I giapponesi hanno molta fantasia. Detta così sembra una frase fatta, banale; insomma un luogo comune. Se però si dà un senso più specifico alla frase, o meglio, alla fantasia dei Giapponesi, l’affermazione assume un altro sapore. Ci riprovo: i giapponesi, o meglio i manga giapponesi, a volte hanno una fantasia del tutto particolare, ai limiti del perverso in stile kitch. Senza tanti giri di parole, arrivo al punto (che poi è ampiamente svelato nel titolo di questo post…): Death note, manga di successo, anzi, per i cultori del genere una vera e propria Opera (creata da Tsugumi Ōba e Takeshi Obata), è in fase di studio per una sua eventuale trasposizione sul grande schermo, con la direzione di Gus Van Sant. Un progetto in cui spero molto, ma in cui non credo tantissimo perchè non è scontato che il prodotto possa avere molto mercato. Spero di sbagliarmi.
Vi riassumo la trama del manga in questione (Pubblicato in Giappone nel 2003, e arrivato in Italia tra il novembre del 2006 e il settembre del 2008): Light Yagami, un tranquillo studente adolescente, trova, apparentemente per caso, un quaderno dai poteri sovrannaturali. È il libro nero della morte, chiamato Death Note, che è stato gettato sulla Terra dallo shinigami Ryuk (una sorta di demone che detiene un rapporto di complicità a tratti ambiguo con il protagonista). Questa sorta di “Moleskine della morte”, dona a chi lo possiede il potere di porre fine alla vita di chiunque, semplicemente scrivendone il nome su di esso. Il fatto è che lo studentello apparentemente tranquillo ci prende gusto, e si ripromette di usare il Death Note per annientare tutti i criminali, allo scopo di creare un mondo perfetto.
Concludendo: la Warner sembra voglia scommettere su questa sorta di capolavoro anime che, fra l’altro, ha già al suo attivo ben 3 lungometraggi live action, (i primi due film, sono usciti solo in Giappone). Dopo l’abbandono di Shane Black, primo candidato alla direzione allontanatosi per non precisate divergenze creative, la candidatura di Van Sant sembra prendere piede. Staremo a vedere. Nel frattempo voi, se vi dovesse capitare di raccogliere quadernetti smarriti da terra, lasciate pure perdere il mio nome, tanto è un nome d’arte.