3 Days to Kill, tra violenza e commedia

Il nuovo thriller action con kevin Costner è un film dagli ingredienti noti, ma che si lascia gustare con piacere e senza pretese


INTERAZIONI: 7

Vite parallele, difficili rapporti in famiglia con moglie e figlie maldisposte e alienate, terroristi cattivi e assetati di sangue, inseguimenti mozzafiato… mi verrebbe un po’ a noia tutto ciò, ma c’è un ma. Un buon piatto, per quanto possa essere relativo ad una ricetta che dà indicazioni su ingredienti, proporzioni, tempi di cottura etc., a prescindere dal fatto che magari  piaccia molto, potrebbe anche risultare disgustoso, nel caso dovesse riuscir male durante la preparazione.
Questo film, cucinato con ingredienti proposti e riproposti in una dieta cinematografica scarsamente creativa, riesce comunque a piacermi. E credo di sapere il perché: l’ideatore della ricetta, ha mantenuto il suo stile; lui che in diversi casi ha raggiunto l’eccellenza per quanto mi riguarda. Al di là di metafore e giri di parole sto parlando di Luc Besson che ha scritto la sceneggiatura di questo ritorno di Kevin Costner all’action. Sembrerebbe in buona forma. Luc, ma anche Kevin.

E allora, la trama:
Ethan (Kevin Costner) è un ex agente segreto dal passato, ovviamente, molto attivo e anche un po’ sporco; insomma come ogni agente segreto che si rispetti. Scopre di avere un cancro in avanzato stadio e quindi decide di tentare di recuperare i suoi affetti più cari, vale a dire la famiglia. Raggiunge quindi ex moglie (Conie Nielsen) e figlia (Hailee Stenfield) a Parigi, ma ha l’amara sorpresa di ritrovarsi nuovamente in azione nel suo lavoro, trascinato e convinto da una misteriosa e bellissima spia (Amber Heard) a compiere un ultimo lavoro sporco: fare fuori alcuni trafficanti con collusioni ad alto livello. In cambio la tipa niente male gli promette una cura miracolosa che permetterebbe ad Ethan di stare molto più tempo con i suoi cari.

Cosa dire concludendo? Un giudice di Masterchef forse storcerebbe il naso, ma a livelli meno pretenziosi il piatto cucinato è riuscito abbastanza bene, complice una giusta dose di spezie all’ironia presente nei dialoghi, che riesce ad alleggerire copioni usurati, e a mettere quel buon umore, che a tavola, si sa, è d’obbligo. C’è però qualcosa che mantiene sulla sufficienza questa pietanza: troppo tonno e troppa tenerezza mascherata da una violenza che si taglia con un grissino.

3 Days to Kill è nelle nostre sale da giovedì 5 giugno.