Ok, TIDAL è glamour, è stato presentato in pompa magna da Jay Z con Beyoncé ed altre star mondiali al suo fianco, potrà avere una miriade di azionisti-celebrità, ma stando ai fatti non scalfisce minimamente il dominio di Spotify sul mercato della musica in streaming.
Non solo, TIDAL non è capace nemmeno lontanamente di impensierire il colosso dello streaming gratuito che intendeva sfidare nella dichiarazione di intenti di Jay Z. Ci riuscirà il neonato servizio Apple Music? Troppo presto per dirlo, certamente al momento Spotify non ha concorrenti degni di questo nome.
Lo dimostra l’ultima comunicazione dell’azienda che annuncia di aver raggiunto 20 milioni di clienti paganti, crescendo fino al 100% rispetto a un anno fa, quando la quota si fermava solo (si fa per dire) a 10 milioni. Inoltre, la società guidata da Daniel Ek vanta oltre 75 milioni di utenti attivi, dato emerso dalla combinazione di clienti paganti e di utenti che si avvalgono della facoltà freeminum.
La comunicazione arriva quando altri concorrenti si affacciano sul mercato: Apple Music sarà lanciato in oltre 100 paesi il 30 giugno, mentre TIDAL è disponibile in 58 paesi dallo scorso marzo. Il nuovo servizio Apple sarà caratterizzato da un servizio di prova gratuita di tre mesi, dopodiché si trasformerà in un modello rigorosamente a pagamento ($ 9.99 al mese, con offerte e sconti per le iscrizioni di gruppo), mentre TIDAL in questi mesi ha sperimentato diverse offerte di prova (un mese gratuito, un abbonamento a tasso ridotto per gli studenti) per attirare i clienti, apparentemente senza successo al punto da far parlare apertamente di flop dopo poche settimane.
Mentre comincia a profilarsi una concorrenza ancora blanda tra i tre servizi (ed altre opzioni di streaming musicale), con Spotify che sta per lanciare nuovi servizi tra cui podcast e contenuti video, il tema più caldo resta quello del pagamento delle royalties. Artisti come Aloe Blacc e Taylor Swift hanno criticato Spotify proprio per la scarsa retribuzione sul fronte dei diritti d’autore: la popstar ha sposato la causa TIDAL che ha tra i suoi obiettivi proprio una maggiore redistribuzione degli introiti da streaming per gli artisti, ma Spotify non ci sta e rivendica di aver pagato oltre 3 miliardi di royalties negli Stati Uniti, con 300 milioni dollari pagati nel solo primo trimestre di quest’anno.
La società svedese è decisamente in crescita: i nuovi numeri mostrano che il tasso di crescita degli abbonati (33,3%) ha superato il tasso di crescita degli ascoltatori liberi (25%). Questo conferma il successo del modello di business freemium di Spotify: alcuni ascoltatori, che usano il servizio gratuitamente, col passare del tempo diventano abbonati e questo vuol dire pagare sempre più royalties ai titolari dei diritti. Secondo il Wall Street Journal, Spotify vale oggi quasi 9.000 milioni dollari.