Elezioni Europee, trionfo degli euroscettici, Italia in controtendenza

La parola a Elena Caruso, studentessa Optima Erasmus a Bonn


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A due giorni dai risultati definitivi delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo in tutti i paesi Ue, è tempo di bilanci e riflessioni. Non è facile individuare una maggioranza all’interno del nuovo Parlamento Europeo. I due principali gruppi, socialisti e popolari, escono dalle urne ridimensionati, ma la novità più evidente è che crescono gli estremismi e il fronte euroscettico si aggiudica più seggi del previsto. Il risultato che fa più rumore è infatti proprio l’exploit dei partiti euroscettici in Europa, come il Front National in Francia e l’Ukip nel Regno Unito. Percentuali in alcuni casi molto elevate che porteranno a Bruxelles e Strasburgo decine di eurodeputati – Regno Unito e Francia sono tra i paesi più rappresentati nei seggi al Parlamento Europeo- e rischiano di provocare una svolta nelle politiche del Parlamento se decidessero di unire le forze. Appare quindi chiaro che sia le attuali politiche di austerità dell’Unione Europea sia l’insoddisfazione sull’attuale situazione politica interna hanno esacerbato il malcontento di buona parte dei circa 400 milioni di elettori, che in molti casi hanno premiato per questo motivo i partiti euroscettici dei rispettivi paesi.
Abbiamo chiesto il parere di Elena Caruso, studentessa Optima Erasmus a Bonn e attenta osservatrice politica.

Quali saranno le conseguenze a lungo termine in Europa dell’avanzata di questi partiti euroscettici? C’è da preoccuparsi?

Leggo con profonda preoccupazione i dati relativi alla crescita dei partiti euroscettici in tutta Europa. Personalmente sono sicura che le Elezioni Europee sono diventate una resa dei conti sul fronte interno, per “misurare” l’indice di gradimento dei partiti. Ad esempio in Francia il governo socialista è oggetto delle critiche generali, l’economia è stagnante, la disoccupazione rimane molto alta e Marine Le Pen è apparsa come la risposta a tutti questi problemi.
Nigel Farage ha cavalcato l’insofferenza degli inglesi per le istituzioni europee, il timore di una nuova crisi economica e la frustrazione per l’aumento indiscriminato dell’immigrazione, come hanno fatto altri partiti di destra in paesi come la Danimarca, la Polonia e l’Austria. I risultati economici e politici soddisfacenti in Germania hanno invece riconfermato il Cdu di Angela Merkel.

A proposito della Germania, quali sono stati i dati di affluenza?

La percentuale di votanti è stata del 43%, tra le più basse di sempre in Germania. Come detto, il Cdu/Csu di Angela Merkel ha tenuto, ma il suo partito, con il 36,3% di voti, registra il peggior dato dal 1979 (e arretra rispetto al 42,5% delle politiche del 2013). Un risultato comunque nettamente migliore di quello dell’Spd, fermo al 27,4%. Tuttavia anche a Berlino non c’è da stare allegri, visto che il partito anti-euro dell’Afd, nato solo nella primavera del 2013, ha ottenuto il 7% di voti, quarto partito dietro ai Verdi al 10,50%. Inoltre la Germania, dove non c’è soglia di sbarramento, manderà anche un rappresentante di gruppi come i neonazisti dell’Npd con l’1%. Insomma, mi vien da dire che in questo quadro non entusiasmante per fortuna che ci sono eccezioni quali la Grecia di Tsipras e l’Italia del Partito Democratico.

Come spieghi questo importante risultato di controtendenza che si è verificato in Italia?

Abbiamo buone ragioni per essere orgogliosi e per festeggiare noi italiani, a scapito di quanto si sta verificando nella Francia di Le Pen piuttosto che nella Gran Bretagna di Nigel Farage. In Francia, per esempio, la “bocciatura” di Hollande è chiara come specularmente è evidente che al contrario gli Italiani hanno una grande fiducia nel il Governo a guida Renzi. Il desiderio di riforme radicali ha consegnato un sorprendente 40% di preferenze a Matteo Renzi. Il segretario Pd e attuale premier “incassa” una vittoria senza precendenti, forse unica nella storia del centrosinistra italiano. Questi numeri non li abbiamo mai visti. Finalmente il Pd è un partito delle vittorie intere. E si lascia alle spalle il “Si ma anche” o “Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Se da una parte il giuguaro è stato smacchiato e Grillo è ormai un grilletto che fa meno paura, non posso rinunciare a fare una riflessione. Colgo spesso nelle persone un sentimento che non mi appartiene. Io, integerrima laica, non riesco ad affidarmi a nessuno. Non riesco ad avere alcun rapporto mistico sacrale con nessun politico. E non è un segno dei tempi, è una caratteristica proprio mia. Non credo nei Salvatori e negli unti dal signore. Nel 1994 sono certa che non sarei caduta nel sogno liberale di Berlusconi, così come all’ascesa di Matteo Renzi ho guardato sempre con molta sospettosa cautela. E lo stesso atteggiamento lo confermo verso Grillo. Purtroppo, questo è un mio limite, mi risulta difficile affidarmi alle figure salvifiche. E ripeto, sarà colpa del mio eccessivo e integerrimo laicismo. Fortuna che l’Italia è un Paese religioso. Che ha un rapporto religioso anche con la Politica. Cerca qualcuno che miracolosamente li salvi. Ieri era Berlusconi poi Grillo. Oggi Matteo Renzi. Da elettrice e militante del Pd sono contenta che sia arrivato anche per noi il momento di vincere. Ma l’elettorato italiano così “di pancia” mi fa orrore. Non mi risulta difficile credere che le stesse persone che nel ’94 hanno o avrebbero votato Berlusconi siano le stesse che si sono poi “affidate” a Grillo, e in ultimo a Renzi. Abbiamo visto che brutti scherzi faccia l’effetto palloncino. E come si sia sgonfiato in pochi mesi il M5stelle e Forza Italia. A differenza delle altre volte però, questa vede “gonfiare” il Pd, l’unico partito italiano sulla scena, e anche il più solido e strutturato. Senza Matteo Renzi probabilmente anche noi adesso saremmo a piangere un 14% come la Francia di Hollande. Chi può dirlo. Spero che Matteo Renzi e la squadra di governo così come i parlamentari europei sappiano fare bene il loro lavoro. Non mi aspetto che salvino l’Italia o l’Europa, ma che lo rendano un posto un po’ migliore di come l’hanno trovato. Renzi col suo carisma riesce a intercettare quell’elettorato che in altri Paesi viene intercettato dai nostri corrispettivi grillini e leghisti.
A questo si aggiunga che i famosi 80 euro in busta paga che sono stati tanto sbeffeggiati e che, sebbene non siano stati l’unico fattore che ha determinato il risultato del PD, sono un chiaro segnale dello stato in cui riversa il nostro Paese. 80 euro fanno la differenza per le famiglie italiane, checchè se ne pensi. E questa la direzione da prendere, le scelte politiche che devono essere fatte per dare un po’ d’ossigeno alle famiglie e per far ripartire i consumi.

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri

In questo clima di incertezza un solo punto fermo.Il candidato del Partito Popolare Jean-Claude Juncker, fortemente voluto da Angela Merkel, dovrebbe essere il prossimo presidente della Commissione Europea. Ma il nome definitvo arriverà solo martedì prossimo.