In più di un’occasione ci siamo occupati di Italiano medio opera prima di Marcello Macchia, a tutti noto come Maccio Capatonda: l’ultima volta che ne abbiamo scritto è stata qui. Ora, dopo una brevissima essenziale “fintotrailerintroduzione” video dello stesso autore, è arrivato finalmente il primo trailer ufficiale. Questo film fa ricordare un po’ tutte le sfumature che gli accademici insegnano sul concetto di comicità e umorismo, passando per il grottesco con puntatine alla demenzialità: quella presunta e quella spontanea, terribilmente veritiera. Perché le situazioni nelle quali ci proiettano Capatonda & C. sono un po’ come quegli specchi deformanti in alcuni parchi divertimento di qualche anno fa: ci si riflette, ci si ride addosso, ci si addita a vicenda, sapendo che la realtà restituita è menzognera. Non ci si accorge però che, quando si esce fuori la sala, l’immagine di noi stessi o, ancor peggio, il nostro vero essere è ancora più assurdo e buffo di quanto crediamo o di quanto non riusciamo a scorgere. Ubriacati da un’ignoranza instillataci fra le mille pieghe del quotidiano.
C’era un autore del secolo scorso, abbastanza estroverso e soprattutto controverso, che fece scuola (anche ahimè una cattiva scuola…) con un suo scritto principale: Psicologia delle folle . In esso Gustave Le Bon riuscì ad intuire alcuni concetti di dubbia consistenza, altri interessanti. Uno di essi diceva, più o meno, che l’uomo nella folla (pensiamo ad uno stadio per esempio) regredisce ai suoi istinti primordiali e si comporta come una sorta di animale. L’italiano medio che Maccio Capatonda ci restituisce è così: orgogliosamente animalesco, ma prodotto di una folla mediatica più che altro. E allora rido sinceramente a crepapelle vedendo la genialata della pillola che, anziché aumentare la capacità di sfruttare le potenzialità del cervello oltre la fatidica soglia del 20%, diminuisce la stessa al 2%. Ma un attimo dopo il mio diventa un sorriso amaro, perché capisco che di pillole come quelle, ne ingoiamo ogni giorno, magari senza accorgercene.
In fondo, la soluzione di Giulio Verme (Maccio Capatonda) cittadino impegnato in varie battaglie civiche che decide di non soffrire più delle sue sconfitte e di darsi una bella scrollata all’insegna del “ma a me che c**** me ne fotte”, attrae, affascina oltre i vari perché. Il nuovo credo di Verme, che sarà un modus vivendi unicamente all’insegna delle passioni e dei vizi e delle poche virtù dell’italiano medio, porterà addirittura il nostro eroe a diventare il VIP più amato di Italia. A pensarci bene, questa è una trama usurpata: qualcuno/a dovrebbe chiedere l’accusa di plagio a Capatonda, perché questa è una delle tante storie vere di casa nostra e forse anche un po’ di cosa nostra. Il mio sorriso è sempre più amaro. Studiatevi il trailer a seguire che dal 29 gennaio in poi potremmo farci tutti delle grosse e grasse risate al cinema. Ecchisenefotte.