Quentin Tarantino ha sempre considerato Sergio Leone come una delle sue maggiori fonti di ispirazione, e oltre ad averlo più volte dichiarato non è neanche difficile carpirlo dai suoi film.
Questa è una delle motivazioni per cui la kermesse francese ha scelto lui per presenziare e presentare la proiezione di una versione digitalizzata di Per un pugno di dollari. L’evento ci sarà sabato 24 maggio al Festival di Cannes e ne suggellerà la chiusura (inizia ufficialmente oggi).
Vale la pena rivedere ancora una volta questo capolavoro del maestro Leone, anche perché dietro il preciso lavoro di restauro si celano i laboratori della Cineteca di Bologna e della Unidis Jolly Film (la società di produzione e distribuzione originaria del film) che hanno collaborato con la Hollywood Foreign Press Association e la Film Foundation di Martin Scorsese. Ennio Guarnieri, il direttore della fotografia ne ha invece supervisionato gli aspetti visivi. Per l’occasione, come è giusto che sia, sono piovuti anche i ringraziamenti per la famiglia Leone da parte del Festival di Cannes.
Sarebbe stato bello, se insieme a Tarantino avesse presenziato anche Clint Eastwood: l’attore è stato praticamente scoperto dalla Trilogia del dollaro, dopo che le sue prime apparizioni sul grande schermo erano rimaste alquanto anonime. I rapporti fra i due, nonostante si fossero incrinati, in seguito al rifiuto dell’attore di collaborare ancora una volta con il regista (fu in quell’occasione che Sergio Leone pronunciò la famosa frase lapidaria: Clint Eastwood ha solo due espressioni, col cappello o senza cappello), sicuramente in seguito sono migliorati.
Fatto sta che Sergio Leone manca tanto al cinema italiano, e francamente se ne avvertiva il bisogno di ricordarlo a 25 anni dalla sua scomparsa. Insomma, ben vengano atti dovuti come questi, al di la della retorica nella quale si può a volte inciampare. Leone è stato un grande maestro e questo lo hanno riconosciuto in molti, Tarantino compreso. Ha re-inventato un genere, ha capovolto dei clichè, ha ridisegnato uno stile. E lo ha fatto alla sua maniera, graffiando quella patina edulcorata e sdolcinata del western propinatoci da oltre oceano. Non me ne vogliano i puristi, ma nelle opere di Leone si intravede tutto il narcisismo putrescente e volutamente auto celebrativo di Hollywood che si scioglie, non come per incanto, ma come cerone portato via a colpi decisi di struccante. Cosa buona e giusta per quei tempi. E così sia.