Spionaggio, la Germania espelle il numero uno della Cia

La parola a Luca Ciciriello, studente Optima Erasmus a Olsztyn


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Con una decisione senza precedenti, il governo tedesco ha autorizzato l’espulsione del numero uno dei servizi segreti americani in Germania. L’espulsione è stata decisa dopo la mancanza di “un chiarimento sollecitato da molto tempo” sull’attività degli agenti segreti americani in Germania. La decisione di Berlino, che si inserisce nel filone Datagate e sta generando una crisi diplomatica mai vista prima fra Stati Uniti e Germania, segue le conferme della procura federale, che aveva confermato l’esistenza di un caso di spionaggio, su incarico dell’intelligence Usa, scoperto sul suolo tedesco. Pochi giorni fa era stato reso noto invece l’arresto di un dipendente dei servizi tedeschi esteri, sospettato secondo indiscrezioni giornalistiche di aver venduto documenti riservati alla Cia. “Spiare gli alleati è una perdita di tempo, e noi abbiamo così tanti problemi che ci dovremmo concentrare sull’essenziale. Non siamo più ai tempi della Guerra fredda, ci deve essere fiducia fra alleati. Più fiducia significa più sicurezza “, è stato il commento, piuttosto irritato, che ha rilasciato Angela Merkel durante una conferenza stampa con il premier moldavo. “Se le accuse si dimostrassero vere- ha aggiunto la Merkel-sarebbe una chiara contraddizione con quanto considero una leale collaborazione tra agenzie e alleati”. Ancora più schietta la dichiarazione del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble che ha affermato: “Che gli Stati Uniti reclutino da noi persone di terza categoria è veramente sciocco. E di fronte a una simile idiozia, non si può che piangere. Ed è per questa ragione che tutta la vicenda non diverte affatto il cancelliere”.
Abbiamo chiesto l’opinione di Luca Ciciriello, studente Optima Erasmus a Olsztyn.

Perchè il governo USA si è esposto così tanto rischiando di rovinare le relazioni tradizionalmente ottime tra i due paesi?

Riguardo la questione dello spionaggio americano in territorio tedesco ne avevamo già sentito parlare qualche mese fa, quando si era scoperto che il cellulare della cancelliera tedesca era intercettato dai servizi segreti statunitensi. Alla lettura di queste ultime notizie mi rendo conto di quanto il governo americano voglia tenere sotto controllo la politica estera mondiale, ci basta leggere un quotidiano per capire quanto gli USA siano protagonisti della scena mondiale. Da quando Edward Snowden ha scoperchiato il vaso di pandora sulle operazioni di sorveglianza di massa di Washington, non passa giorno in cui non vi siano rivelazioni sorprendenti sulla ramificata rete di controllo adottata da Washington per spiare politici, ma anche soggetti privati. Infatti oltre che per la lotta al terrorismo e la preservazione della sicurezza nazionale, i vari programmi di sorveglianza sono stati impiegati anche per valutare la politica estera e la stabilità economica di altri paesi, e per raccogliere informazioni riservate di natura commerciale, allo scopo di avvantaggiare l’amministrazione statunitense durante la preparazione di trattati internazionali o accordi di natura economica con altri paesi.
Personalmente mi chiedo sempre per quale diritto uno Stato nato nel 1776 debba tenere sotto controllo Stati europei che vantano invece una storia politica millenaria.

Quali saranno le conseguenze a lungo termine di questa crisi di fiducia? La Germania sente forse di poter fare a meno dell’alleato USA ora che ha conquistato una posizione salda come leader in Ue?

Non credo che le ultime dichiarazioni della Merkel siano un attacco nei confronti degli USA. Le leggo invece come una presa di posizione più decisa, che potrebbe dare il via (mi auguro) ad una politica europea dalla “voce più alta” rispetto ai silenzi o all’accondiscenza che l’hanno caratterizzata in questi anni. Mi viene difficile pensare che l’episodio possa ledere irrimediabilmente le relazioni tra i due Stati ma mi piacerebbe sperare che il resto dei grandi Stati europei, a partire dal Regno Unito, da sempre storico alleato degli USA, e più vicino a questi ultimi che non al resto dell’Europa, possa accogliere le critiche tedesche e mostrarsi più coeso in modo che il governo statunitense moderi la sua linea di controllo della politica internazionale. In ogni caso, porrei l’attenzione sull’atteggiamento americano dopo l’espulsione del capo degli 007 USA a Berlino. Washington si è limitata a rilasciare un comunicato in cui sottolinea “l’importanza della collaborazione bilaterale nell’intelligence” scegliendo quasi di far finta di non rendersi conto dell’importanza della presa di posizione tedesca. Vorrei che il governo americano non si fingesse “amico” (per poi intercettare spostamenti e mosse dei leader europei) e che mettesse in atto una collaborazione più spontanea con le potenze europee. Ma d’altro canto non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno simulato rapporti di collaborazione con altri paesi per perseguire un secondo fine. Penso al piano Marshall del dopoguerra, che finanziò economicamente i paesi europei usciti disastrati dal conflitto al solo scopo di allontanarli dall’orbita comunista.