Bella ciao e Ave Maria: è scontro sull’aborto

La parola a Marco Cavaliere, studente Optima Erasmus a Barcellona


INTERAZIONI: 7

Il cortile all’esterno del reparto di ginecologia dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna ha assistito a una disfida a colpi di slogan tra esponenti della comunità Giovanni XXIII e i membri del comitato “Io Decido”, il cui slogan si rifà a quello delle donne spagnole che si opponevano alla legge anti-aborto di Rajoy. Oggetto del contendere le interruzioni volontarie di gravidanza, a cui da 15 anni il gruppo di preghiera Giovanni XXIII, fondato da Don Oreste Benzi, esprime il suo totale dissenso organizzando gruppi di preghiere ogni martedì all’esterno dell’ospedale, nella speranza di scoraggiare le donne che si recano alla clinica per sottoporsi a quello che la comunità ritiene un vero e proprio atto lesivo della vita. In tutta risposta alcune associazioni bolognesi, tra cui la Cgil, l’Unione Donne in Italia e altre associazioni femministe, avevano deciso di passare al contrattacco per difendere la libera scelta delle donne sulla propria vita. Un duello verbale quindi, tra due modi diametralmente opposti di interpretare l’aborto, che si è risolto in una gara a chi urlava gli slogan a voce più alta. Agli Ave Maria e ai canti degli antiabortististi facevano eco le note di Bella Ciao gridate, più che cantate, dal comitato “Io Decido”. E se da un lato il gruppo Giovanni XXIII considera l’intromissione dei comitati una violazione del diritto di libera espressione, dall’altro il comitato “Io Decido” si scaglia apertamente contro “i gruppi di preghiera, dotati a volte anche di megafono, e i cartelli offensivi della dignità dei lavoratori della sanità che con impegno e professionalità permettono l’applicazione di una legge dello Stato.”
Abbiamo chiesto le opinioni di Marco Cavaliere, studente Optima Erasmus a Barcellona.

Cosa ne pensi di questo confronto?

Fermo restando che ho già ampliamente espresso il mio totale supporto alla campagna per la piena attuazione della legge 194, a mio avviso diritto inviolabile della donna e di fatto già legge del governo italiano, ho trovato questa scena decisamente triste e sconfortante.
Mi sono sentito catapultato in un circolo vizioso di anacronistica natura, l’eterna e culturalmente bassa automatica etichettatura degli idealismi. Mi sono sentito tremendamente schiacciato dal peso del passato del nostro paese, che sembra non mollare mai la presa, che sembra non lasciare mai completamente la nostra pelle, come dopo essersi tuffati in una vasca di olio.
L’affermazione del proprio pensiero, tra queste due fazioni, è rovinosamente caduta ancora una volta nella semplicistica suddivisione tra “chiesa e mangia-bambini”, si ritorna sempre a sbattere la testa su stereotipi che ormai dovrebbero essere belli e sepolti da anni di emancipazione e moderno pensiero sociale.
È davvero necessario tutto questo? È davvero possibile che ci si debba per forza appiccicare in fronte uno dei soliti adesivi noti, nell’esatto istante in cui si sceglie di essere a favore o contro un principio che non ha nulla a che vedere con movimenti politici/religiosi o quant’altro?
Qui si parla del diritto dell’essere umano, e si finisce per tifare Dio o PCI, perché è si sente il bisogno ogni volta di identificarsi in questa maniera in uno schieramento di qualche tipo, per potersi sentire liberi di pensarla come si vuole?
Ora verranno a dirmi che “bella ciao” non è il simbolo del comunismo ma il simbolo dei partigiani, ma mi sento di dire che non sono affatto d’accordo essendo un canto nato come inno anti-fascista, oltretutto in questa situazione utilizzato per coprire gli “ave maria” delle tifose ecclesiastiche.

Cosa ti irrita maggiormente in questa diatriba?

Trovo davvero triste l’intera situazione, soprattutto per un dettaglio che forse sfugge ai più:
si scrive un articolo per raccontare la lotta tra “tifoserie”, si mostra il video del coro e la preghierina successiva, e si finisce ogni santa volta (mi perdoneranno le devote) per mettere in seconda luce il problema VERO che sta alla base della notizia:
che esiste una legge in Italia la quale riconosce e regolamenta il DIRITTO sacrosanto (mi ri-perdoneranno) all’autodeterminazione della donna in tema di aborto, e tale legge, come tante altre nel nostro paese, viene sistematicamente scavalcata, ignorata e semplicemente non rispettata da istituzioni e servizi pubblici, rendendoli ancora una volta CRIMINALI LEGALIZZATI.
E cosa fa la stampa nazionale, cosa si affannano a pubblicare le testate giornalistiche online?
Il video di “bella ciao” e la preghierina di risposta.
E allora io dico va bene, pubblichiamo il video della canzoncina, pubblichiamo la preghierina di risposta, ma alla fine della fiera cerchiamo di sottolineare che il nostro sistema sanitario sta ARBITRARIAMENTE decidendo di VIOLARE una legge nazionale, di porsi in una posizione di consapevole ILLEGALITà, non rispettando e non attuando pienamente la 194.
Magari oltre alla canzoncina e alla preghierina la gente ricorderà qualcosa di più importante.

A chi esprimeva perplessità sulla decisione di schierarsi della Cgil, è arrivata una nota del sindacato che ha dichiarato: “la Cgil è da sempre impegnata nella lotta per la difesa delle libertà femminili e la laicità della sanità pubblica e di tutti i beni comuni. Difendere la libertà di scelta delle donne e la corretta applicazione di una legge dello Stato, sottoposta persino a referendum, come è la L.194, ci pare non solo lecito, ma persino doveroso, e altrettanto ci aspetteremmo da chi riveste incarichi istituzionali”.