Napoli, nuove emergenze crolli dopo la morte di Salvatore Giordano

La parola a Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi


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Napoli si sgretola. All’indomani della morte di Salvatore Giordano, il 14enne colpito da calcinacci caduti dal tetto della Galleria Umberto a Via Toledo, e morto al Loreto Mare dopo 5 giorni di agonia, la città si scopre con i tetti, le mura e le fondamenta pericolanti. Esattamente come era successo un anno fa, quando in seguito alla morte di Cristina Alongi, schiacciata da un albero in Via Aniello Falcone, centinaia di alberi pericolanti furono abbattuti. O prima ancora, nel 2006, quando, dopo che Fabiola Di Capua fu colpita e uccisa da un lampione in Via Caracciolo, decine di lampioni si rivelarono a rischio caduta.
Piovono calcinacci da Palazzo Reale, piovono calcinacci dalla Galleria Principe di Napoli, piovevano calcinacci dala Galleria Umberto ben prima della morte di Salvatore Giordano.
E mentre Comune e privati si rimpallano le responsabilità, e la Procura avrebbe già iscritto alcuni nomi nel registro degli indagati, abbiamo chiesto una riflessione a Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi e da pochi giorni tornato a Napoli, che a sua volta ha chiesto il parere della sua fidanzata Sara Fosco, che studia archeologia e storia dele arti.

Sara, si può parlare di responsabilità e di colpe? E di chi?

Per quanto ne so il discorso delle responsabilità è evanescente quanto mai, perché come al solito il Comune ha fatto in modo di apparire totalmente esente da ogni accusa da parte dell’opinione pubblica. Il punto è che quella parte specifica della galleria, interessata dal crollo, è confinante con alcune residenze private, e a quanto pare erano stati stipulati degli accordi tra Comune e privati riguardo alla gestione dei lavori di tutela e ristrutturazione: spetterebbe ai privati finanziare i lavori di tutela e salvaguardia delle strutture appartenenti all’area inerente a copertura e pavimentazione della galleria; come dire, restaurare una scultura limitandosi a testa e gambe. A tutt’oggi, non si riesce a capire a chi spettava la manutenzione. In ogni caso, la mia opinione generale in merito è che non dovrebbe essere appannaggio dei privati la manutenzione totale o parziale di un bene culturale, ma compito della Sovrintendenza, che deve vigilare sul patrimonio artistico, ambientale, archeologico. Nel momento in cui un bene non è preservato adeguatamente, questo passa allo Stato come bene demaniale. In pratica la Sovrintendenza fa parte del Mibact, ma spesso non si occupa della salvaguardia di alcuni siti perché nel frattempo sono passati allo Stato. Uno dei tanti controsensi italiani.

Daniele, quale impressione ti ha fatto questa tragedia, ora che sei appena tornato a Napoli?

La città mi era estremamente mancata. Ho rivisitato con trepidazione i luoghi a me più cari e mi sono finalmente riconciliato con tradizioni che avevo dovuto abbandonare in Belgio: tra le tante, la pizza a pranzo, il bidet, il caldo mortale ed il trasporto pubblico allo sfacelo. La situazione di Napoli in rapporto alle città europee è dolorosamente complicata; in generale ho visto come Liegi riesce a gestire bene il proprio quotidiano, addolcendo con il senso del rispetto per il cittadino la vita dei belgi molto inasprita dal clima impietoso e da una delicata situazione culturale. Eppure io a Liegi non ci vivrei. A volte ho le lacrime agli occhi per quanto di terribile vedo e sento riguardo a questa città, e la tragedia del povero Salvatore è solamente l’ultima in ordine di tempo, tuttavia sull’altro piatto della bilancia, penso a quanto Napoli sia una città capace di affascinare ed essere suggestiva forse perché, come affermò magnificamente Curzio Malaparte “Napoli è la più misteriosa città d’Europa, è la sola città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola città del mondo che non è affondata nell’immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo. Il mondo antico, precristiano, rimasto intatto alla superficie del mondo moderno.” Che io venga sepolto se le mie parole saranno lette come “Napoli è bella lo stesso, tanto peggio se è piena di problemi”. No. Napoli va tutelata, curata, protetta, assieme a tutto il Meridione. Lo stato di abbandono in cui è stato lasciato il mezzogiorno deve finire. Le mie idee non sono molte, queste le lascerei a chi è più preparato di me in politica e società; ma a mio avviso la prima piaga da sanare sarebbe la criminalità organizzata, il vero grande male italiano. Napoli è la città dei mille paradossi, dove si può morire a causa di un sito storico cadente e trascurato. Agli studenti di Archeologia, quando si parla loro di “morire per l’arte”, di certo non credo s’intenda questo.