Optima Erasmus 2014 va in vacanza, il saluto di Elena Caruso

Studentessa Optima Erasmus a Bonn


INTERAZIONI: 7

A tre giorni dalla fine di Optima Erasmus 2014, Elena Caruso, studentessa Optima Erasmus a Bonn, ci traccia un bilancio della sua esperienza.

Ti sei trovata in “armonia” con la città di Bonn? E, alla luce del tuo Erasmus, ci confermi che si può parlare di identità tedesca diversa da un’identità italiana o sono solo luoghi comuni?

Grazie al mio eclettismo penso di poter dire di potermi trovare “in armonia” in ogni luogo e con ogni persona. Nel senso che ogni luogo così come ogni persona riescono a risuonare con qualche sfaccettatura della mia personalità. Per quanto riguarda Bonn è stato lo stesso. Mi piace giocare con la fantasia. E in tutto questo tempo ho pensato che se Bonn fosse una persona sarebbe una elegante signora sui settanta, coi capelli bianchi e il giro di perle al collo, seduta alla toeletta, che si prepara per andare al teatro. Ovviamente sottofondo musicale di Beethoven, che è nato proprio a Bonn. La sontuosa Bonn coi suoi bei palazzi, il suo ordine e la sua compostezza hanno appagato l’animo “borghese” che alberga in me. L’Elena che ama ascoltare buona musica, andare al teatro, passeggiare serenamente ammirando le vie del centro etc. E che dire dell’ “altra” Elena? Quella disordinata, creativa e trasandata? Quella invece si “esprimeva” a Colonia, città vicina a Bonn, che ha un’anima “pop” (come dice il mio amico Erasmus a Colonia, Stefano). Per quanto riguarda la domanda sull’identità, credo che ci siano degli elementi culturali che ci definiscono e determinano in qualche modo. E ci fanno indovinare la nazionalità di uno straniero, prima ancora di averci parlato “Quello sembra francese” ad esempio. Per quanto mi riguarda, poche volte, anzi forse mai quando sono all’estero si riesce a individuare la mia provenienza geografica italiana. Quasi sempre vengo collocata come una ragazza del Sud America o Nord Africa. Mai Italia. Mai Europa. E la cosa divertente è che a volte a non riconoscermi come loro “connazionale” sono stati anche Italiani. Per quanto riguarda Bonn, in generale, posso dire che è una città in cui mi sono trovata bene per questa esperienza. Perché con le sue dimensioni ridotte, è una città che facilmente anche vivendoci cinque mesi senti “tua”. Dopo poche settimane scendendo per le vie del centro non è difficile incontrare volti conosciuti. E questo ti fa sentire “a casa”. Ma se dovessi, come spero, fare un’altra esperienza all’estero e potessi scegliere, opterei sicuramente per una capitale.

A Bonn hai coltivato la tua passione per la musica, ci racconti qualcosa? Con la cucina invece non è andato tutto liscio se non sbaglio, o ci sono stati dei progessi in questo Erasmus?

La lezione più importante che ho imparato qui a Bonn è stata questa: fermarmi, respirare e rilassarmi. In questi anni universitari mi sono concentrata soprattutto sullo studio, sebbene abbia coltivato molte altre attività collaterali. Ma sono sempre stata molto “stressata” dai vari impegni, sempre dietro a “scadenze”. Per la prima volta qui in Germania ho ripreso in mano il mio tempo, e ho scoperto il piacere anche di “perdere tempo” senza realizzare nulla di fruttuoso, canonicamente. E’ stata una ottima terapia. Ho trascorso cinque mesi in assoluta serenità, una sensazione indedita che non avevo mai vissuto così a lungo. Sono riuscita a “staccare” completamente da tutto quello che è la mia vita vulcanica a Catania. Questo non ha significato stare a poltrire tutto il giorno a letto, non potrei. Qui mi sono dedicata a svolgere attività e a scoprire aspetti nuovi del mio carattere. Per esempio una vecchia passione come la musica è stata canalizzata qui a Bonn da un’esperienza straordinaria: il coro. Ho fatto parte del Coro Internazionale dell’Università di Bonn, un’esperienza molto formativa non solo per il canto in sé ma perché cantare in coro significa coordinarsi con gli altri, fare una parte di un lavoro che da solo è insignificante ma diventa un tassello indispensabile per il risultato finale. Per esempio questa dinamica “di gruppo” mancava da diverso tempo nei miei orizzonti, a Giurisprudenza non si fa nessun tipo di studio o lavoro di equipe. Tutto è molto individuale. Ho anche partecipato al corso di cucina tedesca e ho imparato a cucinare alcuni piatti della tradizione di questo Paese. E anche questo terreno era per me inesplorato. La cucina non è ancora il luogo in cui le mie abilità si esprimono al meglio, ma ho imparato il piacere del preparare le pietanze, di cucinare qualcosa per me. Un grande atto d’amore verso se stessi. Tenendo conto che all’inizio andavo avanti solo a forza di cibi precotti e semi-pronti.

Ho notato che hai fatto amicizia con molti ragazzi asiatici e che sei attratta dal loro stile di vita. In particolare da quali aspetti della loro personalità? Inoltre hai viaggiato parecchio in questi mesi per l’Europa. Quale città hai particolarmente amato? Ce n’era una che hai preferito a Bonn?

Ci sono tanti modi di vedere il mondo, uno di questi è conoscere le persone, un altro è visitarne i luoghi. In questi mesi per esempio ho conosciuto l’Asia senza averci messo mai piede perché l’ “ho vissuta” nella mia quotidiana convivenza con asiatici e asiatiche. Dall’altra parte ho anche sperimentato diversi altri tipi di viaggio: dai viaggi di gruppo organizzati per Erasmus (King’s Day ad Amsterdam, Berlino, Friburgo e Strasburgo), alla vacanza in “famiglia” (a Pasqua sono stata a Frankfurt ospite di una parente che vive lì con la sua famiglia). Ho approfittato della posizione geografica di Bonn “al centro” dell’Europa per rivisitare o visitare per la prima volta pezzi di Europa che mi mancavano. Avrei voluto fare di più, per esempio avrei voluto visitare Iolanda a Lisbona e Palmiero a Istanbul. Mi piace molto la dimensione del viaggio, soprattutto se in autobus o in treno, così da “vivere” e sentire sul proprio corpo la distanza dei luoghi, che invece si perde nei viaggi in aereo. Tra i luoghi che ho visto ho invidiato Alessandra Schioppa a Copenaghen. Sono stata nella capitale danese per pochissimi giorni in occasione del Festival Distortion e ne sono rimasta positivamente impressionata. E’ una città molto bella, in cui il livello di vita è altro, e che soprattutto ha un’ampia offerta culturale da offrire in ogni campo. Non so se avrei preferito Copenaghen a Bonn, però sicuramente è una città in cui andrei volentieri se ci fosse l’occasione per fare un’esperienza lavorativa.

In uno dei tuoi post hai parlato della bellezza di viaggiare da soli. Quali sono i segreti per viaggiare da soli e non annoiarsi?

Quando sono andata in Polonia ho visitato per tre giorni e mezzo un mio amico che viveva in quel periodo a Varsavia, e in quell’occasione ho avuto il piacere di rivedere Luca che all’epoca dell’incontro stava pianificando il suo viaggio in Israele e tentava di coinvolgermi. Dopo Varsavia ho preso un treno che ha attraversato la Polonia, coi suoi bei paesaggi rurali, verso Cracovia. A Cracovia per la prima volta mi sono ritrovata completamente sola. Nessuno mi aspettava, nessuna conoscenza. Niente ! Ed è stato uno dei viaggi più divertenti che abbia mai fatto, e anche uno dei soggiorni più affollati. E’ molto più facile stringere amicizia quando sei sola! E per me è stato facilissimo. Ho conosciuto nuove persone in tanti e diversi modi! Cito un episodio per tutti: era la mia prima sera a Cracovia e gironzolavo alla ricerca della strada per ritornare in ostello, non avevo né la via né la mappa, perché mi piace “perdermi nelle città”. Mi ero letteralmente persa e pensavo di aver perso l’orientamento. Fra l’altro era buio, ed ero arrivata da poche ore. Fermo quindi una ragazza per chiedere come si chiamasse la via in cui mi trovavo perché col buio non si leggeva nulla e speravo che il nome della via avrebbe acceso chissà quale lampadina in me ed evocato qualche ricordo della mappa che avevo consultato qualche ore prima per raggiungere l’ostello per la prima volta. La ragazza mi dice la via. Ringrazio e me ne vado (DOVE?!). Dopo circa 5 minuti la ragazza mi rivede ancora “persa” senza alcuna idea sulla direzione da prendere. Mi chiede se tutto è okay e dico “Mi sono persa ma non so il nome della via del mio ostello”. Lei mi chiede il nome dell’Ostello, e fortunatamente lo conosceva. Mi indica la strada e mi chiede che ci faccio sola di sera a Cracovia senza mappa etc. Dico che sono un’erasmus in vacanza e lì lei si illumina. Ha una coinquilina erasmus e visto che sono sola mi chiede se non mi va di aggregarmi a loro l’indomani. Ed è così che ho conosciuto studenti polacchi ed Erasmus a Cracovia la sera successiva. Il “segreto” quindi è trovare tutte le occasioni possibili (anche inimmaginabili) per stare con gli altri.. anche chiedere il nome di una strada a una sconosciuta può essere la porta di ingresso per piacevoli imprevisti…
In conclusione quello che posso dire alle studentesse e studenti universitari è questo: FATE l’erasmus! A mio parere è l’esperienza più formativa che noi studenti europei abbiamo l’occasione di fare. In 24 anni, di cui 21 tra scuola e università, questi 5 mesi di erasmus sono stati il segmento più importante della mia formazione.