Elezioni Europee, rischio astensionismo e euroscetticismo?

La parola a Luca Ciciriello, studente Optima Erasmus a Olsztyn


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Questa settimana, dal 25 al 28 maggio, i 380 milioni di elettori dei 28 paesi che formano l’Unione Europea, dal Portogallo alla Finlandia, dalla Grecia all’Irlanda, saranno chiamati a eleggere un nuovo Parlamento Europeo, scegliendo 751 deputati per essere rappresentati. Tuttavia non solo il rischio astensionismo si conferma alto, come già capitato in passato nelle elezioni europee, ma questa volta si prospetta anche un’avanzata dei partiti anti-Ue e anti euro, in cui i cittadini dei vari paesi riversano tutta la loro insoddisfazione verso la scarsa crescita e l’aumento della disoccupazione. Mai come in quest’occasione il Parlamento Europeo ha possibilità di rispondere alle preoccupazioni concrete dei votanti, dalle tariffe telefoniche ai bonus dei banchieri. E tuttavia permane un profondo divario tra le istituzoni europee e i suoi cittadini, con il  71 per cento degli europei non si sente rappresentato dal Parlamento Europeo.
Abbiamo chiesto il parere di Luca Ciciriello, studente Optima Erasmus a Olsztyn, in Polonia

Le imminenti elezioni europee sono argomento di dibattito in Polonia in questi giorni? Pensi che anche in Polonia finirà per prevalere il partito degli astensionisti? E qual è l’attuale sentimento dei polacchi nei confronti della Ue?

A dire il vero, tra gli studenti polacchi ho sentito parlare poco di elezioni, a differenza di quanto avviene in Italia in cui ad occupare le prime pagine dei quotidiani non c’è altro se non questo argomento. In realtà il basso interesse dei polacchi nei confronti delle elezioni è dato dal fatto che non hanno tanta fiducia nei confronti dell’Ue la cui economia non si è mostrata solida in questi anni. Temono la cosiddetta “austerity” tedesca e allo stesso tempo non vogliono cadere nel baratro così come la Grecia, specialmente perchè in Polonia, anche nei tempi di crisi, la crescita del PIL ha continuato a mantenersi costante. Difatti questo è uno dei motivi perchè la Polonia non ha ancora scelto di aderire all’Euro. Temo quindi che anche in Polonia non verrà raggiunto il quorum. D’altronde ho letto che fin dalle prime elezioni europee del 1979 non è mai stata raggiunta la percentuale del 50% di votanti.

Quali sono i principali partiti che concorrono in Polonia per il Parlamento Europeo?

Da alcune ricerche ho appreso che tra le “new entry” del futuro Parlamento Europeo, ci sono Europa Plus (E+) e Polonia Insieme (PR). La prima, una coalizione di movimenti di centro-sinistra pro-Ue nata il 3 febbraio 2003 e accreditata di circa il 7% dei voti, è favorevole all’entrata della Polonia nell’Eurozona e vorrebbe che questo accadesse prima del 2019. Anche PR, dato sotto il 5%, è un partito liberale di centro-destra fondato nel dicembre 2013 dall’ex ministro della Giustizia e può contare su tre europarlamentari del gruppo Conservatori e Riformisti Europei. La competizione è quindi aperta, anche in Polonia, ed il successo dei movimenti pro Ue stavolta non è scontato. Anche qui infatti sta emergendo un sentimento antieuropeista che nel 2009 è diventato partito: si tratta della Nuova Destra, fondato nel 2011 e che ha ottenuto alle prime parlamentari l’1%, chiaramente immagino che alle prossime otterrà una maggiore percentuale di voti, così come altri movimenti euroscettici in Europa.

Dunque anche in Polonia, così come in tutta Europa stanno affermandosi partiti antitetici rispetto a quelli tradizionali e accomunati dall’euroscettisicmo? Come ne spieghi la proliferazione?

Penso che questi partiti/movimenti, come l’UKIP in Gran Bretagna e ovviamente il Movimento 5 Stelle in Italia, nascano perché in tutta Europa la gente ha paura e non sa dove andare, e questi propongono soluzioni sempliciste ai problemi complessi della nostra società pur trascurando valori costitutivi comuni democratici. Basti pensare che tra i movimenti fondanti della Nuova Destra vi è la restaurazione della monarchia polacca, l’abolizione del suffragio universale e la trasformazione del Parlamento Europeo in un bordello. E sembra che nessuno di questi partiti “alternativi” si renda conto che se l’Europa non resta “unita” si rischia uno dei più grandi collassi della storia del Vecchio Continente.

Il Parlamento Europeo

La grande innovazione delle elezioni di quest’anno consiste nell’elezione di un front-runner che ogni grande formazione politica della Ue ha scelto per succedere Barroso come presidente della Commissione, nella speranza di creare candidati trans europei, che accomunassero gli ideali politici dei partiti dei relativi paesi. Ma l’idea sembra non aver del tutto abbattuto il muro di indifferenza del grande elettorato. Un sondaggio Ipsos effettuato su 9000 persone di 12 paesi, dimostra che più del 60% dei votanti non ha idea di chi siano i front-runner di ogni partito. Inoltre non è detto che tali candidati siano poi approvati dai capi di governo europei e dalla maggioranza del parlamento, a cui spetta l’ultima decisione. Se i candidati risultati vincitori dovessero essere ignorati nella scelta finale, gli elettori potrebbero chiedersi a cosa sia servita questa chiamata alle urne e sarebbe un ulteriore motivo di perplessità sul ruolo che l’Unione Europea gioca sui suoi 500 milioni di abitanti.