C’era una volta Fight Club, mistico e visionario film con Brad Pitt nella parte di Tayler Darden, alter ego violento e antisociale di un innominato Edward Norton nelle vesti, invece, di un impiegato d’ufficio a cui viene sconvolta la vita, a suon di cazzotti. Poi c’è stato l’altrettanto surreale Soffocare, di Clark Gregg, dove uno studente di medicina fallito scopre che si possono fare soldi buoni andando nei ristoranti e fingendo di soffocare con il cibo, durante la cena.
Entrambe le pellicole sono il risultato di una trasposizione in 25 frame al secondo delle parole che compongono i quasi omonimi romanzi di Chuck Palahniuk. Due riflessioni ironiche sulle sovrastrutture della società che, presto, avranno compagnia con una terza produzione tratta dai libri dello scrittore e giornalista statunitense.
Le voci sono partite dal profilo Instagram di James Franco che, dopo avere portato a Venezia The sound of the fury e finito, da poco, di riscuotere il successo dell’anno passato con Child of God, ha annunciato di avere messo le mani sui diritti di Rant: an oral biography of Buster Casey. Si tratta di una delle opere meno note e, allo stesso tempo, più bizzarre di Palahniuk. Intanto il protagonista, Buster Rant Casey, è defunto e a raccontare la storia di questo ragazzo di provincia che si trasferisce nella metropoli sono gli amici e i conoscenti. Durante l’infanzia e l’adolescenza, lo strano passatempo di Buster di farsi mordere da insetti e rettili lo rende, morso dopo morso, immune dalla rabbia. Una volta arrivato in città, una fantascientifica metropoli in cui gli spettacoli d’intrattenimento sono proiettati direttamente nella mente delle persone, il protagonista comincerà ad attaccare la rabbia a chi gli sta intorno.
Tutto chiaro, no?! Certo che no. D’altra parte è impossibile riassumere le trame quasi malate di nonsense, apparente, di Palahniuk che nascondono, invece e sempre, riflessioni originali e ben trattate sui difetti più gustosi della società.
A dirigere la futura pellicola non sarà James Franco, perché il vincitore del Golden Globe per 127 ore si è riservato la parte dell’attore. L’arduo compito di concretizzare i ragionamenti contorti di Palahniuk spetterà, sembra, a Pamela Romanowsky e, secondo le nostre ricerche, dovrebbe essere la sua prima prova con un lungometraggio.