Pasqua a Valencia, curiosità e tradizioni raccontate da Optima Erasmus

Il racconto di Federica Campilongo, studentessa Optima Erasmus a Valencia


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La Pasqua è una delle festività più profonde e radicate nella cultura spagnola, con celebrazioni che si susseguono in ogni zona e in ogni angolo del paese, non solo nel giorno di Pasqua, ma in tutti i giorni della Settimana Santa. Valencia non fa eccezione, ce lo racconta Federica Campilongo, studentessa di ingegneria dell’informazione all’Università del Salento, la cui avventura Optima Erasmus a Valencia è appena iniziata.

Ciao Federica, quali sono le tradizioni di Valencia e in generale spagnole per celebrare la settimana di Pasqua? E nel resto dell’anno c’è qualche festività particolarmente sentita a Valencia?

Le celebrazioni della settimana di Pasqua sono oggetto di interesse turistico nazionale in Spagna. Dopo la messa serale, si avviano le processioni, dove il silenzio è interrotto solo dal suono delle trombe e dei tamburi al passaggio delle immagini sacre. Spesso hanno luogo più processioni con tragitti differenti contemporaneamente ed è, quindi, tutta una grande festa.
A Valencia, però, la Settimana Santa non è vissuta con la stessa intensità con cui è vissuta la settimana de Las Fallas.
Se mi state seguendo su Optima, già sapete di cosa sto parlando, in quella settimana ho capito quanto riescono ad essere pazzi i Valenciani.
I festeggiamenti per Las Fallas hanno luogo dal 13 al 19 Marzo, ma i preparativi iniziano già da molto prima: il 22 Febbraio, tutta Valencia si riunisce a Las Torres de los Serranos, per vedere i primi fuochi artificiali e per cantare e ballare per le strade del centro storico.
Perché ho detto i “primi” fuochi artificiali? Perché a Valencia i botti sono severamente proibiti tutto l’anno, ma dal 13 al 19 Marzo sembra di essersi trasferiti a Gaza. Infatti, tutti i giorni alle 14 ci sta la Mascletà, un evento pirotecnico diurno e la sera, invece, el Castellon, evento pirotecnico notturno. Ma fosse solo questo! Per le strade, grandi e piccini sparano botti in continuazione, senza fermarsi mai. Sono davvero agguerriti e non conoscono un’ora del giorno in cui non si debba sparare.
Avrete visto le mie foto con la miriade di Fallas (costruzioni in cartapesta) che si potevano ammirare passeggiando per le strade di Valencia. Peccato, però, che, come da tradizione, l’ultimo giorno si bruciano tutte.
Ma Falla in questo periodo significa anche quartiere! Ogni Falla, infatti, ha la sua “carpa” (tenda), dove si riunisce tutta la gente del rione per mangiare, cantare e ballare dalla mattina alla sera. Ma attenzione, però! Ci si può andare solo con invito ed è considerato alto tradimento partecipare ai festeggiamenti di una carpa che non sia la tua. Insomma, non si ha proprio modo di dimenticare che è festa!

So che tu vieni dalla provincia di Lecce, vi è qualche celebrazione particolare da te?

Vivo in Salento da quanto sono nata, spostandomi un po’ di qua e un po’ di là, ma tornando sempre alla base dopo un po’. L’amore per la tradizione, dunque, mi scorre per le vene.
A partire dal primo Venerdì di Quaresima, ogni anno, mia madre mi costringe a non mangiare carne il Venerdì, in segno di rispetto per l’imminente morte del Cristo. Io quest’anno ho provato a seguire la tradizione, ma sinceramente più per sentirmi a casa anche a 2000 km di distanza che per altro.
Le messe in onore di Pasqua sono iniziate molto tempo fa, ma peculiari sono le celebrazioni del Giovedì Santo e del Venerdì Santo.
Come ho già spiegato in un post su Optima, il Giovedì Santo in quasi tutti i paesi salentini si celebrano “li sepulcri”, ossia, “i sepolcri”.
Chi è credente, inoltre, il Giovedì sera si reca in chiesa per la Lavanda dei Piedi.
Il Venerdì Santo, invece, ha luogo una processione con banda e coro che rende omaggio alla morte di Gesù.
Per me queste celebrazioni sono molto suggestive, ma, a differenza che in Spagna, non sono oggetto di attrazione turistica.

Federica Campilongo, studentessa Optima Erasmus a Valencia

La Pasqua è una ricorrenza particolarmente sentita in Spagna a livello religioso? E in generale puoi descriverci l’approccio che gli spagnoli hanno con la religione?

Certo, la Settimana Santa in Spagna è intensa e viene vissuta in maniera peculiare. Non è un caso, infatti, che le università spagnole offrono agli studenti 15 giorni di vacanza per godersi al meglio i festeggiamenti.
Il Cristianesimo, nella professione Cattolica, è la principale religione della Spagna. Però, nonostante la tradizione per la religione Cattolica sia molto forte, ultimamente la popolazione sta abbandonando la credenza cattolica per avvicinarsi a quella di libero pensiero. Completamente in disaccordo con la religione cattolica sono infatti le decisioni politiche riguardo al matrimonio. Instaurato il matrimonio Gay (durante il primo governo Zapatero), i rapporti con la chiesa di Roma si sono incrinati irrimediabilmente.

La tua precedente meta Erasmus era la Turchia, potresti farci un confronto tra il rapporto che gli spagnoli e i turchi hanno con il loro culto?

In Turchia la religione svolge un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. Mentre si cammina per le strade, specialmente nei quartieri asiatici o nei quartieri più estremisti, si respira un rispetto solenne per tutto ciò che è sacro. Non dimenticherò mai gli sguardi sconcertati che mi rivolgevano gli uomini e le donne perché, in questi quartieri, non portavo il velo.
Un altro fattore incisivo è il richiamo alla preghiera del muezzin cinque volte al giorno. Ovunque essi siano, si fermano, per dieci minuti, per pregare e per rendere omaggio al loro dio. È un segno di rispetto enorme, che mi lasciava a bocca aperta i primi giorni e che, successivamente, ha iniziato ad essere l’orologio che scandiva le mie giornate.
Certo, non è così dappertutto: i “giovani turchi” sentono il bisogno feroce di occidentalizzarsi, di uscire fuori dagli schemi, motivo base di tutte le proteste in Turchia. Erdoğan, presidente della Reppublica Turca, invece, cerca di islamizzare il Paese ogni giorno con dei nuovi provvedimenti.
Per questo, invece, la Spagna è molto simile all’Italia. Non si sente, infatti, quell’adorazione costante e profonda che si sente in Turchia. In questi giorni precedenti alla Pasqua si sente aria di festa, si festeggia ovunque, ma finita questa settimana ognuno ritornerà alla sua routine quotidiana.