Maturità 2015, tutto cambia perché nulla cambi

La parola ad Andrea Censoni, studente Optima Erasmus a Praga


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Maturità 2015, passano gli anni ma l’emozione, lo stress, le notti insonni passate sui libri di migliaia di studenti, alle prese con lo scoglio finale di 5 anni di scuola superiore restano una costante di metà giugno. A dispetto dei proclami di Renzi e del Miur, ben poco è cambiato quest’anno. Ancora una volta c’è stato il tototracce, ancora una volta la solita fuga di notizie sui social, ancora una volta l’immancabile strafalcione del Miur. Abbiamo chiesto ad Andrea Censoni, studente Optima Erasmus a Praga, i suoi ricordi dell’esame di maturità.

Quanti anni fa ti sei diplomato? Qual è il tuo ricordo degli esami di stato?

Giusto ieri (mercoledì 17 giugno), in occasione dell’inizio degli esami di maturità di quest’anno con la prima prova di italiano, ripensavo a quando ormai 6 anni fa, mi sedetti io in quei banchi…
Ricordo ancora la mattina della prima prova come fosse ieri: trascorsi la sera prima in preda al panico, cercando anticipazioni delle possibili tracce (ero diventato un esperto di tutte le possibili “ricorrenze”, dai vent’anni della caduta del Muro di Berlino, ai poco più di vent’anni dall’apertura del tunnel del canale della Manica, ai 63 anni e mezzo dall’invenzione del bikini).
“Panico” e paura che, una volta ricevuti i titoli all’inizio della prova la mattina seguente, si sono trasformati in vero e proprio terrore ed angoscia: “Ehh?! Ma che è questa roba? Ora che cavolo scelgo e che cavolo scrivo?!”.
Anche perché le tracce che uscirono quell’anno, furono le seguenti:
1) Analisi del testo: Italo Svevo – Prefazione de La coscienza di Zeno: non mi piaceva il testo e non ero molto portato per questa tipologia;
2) Quattro saggi brevi: scartati tutti e 4 a priori, in quanto non avevo mai fatto un saggio breve in 5 anni (per demerito mio, non della mia adorabile Professoressa);
3) Tema di argomento storico: interessante ma probabilmente avrei corso il rischio di addormentarmi nel soffermarmi “sul passaggio dal regime liberale monarchico a quello fascista, e dal regime fascista a quello democratico repubblicano.”. Ergo, scartato anche questo;
4) Tema di ordine generale: mi rimaneva solo questa possibilità e mi intrigava come traccia.. argomento interessante, l’anniversario dell’abbattimento del Muro di Berlino. L’unico “contro” era il piccolo dettaglio che quell’anno in storia ci fermammo al post seconda guerra mondiale. Quindi mi dovetti completamente affidare a nozioni-conoscenze personali. E a molta fantasia.
Non ricordo esattamente come lo svolsi, però ricordo ancora che, mentre scrivevo, realizzai quello che ancora non avevo pienamente afferrato: che stavo cioè per concludere una tappa importante (e faticosa), quella del liceo.. che mi aveva dato soddisfazioni (poche) e delusioni (tante).
L’iniziale terrore e l’angoscia andarono quindi via via trasformandosi in coscienziosa consapevolezza che il “peggio” stava quasi per finire, mi sentii sollevato, quasi felice, ma… in realtà il peggio doveva ancora cominciare!

Come andarono le altre prove?

Il giorno dopo fu il turno della terribile seconda prova di matematica: complice una assolutamente non impeccabile preparazione generale della classe e un inspiegabile sadismo ministeriale, si rivelò una strage.
Fortunatamente alla prima prova ricevetti 13/15 punti, che servirono a “compensare” la non brillantissima prova di matematica.
Terza prova e colloquio orale furono invece più in discesa (sarà perché ormai vedevo vicinissima la fine).
La frase ricorrente che mi sentii ripetere da mio padre almeno 15 volte al giorno durante il mese dell’esame fu: “Andrea, non ti ho mai visto studiare così in 5 anni!”. Indubbiamente esagerato, o forse no.
Fatto sta che sostenni la prova orale una mattina di inizio luglio; uscii che mi sentivo leggero, libero, spensierato… felice. E pronto ad affrontare nuove sfide.

La solita immancabile critica: come è possibile che una singola prova, seppure costituita da quattro parti, possa testimoniare il valore di uno studente? Sarebbe meglio secondo te annullare del tutto l’esame di maturità e decidere la votazione in base al percorso scolastico dei 5 anni?

Personalmente, ritengo che l’attuale sistema non sia premiante del percorso di 5 anni dello studente: infatti, la votazione finale in centesimi viene data dalla somma dei punti delle tre prove scritte (massimo 45 punti) e colloquio orale (massimo 30 punti). Quindi l’esame in sé ha il peso maggiore (75%) e solo il restante 25% è riguardante la pregressa carriera scolastica (i cd. Crediti scolastici, che tra l’altro tengono conto solo della carriera del triennio e non di tutti e cinque gli anni).
Premettendo che comunque le quattro singole prove dell’esame di maturità, a mio avviso, testano in maniera valida capacità e conoscenze teoriche dello studente, penso che sarebbe giusto dare più peso e importanza alla carriera e al percorso complessivo individuale di ogni studente, rivedendo quindi i punteggi delle prove finali.

Esame di maturità sorpassato, con argomenti e domande che danno più importanza allo studio mnemonico e una volta finito l’esame sono subito dimenticate. Sei d’accordo con queste critiche? E in generale pensi che la scuola italiana non prepari sufficientemente gli studenti all’ingresso nel mondo del lavoro?

Parlando con riferimento alla mia esperienza, quindi alla situazione dei licei, trovo questa affermazione corretta; la situazione cambia però se si parla di istituti tecnici o professionali, dove l’insegnamento “pratico” di un mestiere è pane quotidiano.
Un liceo in genere non prepara al mondo del lavoro ma fornisce le conoscenze generali e di base per intraprendere poi una carriera universitaria; in particolare quello scientifico lascia aperte quasi tutte le possibilità (cioè di proseguire poi con studi universitari umanitari, linguistici, scientifici o sociali..).
Una novità molto positiva è stata inserita con il decreto “Buona scuola” dello scorso gennaio (nell’ambito della riforma della scuola secondaria): gli studenti potranno infatti personalizzare il proprio percorso di studi negli ultimi anni scegliendo una parte delle materie, assecondando così i propri interessi e le proprie attitudini e perché no, chiarirsi le idee sull’iter universitario da intraprendere.
In un liceo manca la preparazione pratica, è un dato di fatto; ma non potrebbe essere altrimenti, per quanto detto prima.
D’altronde è un limite anche dell’università, il che è decisamente ben più grave.