Dal Bronx napoletano a James Bond: Optima incontra Peppe Lanzetta

È un momento felice per l'attore napoletano, scelto per un ruolo di cattivo in "Spectre", il nuovo attesissimo Bond movie di Sam Mendes. Riascoltiamolo in una recente intervista nella sede di Optima Italia, dove ha dispensato intelligenza, talento, ironia.

Optima incontra Peppe Lanzetta nel Bond movie Spectre

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È un momento felice per Peppe Lanzetta: l’attore napoletano reciterà in Spectre, l’attesissimo nuovo episodio della saga di James Bond, diretto dal regista premio Oscar Sam Mendes, con un cast all star che accanto al protagonista Daniel Craig comprende Christoph Waltz, Monica Bellucci, Léa Seydoux. Visto il physique du rôle, Lanzetta è stato scelto per la parte di cattivo, come scagnozzo del nemico di Bond, Oberhausen, interpretato dal due volte premio Oscar Waltz. Recentemente, l’attore napoletano aveva impersonato un cattivo d’antologia, ’o Sciomèn, nel bel noir di Guido Lombardi, Take Five, un’interpretazione che certamente non sarà sfuggita ai responsabili del casting del nuovo Bond movie. È stato lo stesso Mendes a sceglierlo, dopo due provini in italiano e in inglese, catturato dall’inconfondibile viso dell’attore partenopeo.

Ma Lanzetta non è solo un attore: non si può infatti dimenticare l’altra anima del poliedrico artista napoletano, quella di scrittore, con titoli ormai classici come Una vita postdatata e Un Messico napoletano, fino al più recente InferNapoli. Un narratore duro, profondamente radicato nella sua terra: il primo, come disse una volta Saviano, “a mettere viso e mani all’inferno”, trasfigurando il “Bronx napoletano” – così l’ha definito Lanzetta – in racconti che sono stati d’ispirazione per un’intera generazione di narratori e sceneggiatori venuti dopo di lui.

L’attore, scrittore e performer teatrale è stato recentemente ospite di Optima Italia, per dispensare lampi d’intelligenza e ironia. Come si riesce a tenere insieme il “sistema Lanzetta”, con le sue tante incarnazioni? “Bisogna abbattere i luoghi comuni – dice l’artista –, secondo i quali nella vita si può essere solo una cosa. È una questione di fasi: in alcune sono stato più poeta, in altre più attore. Penso che in qualunque essere umano ci sia una predisposizione a varie forme di espressione. L’importante è restare se stessi il più possibile, conservare la propria anima di artista, che ti accompagna lungo questo viaggio”.

Giunto a un traguardo importante della sua carriera, il momento sembra opportuno per fare un bilancio, e guardare agli sprechi e i risparmi di una vita: “Col risparmio rapporto zero”, ammette Lanzetta, che quando ha cominciato a guadagnare ha sentito il bisogno “di consumare, di vivere, di godere. Però ho risparmiato la mia purezza, il candore del ragazzo con il giglio in mano di una mia fotografia giovanile, un’immagine che guardo nei momenti in cui temo di perdermi. Perché è importante non dimenticare mai da dove si è partiti”.

Lanzetta chiude con un sms d’artista, indirizzato a Marlon Brando: “È un messaggio d’amore e devozione. Vorrei chiedergli cosa provava sul set di Ultimo tango a Parigi, stando accanto a Maria Schneider, sentendo il calore del cappotto di cammello che Bertolucci gli aveva messo indosso, sentendo quei vuoti dell’anima che anch’io percepivo da ragazzo, senza riuscire a capirli”. Non è il semplice omaggio al talento dell’attore: è il riconoscimento della sua lancinante sincerità, di quell’onestà che rende l’arte uno straordinario strumento per decifrare la realtà e se stessi. Per questo, ribadisce Lanzetta, “Grazie Marlon”.