposta a questa domanda. Ci sarebbero tanti insegnamenti che ho tratto da questa esperienza, tante cose che questo Erasmus mi ha lasciato in eredità: il rispetto delle altre culture e quindi delle diversità, il valore delle amicizie e degli affetti (anche a migliaia di km di distanza), il mettersi completamente “in gioco”, il superamento dei propri limiti e delle proprie barriere mentali e culturali ecc…
Se devo sceglierne uno in particolare, allora dico “responsabilità”. Un’esperienza come questa, in completa autonomia e lontano da casa, mi ha messo di fronte a responsabilità che prima non avevo; e il “badare completamente a me stesso” è un qualcosa che di sicuro mi ha fatto maturare e crescere molto.. oltre che, assolutamente non secondario, farmi apprezzare appieno le persone che in tutti questi anni si sono prese “cura” di me, in maniera gratuita senza chiedere nulla in cambio.