Fatti del G8 e Lega Nord, la cronaca italiana vista dagli studenti di Optima Erasmus

Il punto di vista di Patricia Gomez Gerez, studentessa Optima Erasmus a Verona


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Alla fine, 14 anni dopo i fatti alla scuola Diaz nel G8 del 2001, la Corte europea dei diritti umani si è espressa contro il governo italiano. L’assalto delle forze dell’ordine contro i dimostranti anti G8 che dormivano nella scuola fu un vero e proprio atto di tortura, reso ancora più grave dal fatto che in Italia non esiste una legislazione che prevede il reato di tortura, consentendo ai responsabili di restare, ancora oggi, completamente impuniti.
E mentre le associazioni che riuniscono i familiari delle vittime dei pestaggi si dicono soddisfatte per la sentenza, e i sindacati di polizia invece protestano, si chiude così, ma semplicemente sulla carta, uno dei capitoli più cupi della storia recente in Italia, che la stessa Amnesty International ha definito “una violazione dei diritti umani di proporzione mai viste in Europa nella storia recente”.
Sui recenti fatti di cronaca abbiamo chiesto il punto di vista di Patricia Gomez Gerez, studentessa dell’università di Huelva che ha appena iniziato la sua avventura Optima Erasmus a Verona, città che conosce molto bene perché vi ha già vissuto in passato.

Ciao Patricia, qual è la situazione in Spagna per quanto riguarda il reato di tortura? E ci sono stati casi in Spagna negli ultimi anni, in cui si può parlare di torture da parte della polizia?

In Spagna la legge penale contempla la tortura come reato, dal momento che va contro i diritti umani delle persone. Tuttavia, la pena di morte e l’ergastolo non sono inclusi nel nostro sistema penale, anche se si sono raccolte firme e indette manifestazioni per reintegrare ergastolo e pena di morte in alcuni casi, come nel caso di terrorismo dell’ETA, ma alla fine non hanno avuto successo perché andrebbero contro gli intenti del nostro diritto penale che prevedono il reinserimento dei detenuti nella società
In Spagna la tortura in quanto tale non esiste, ma esiste, ed è presente nel nostro codice civile, la possibilità di ricorrere alla violenza da parte della polizia, quando cioè lo stato si serve della polizia per controllare o reprimere la società. Così come lo Stato spagnolo ha il potere di esercitare la forza contro i cittadini, nei casi ritenuti opportuni. E negli ultimi tempi, con il proliferare di manifestazioni sociali, la violenza delle forze dell’ordine si è spesso resa necessaria per sgombrare i manifestanti.

In passato la Corte di Strasburgo si è espressa anche contro la Spagna per la detenzione e i maltrattamenti nei confronti di prigionieri baschi. Qual è il sentimento pubblico in Spagna nei confronti del movimento indipendentista basco e catalano?

Negli ultimi anni non si sente più parlare di indipendenza basca, ma l’anno scorso ci sono state polemiche piuttosto roventi per la proposta di un referendum sull’indipendenza catalana, che era fortemente voluto da un gran numero di catalani.
La grande maggioranza della popolazione spagnola in generale è sempre stata contro l’ETA, un conto è chiedere l’indipendenza, un desiderio che posso rispettare anche se non lo condivido, un conto è mettere a repentaglio la vita di altre persone, semplicemente perché sono contro la loro ideologia. In passato ci sono state numerose manifestazioni del popolo spagnolo contro quello che era alla fine un vero e proprio partito terrorista, e che alla fine, per fortuna, ha cessato la sua attività nel 2011

Patricia Gomez Gerez, studentessa Optima Erasmus a Verona

Tu stai trascorrendo il tuo Erasmus a Verona, il cui sindaco faceva parte, fino a pochi giorni fa, di un partito secessionista, la Lega Nord, che ha assunto spesso posizioni omofobe e anti-immigrazione. Qual è il clima politico e sociale che percepisci a Verona? Hai parlato con alcuni ragazzi del posto?

La sensazione che percepisco è la netta divisione che hanno creato in città tra i turisti e gli immigrati. Nel centro storico e nella zona dell’Arena, si percepisce un ambiente sociale di alto livello economico, ma dall’altra parte del fiume, in zona Veronetta, il contesto è molto più umile e povero, e le persone che vi abitano sono per la maggior parte immigrati dall’Africa e dal Medio Oriente. Allo stesso tempo percepisco anche una certa influenza cattolica che pervade la città, e una certa ostilità nei confronti della popolazione gay. In altre parole l’atmofera che respiro a Verona è quella di una città dalla mentalità tradizionale, poco aperta al cambiamento.
Con i giovani della città non ho avuto la possibilità di discutere questioni di politica, perché non è un tema che mi interessi, ma l’altro giorno ho commentato con alcuni amici del desiderio di secessione del Nord Italia che mi sembra molto forte a Verona e in generale in Veneto. I miei amici erano contrari, e in realtà ho notato che, rispetto ai catalani e i baschi, non sono tante le persone che a Verona vorrebbero un nord indipendente, almeno tra i giovani.

Proprio in questi istanti il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha proposto di radere al suolo i campi Rom in Italia.