Optima Erasmus 2014 va in vacanza, il saluto di Alessandra Schioppa

Studentessa Optima Erasmus a Roskilde


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Mancano quattro giorni alla chiusura di Optima Erasmus 2014 e raccogliamo qui le ultime considerazioni di Alessandra Schioppa, studentessa Optima Erasmus a Roskilde. Apparentemente il tuo Erasmus non è stato rose e fiori anche a causa di problemi di incomunicabilità con i danesi, che hai definito poco carnali. Hai trovato qualche eccezione? E già che ci siamo ci spieghi cosa intendi esattamente per carnalità?

Come si può leggere nei miei scritti, inizialmente forse ancor più ricchi di dettagli rispetto ad ora, all’inizio reputavo il mio carattere incompatibile con quello dei danesi. E dopo 5 mesi la situazione non è poi mutata molto. Nel mio blog ho scritto di tutto… anche troppo! A volte ho scritto di momenti belli, a volte di disperazione, ho fatto fuoriuscire qualunque tipo di emozione e questo probabilmente sarà stato apprezzato da qualcuno, ma meno da molti altri. A me non interessa, non perché voglio apparire fuori dagli schemi. Non interessa semplicemente perché dopo 5 mesi mi guardo indietro e mi rendo conto di aver cavalcato un cavallo impazzito, di aver passato la maggior parte del mio tempo con un danese 36enne e di esserne diventata la migliore amica, di aver scambiato tutto con questa persona, a partire dalle difficoltà iniziali dovute al limite della lingua e della cultura. La Carnalità, perché sì, si deve scrivere con la lettera maiuscola, è una prerogativa che di solito appartiene al popolo del sud, in generale ai paesi del sud. Non ne so dare una definizione, anche in Danimarca me la chiedevano, non la so dare in italiano, figuriamoci in inglese. Forse potrei provare in napoletano, con una birra per i vicoli del centro storico.

Anche con la casa non è andato tutto per il verso giusto se non sbaglio. Ci racconti alcune delle tue vicissitudini?

Per quanto riguarda la casa fu una tragedia. Prima c’è stato l’ostello, poi una casa di 5 mq con una ragazza indiana soprannominata Indiana Jones, dopodiché la grande scoperta di Giovanna e poi finalmente la stabilizzazione in quel di Bronshoj (da me chiamato ‘Bronxhoj’), un quartiere in Kobenhavnstore, subito fuori Copenhagen, non molto raccomandabile. Persino Enrico (Henrik, il danese 36enne) non faceva che dirmi che quella è la zona più pericolosa di Copenhagen, che non succede niente in Danimarca, ma se succede, succede lì. Ma una napoletana che ne ha subite di tutti i colori nelle case precedenti, non può che ridimensionare questi racconti.

Ovviamente ci sono stati momenti felici. Se dovessi sceglierne uno? Dicci anche il motivo.

Ce ne sono state diverse, l’Eurofestival, la visita a Berlino dalla mia amica, la visita di mio fratello, ma credo che l’esperienza più formativa del mio Erasmus, e che possa estendersi anche ai miei interi 22 anni, sia stata quella di ‘Asen festival’, il festival del multiculturalismo, nella punta nord dello Jutland, a circa 8 ore di viaggio da Copenhagen ( forse un po’ meno viaggiando su un mezzo di trasporto normale, non il nostro che era un autobus più di là che di qua). Erano presenti 80 danesi, 1 austriaco (Jan, l’unico studente Erasmus a Roskilde, insieme a me, che ha deciso di vivere a Copenhagen), una napoletana e una russa da San Pietroburgo (la conoscenza più divertente dell’intero Erasmus, Yulya, che mi ha già invitata lì nel caso di scontro Champions League Napoli- Zenit). È stata l’esperienza più carnale, perché ho imparato a conoscere l’aspetto carnale della loro cultura standoci a stretto contatto per 4 giorni nel nulla.

Napoli o Copenhagen? Chi ti leggeva ha avuto l’impressione che la Danimarca non rispecchiasse esattamente la tua personalità e il tuo modo d’essere come già detto sopra. E’ un’impressione o c’è del vero? 

Con tutte le consapevolezze che questi 5 mesi mi hanno lasciato adesso ti dico sì…sono convinta che Copenhagen nonostante tutto il buono che mi abbia lasciato non sia la mia città. Non lo è non perché, come magari qualcuno può pensare, io non sia stata bene. Quando mi sono assestata ho riso come non ho mai fatto nella mia vita, ho vissuto in un modo in cui non immaginavo di poter fare. Ho provato sapori, odori e colori totalmente diversi da quelli visti sin ora. Ho vissuto spesso in modo primordiale, e farlo in Danimarca, nell’evoluta Danimarca, la civile e avanzata Copenhagen, ha significato qualcosa in più. Ha dato, per l’appunto, quel sapore in più che speravo quando preferii la Danimarca alla Spagna. Quel sapore che, però, dopo i primi due mesi ancora faticavo a sentire. Nella mia vita sono sempre stata istintiva, per quanto riguarda la scelta del percorso di studio, i rapporti di vita, le decisioni in generale che mi hanno portata ad essere quella che sono. Scelte istintive che non sempre mi hanno portato ad avere risultati positivi. Questa volta scegliere bene significava tanto. E questa volta posso urlarlo, scegliere ‘il nulla’ al posto della ‘terra Erasmus per eccellenza’ mi ha fatto vincere. Spero che accada lo stesso per quella della vita, per quella che credo sarà davvero la MIA scelta. L’Africa. L’Etiopia.