Proteste e riforme, il mondo della scuola visto dagli studenti di Optima Erasmus

La parola a Patricia Gomez Gerez, studentessa Optima Erasmus a Verona


INTERAZIONI: 7

Proteste e cortei contro la riforma della scuola. Uno scenario già visto quello degli ultimi giorni, con il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che viene fischiata e contestata alla festa dell’Unità, e i sindacati degli insegnanti che annunciano cortei e scioperi totali il prossimo 5 maggio. Oggetto del contendere la nuova riforma “Buona scuola”, che, tra gli altri provvedimenti, prevede un ruolo più “dirigenziale” e accentratore per i presidi e l’abolizione di un anno scolastico, con relativi tagli di cattedre.
Abbiamo voluto sentire le opinioni di Patricia Gomez Gerez, Optima Erasmus a Verona e studentessa di Scienza dell’educazione per l’infanzia, per stabilire un confronto sul mondo della scuola in Italia e in Spagna.

Come è diviso il percorso scolastico in Spagna? E’ lo stesso che in Italia? Quali sono i punti in comune e quali le differenze?

No, il percorso di studi è diverso, solo la materna dura tre anni come in Italia, ma questa in Spagna non è obbligatoria. Le elementari da noi durano sei anni, le scuole medie quattro anni e le superiori due anni. Quindi facciamo un anno in meno, come adesso hanno proposto di fare in Italia.
Se parliamo delle differenze tra scuole italiane e spagnole ce ne sono davvero tante. Nella scuola materna in Italia hanno un’ottima organizzazione, cioè esistono delle scuole dove le aule sono di età mista, e così quelli che sono più grandi danno una mano ai più piccolini, imparano a essere più autonomi ed anche a lavorare in gruppo. Ma quello che veramente mi ha entusiasmato quando sono andata a quella scuola di Mantova e non avevo mai visto in Spagna, e che in ogni aula ci sono due maestre e non più di 15 bambini. Invece in Spagna le aule sono piene, hanno 25 bambini e solo una maestra, è veramente non è facile insegnare a 25 bambini, ognuno con il suo ritmo d’apprendimento. Per quanto riguarda gli anni successivi, quelli delle elementari, delle medie e delle superiori, non vi sono molte differenze tra Italia e Spagna, le uniche che posso menzionare è che in Spagna non vi sono gli esami finali alle elementari e alle medie, e soprattutto che in Italia, al contrario che in Spagna, i corsi dei licei sono troppo orientati alle facoltà universitarie “collegate”, cioè chi frequenta il liceo scientifico studia più matematica, chi frequenta il linguistico più lingue eccetera. Non sono molto favorevole su questo punto perché a 14 anni, quando cioè inizia il liceo in Italia si è ancora troppo piccoli per decidere davvero cosa studiare in futuro, mentre in Spagna arriviamo alle scuole superiori due anni dopo, quando siamo più maturi.
E per finire le lauree in Spagna sono diverse, cioè durano tutte quattro anni, tranne medicina, architettura e criminologia. Io studio Scienza dell’educazione per l’infanzia, un corso incentrato sull’educazione dei bambini da 0-6 anni. Facciamo tanti lavori pratici e questo migliora la nostra formazione. I professori hanno anche un bellissimo rapporto con gli studenti, alunni e professori stanno sullo stesso livello e questo crea una motivazione per studiare e imparare assolutamente diversa rispetto all’Italia, dove i professori si sentono superiori e gli esami sono incentrati solo sullo studio mnemonico di concetti che poi subito si dimenticano.

Hai avuto delle esperienze con la scuola italiana?

Come maestra non ho ancora avuto nessuna esperienza qui in Italia, ma ho un bellissimo rapporto con una famiglia italiana dove facevo la ragazza alla pari, qualche volta vado a scuola a prendere la bambina in un paese in provincia di Mantova e so come è organizzata quella scuola.
Comunque ho una borsa di studio per fare un tirocinio a Verona il prossimo semestre, e avrò la opportunità di fare quest’esperienza, non vedo l’ora!

L’Italia è uno dei paesi europei che investe meno nell’educazione. E’ così anche in Spagna? E quali sono le principali critiche rivolte al sistema educativo spagnolo?

In Italia non so quanto è lo stipendio di un professore, ma in Spagna è più o meno di 1400 € mensili e il paese investe parecchio nell’educazione, anche se negli ultimi 4 anni, a causa della crisi, hanno iniziato a tagliare gli stipendi, le borse di studio e anche i soldi che lo stato assegna alle scuole. Due anni fa è arrivato un nuovo governo, e hanno riformato il sistema educativo spagnolo, ogni volta che sale in carica un nuovo governo cambiano tutto, e prendono il sistema educativo in giro. Ogni quattro anni c’è una nuova riforma, e di solito propongono cambiamenti alle materie, ai libri, agli orari… L’educazione è un tema molto serio, la formazione che ogni bambino apprende a scuola sarà la guida per il suo futuro personale e accademico. I professori diventano pazzi con queste continue riforme, e ogni tanto occorre riorganizzare tutti i programmi del corso accademico… Tanto tempo e tanti sforzi che nessuno prende in considerazione e tantomeno premia. Ed anche quest’ultimo governo avevano instaurato delle modifiche senza senso, volevano fare la divisione a scuola tra femmine e maschi. Andiamo indietro o andiamo avanti? Ma allo Stato interessa di più litigare e provare a essere superiore rispetto al governo di prima, che pensare a suoi cittadini e alle ripercussioni che questi avranno.

Abbandono scolastico, fuga di laureati all’estero, scuole che cadono a pezzi. E’ così anche in Spagna?

Penso che entrambi i paesi abbiano dei problemi sul piano educativo, perché è il governo a disporre delle politiche sull’istruzione, e noi non abbiamo opportunità di scegliere come vogliamo il nostro sistema educativo, nonostante scioperi e proteste. Invece di guardare a un paese come la Svezia, che ha un sistema scolastico invidiabile, si tagliano i fondi per le aule e gli insegnanti. Invece di formare la nuova classe dirigente del paese e porsi come obiettivo quello di avere studenti qualificati che restino nel proprio paese e provino a cambiarne le sorti, offrendogli serie opportunità lavorative, continuiamo a sfornare diplomati e laureati che pensano solo a lasciare il paese, in cerca di quella stabilità economica che il loro percorso di studi dovrebbe garantire e che invece non trovano né in Italia né in Spagna. Se lo stato continua a fare riforme inutili e a non assumersi responsabilità serie sull’educazione della educazione gli effetti a lungo termine saranno catastrofici.