Bruxelles, senza volto il killer dell’attacco antisemita

La parola a Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi


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E’ morta in ospedale la quarta persona colpita nella sparatoria al museo Ebraico di Bruxelles, il cui responsabile è ancora ricercato dalla polizia, che a due giorni dall’attentato antisemita non è ancora riuscita a dargli un nome.
Le telecamere di sorveglianza del Museo hanno trasmesso un video che mostra un uomo estrarre un fucile Kalashnikov da una borsa e sparare due colpi per poi fuggire a piedi.
Solo due delle quattro vittime erano ebree: due turisti di Tel Aviv. Gli altri erano una francese e un belga, che facevano parte dello staff. Il Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu ha condannato l’incidente, definendolo “l’ennesimo risultato dell’incitamento all’odio nei confronti di Israele e degli ebrei”, e si è detto dispiaciuto per la mancanza di solidarietà di altri leader mondiali che non gli avrebbero dichiarato il loro supporto, anche se i comunicati di cordoglio sono venuti da tutto il mondo, Italia inclusa. Abbiamo chiesto il parere di Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi.

Quali sono i commenti sulla stampa belga? E le reazioni del governo

La stampa belga come sempre è stata estremamente attenta alla vicenda e gli aggiornamenti non hanno tardato ad arrivare. In queste ore, è in particolare al centro delle critiche il fatto che l’attentatore sia ancora a piede libero. Di certo, anche se la crimialità in Belgio è su livelli molto bassi, e questo episodio ha scosso enormemente l’opinione pubblica, questo non è il primo attentato del genere in Belgio. Già nel 1980 e nel 1981 ci furono due attentati ad Anversa, e nel 1982 un uomo ferì 4 persone all’esterno della sinagoga di Bruxelles. Proprio oggi il Ministro degli Interni belga, Joelle Milquet, ha affermato: “La nostra priorità è trovare, fermare e arrestare quest’uomo, dobbiamo rassicurare i membri della comunità ebraica.”

Le minoranze etniche in Belgio sono adeguatamente tutelate? Questi fenomeni di intolleranza sono già capitati in passato?

Scherzosamente io dico sempre che il “belga” vero e proprio non esiste, e ciò perché in nessun altro paese finora ho visto un tale multiculturalismo e eterogeneità etnica: italiani, turchi, marocchini, nonché olandesi e francesi, più popoli da buona parte dell’Africa del Nord e dell’Asia. Ciò anche perché le politiche belghe sull’immigrazione e sull’integrazione culturale sono molto favorevoli, e non potrebbe essere altrimenti del resto, per un paese che parla tre lingue diverse ed ha altrettanti parlamenti diversi. Tuttavia, il partito separatista fiammingo, di estrema destra, N-VA, ha ottenuto negli anni un numero di consensi sempre maggiore per poi culminare nel successo ottenuto in queste elezioni. Questo partito è uno di quei numerosi partiti nazionalisti che la crisi sta facendo sorgere in tutta europa: Casa Pound in Italia, Alba Dorata in Grecia, Front National in Francia e Efd in Danimarca, giusto per citarne alcuni. N-VA, così come gli altri, auspica un selezionamento più rigido di coloro che possono restare nel Paese, e la garanzia di aiuti sociali e agevolazioni solamente ai cittadini belgi. Alla fine la cosa degenererà presto, se si lascia modo a questi partiti di operare: già adesso, nel mio tour delle Fiandre, in varie città ho visto che alcuni musei erano gratis solo per i “residenti fiamminghi”.

Come mai in particolare gli ebrei, pur essendo una minoranza trascurabile in Europa sono ancora considerati detentori del potere economico e vittime di odio e attentati?

La figura dell’ebreo come un ricco usuraio è da sempre radicata nell’immaginario collettivo, perfino nella letteratura: i primi esempi che mi vengono in mente provengono da quella inglese, come ad esempio Shylock, l’ebreo dell’opera Shakespeariana “Il Mercante di Venezia”, o anche Isaac di York, nel romanzo storico Ivanhoe, di Walter Scott. Credo che questa concezione si sia insinuata dalla distruzione del tempio di Gerusalemme, ad opera dei Romani, quando gli Ebrei si dispersero in una nuova diaspora. Il fatto quindi di essere un popolo “senza nazione” alimentava già da allora l’astio di chi li vedeva vivere accanto a loro e riuscire a guadagnare di più grazie all’attività commerciale, anche perché all’epoca agli ebrei erano vietati molti altri tipi di mestieri pubblici. Fu a partire dal Duecento del resto che in tutta Europa si aprirono i ghetti ebraici. Forse la causa principale è quella della diversità religiosa: per i cristiani, gli ebrei sono stati spesso considerati un popolo maledetto, “uccisore di Dio”. Inoltre, se tra le leggi cristiane è espressamente vietato il prestito ad usura, si sapeva che per l’ebraismo ciò era vietato solo fra ebreo ed ebreo: questo tipo di credenza che vedeva l’ebreo come usuraio, quindi non era altro che una generalizzazione volta ad accentuare in maniera dispregiativa le differenze religiose. E’ chiaro che tali pregiudizi sono inaccettabili al giorno d’oggi, e pure certi streotipi sono duri a morire

Tra le dichiarazioni più veementi quella di Moshe Kantor, presidente dell’European Jewish Congress, che ha richiesto una legislazione più severa per stroncare il fenomeno dell’antisemitismo affermando che in caso contrario la sicurezza delle comunità ebraiche in Europa saranno messe sempre più a repentaglio. “Quanti altri attacchi mortali dovremmo sopportare prima che le istituzioni Europee si rendano conto che gli ebrei sono sotto attacco?” ha concluso.
A rincarare la dose Abraham Ghighi, rabbino della capitale belga, che ha collegato l’attentato alle Elezioni Europee e ha commentato con preouccopazione l’avanzata degli esremisti al Parlamento Europeo “La nostra comunità è sotto shock, viviamo sotto scorta e siamo costretti e non indossare i nostri copricapi.”
Appena il giorno dopo due ebrei sono stati attaccati a Creteil, a sud di Parigi, mentre lasciavano una sinagoga.