L’iPhone 6 grazie ad iOS 8 è protetto con la crittografia dei suoi dati. Il tema è molto dibattuto perché se da una parte questa funzione protegge i contenuti personali degli utenti, dall’altra è un vero e proprio limite per le forze dell’ordine che non possono accedere ad importanti dati presenti sul device nel corso delle indagini.
Per la questione, negli Stati Uniti, si sta svolgendo un vero e proprio braccio di ferro tra il Dipartimento di Giustizia e la stessa Apple ma anche con Google che ha introdotto lo stesso sistema nell’ultima release pubblica Lollipop. Ma forse è con Cupertino che i toni della questione si sono forse fatti più acerbi.
Solo qualche giorno fa, un responsabile del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, ha dichiarato che la scelta strategica sulla crittografia in nome della privacy degli utenti prima o poi causerà la morte di un bambino: nel caso di un rapimento perpetuato da qualche possessore di un iPjhone 6 come si potrebbe indagare a dovere a causa del blocco?
Emblematico ancor di più l’ultimo caso: durante un’indagine su alcune frodi relative a circuiti delle carte di credito, il giudice Gorenstein per ottenere l’accesso su un device crittografato, ha citato l’All Writs Act, una legge statunitense di 225 anni fa: questa conferisce poteri senza limiti alle autorità nell’esercizio dei loro doveri. A parlarci della situazione, il Wall Street Jurnal che pur non potendo confermare nero su bianco che il device incriminato è un iPhone 6, porta il lettore verso questa conclusione.
La vicenda è nel vivo. Dopo la richiesta del giudice, Apple avrà 5 giorni per adeguarsi o comunque rispondere alle richieste. Il caso in se e per se potrebbe divenire un precedente per richieste simili di altri funzionari di giustizia. Che una legge vecchia di più d 200 anni dovesse continuare ancora a fare scalpore, sembra quasi un paradosso ma in questo caso è realtà.