Optima Erasmus va in vacanza, il saluto di Federica Campilongo

Studentessa Optima Erasmus a Valencia


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Mancano pochi giorni alla fine della seconda edizione di Optima Erasmus, e Optimagazine raccoglie i saluti di tutti i suoi partecipanti. Oggi è la volta di Federica Campilongo, studentessa Optima Erasmus a Valencia.

Ci descrivi il momento più indimenticabile di questi mesi Erasmus? O più che i singoli momenti ricorderai con piacere la tua vita quotidiana, molto diversa da quella che conducevi in Italia?

Sono perfettamente d’accordo con quanto ha scritto Mario nel suo articolo di ieri: ogni volta che guardo indietro, ho diversi flash di momenti che resteranno per sempre scolpiti nella mente e nel cuore, ma non potrei scegliere il momento più bello in assoluto.
Tutto quello che è successo, in un modo o nell’altro, ha contribuito a farmi crescere e allargare gli orizzonti. Dal conoscere gente incredibile proveniente da ogni angolo del mondo, ai viaggi, all’esplorare la cultura spagnola, alle serate con quella che, pian piano, è diventata la mia famiglia, alle giornate passate in biblioteca, con la paura di non essere all’altezza di affrontare gli esami in una lingua per me quasi nuova, in un sistema universitario completamente differente. Inoltre, non ero mai stata in Spagna e, con tutta sincerità, non mi aspettavo che fosse così meravigliosa. Molto spesso si dice che Spagna e Italia sono sorelle, ma sicuramente sono state separate alla nascita. C’è molto da imparare dagli spagnoli e dal loro modo di vivere.

Tu sei l’unica tra i ragazzi di Optima Erasmus ad aver fatto l’Erasmus in due paesi diversi, lo scorso anno in Turchia e quest’anno in Spagna. Ti è mai capitato di fare un confronto tra le due esperienze? E se dovessi scegliere uno dei due paesi per un eventuale futuro lavorativo, quale preferiresti?

I primi mesi non finivo di fare confronti tra Turchia e Spagna. Confrontavo di tutto: i due idiomi, le strade, gli usi e i costumi, le persone che incontravo. Poi però ho smesso perché ho capito che non aveva senso, sono due esperienze completamente diverse ed è giusto che sia così.
La Turchia mi è rimasta nel cuore e quando ripenso ai cinque mesi passati lì ho un groppo alla gola. Ancora oggi, se qualcuno mi chiede di raccontargli qualcosa sulla Turchia, mi brillano gli occhi come se fossi tornata ieri da Istanbul.
Sicuramente la cultura spagnola, però, è molto più vicina a quella italiana, avendo quindi meno difficoltà nell’adattarsi ed è per questo che sceglierei la Spagna per un eventuale futuro lavorativo.

Finora, anche se le votazioni sono ancora aperte, sei sempre stata al terzo posto nella graduatoria di Optima Erasmus, come spieghi il tuo “successo”?

Ormai qui a Valencia nessuno mi chiama più Federica, ma per tutti sono “Fede Optima” e, quando la gente mi vede, per prima cosa non mi chiede più come sto ma: “Come va con Optima?”. Ho stressato tutti i miei amici, non solo italiani o spagnoli, ma anche tutti quelli conosciuti nelle diverse esperienze all’estero. È stato difficilissimo, però, tenere testa a Francesco e Mario, che son volati lontanissimo.
Certo, è stato impegnativo avere sempre qualcosa di interessante da raccontare, stupire il pubblico senza cadere nell’ovvietà. Però rimango dell’idea che l’iniziativa di Optima è stata davvero spettacolare. Quando tornerò a casa, andrò a rileggere tutti i miei post con tanta, tantissima nostalgia.

Che cosa hai appreso da questa (doppia) esperienza Erasmus? In che modo ti sentirai più arricchita una volta tornata in Salento?

Un’intervista non basterebbe a raccontare in quanti aspetti mi sento una persona diversa, migliore, rispetto al giorno prima della partenza. Perché? Perché l’Erasmus ti cambia la vita. Sembra una frase banale, scontata, ma è la semplice verità.
Volendo riassumere, una delle cose più importanti che mi ha insegnato papà Erasmus è l’avere la giusta consapevolezza delle proprie capacità. Prima di catapultarmi in queste avventure, avevo molta paura di confrontarmi con il mondo, di non esserne all’altezza. Sapere che, con lo giusto sforzo, tutti i traguardi sono raggiungibili ti aiuta ad affrontare meglio qualsiasi situazione.
A questo aggiungeteci tutte le persone meravigliose conosciute in questi mesi, l’aver appreso una nuova lingua, una maggiore responsabilità, tutte le piccole esperienze che ricorderò per sempre, il senso di libertà interiore, il trovare una stabilità a 2000 km da casa, mescolate il tutto e avrete un’idea (forse ancora vaga) di quanto arricchisce l’Erasmus.