Coppa Italia, il calcio italiano mostra il suo volto peggiore all’Europa.

La parola a Daniele Laino, studente Optima Erasmus in Belgio


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Bambini in lacrime, inno fischiato, fumogeni in campo e giocatori ostaggio degli ultras. Sono troppe le cose non andate per il verso giusto sabato scorso nella finale di Coppa Italia, conclusasi con la vittoria del Napoli sulla Fiorentina.
Sono ancora gravi ma stazionarie le condizioni di Ciro Esposito, il supporter napoletano gravemente ferito da Daniele De Santis, ultras romanista, pregiudicato e già coinvolto in numerosi episodi di tifo violento.
Ma il tifoso ferito è stato ormai messo in secondo piano rispetto a un altro episodio che ha colpito maggiormente l’immaginario della stampa nazionale ed estera. Il capitano del Napoli, Marek Hamšik, è stato costretto a dirigersi in curva e a dialogare con gli ultras più radicali capitanati da Gennaro De Tommaso, ormai noto con il suo “folkloristico” soprannome “Genny ‘a carogna” e legato ad ambienti camorristi del Rione Sanità di Napoli.
All’improvviso, l’Italia si è resa conto che le sorti di quella serata, come già in passato, sarebbero state decise da un personaggio che non aveva niente a che fare con il governo e le forze dell’ordine, che arrampicatosi sulle recinzioni e con indosso una maglietta che inneggiava alla liberazione di Antonino Speziale (l’assassino del poliziotto Raciti durante il derby siciliano del 2007), sbraitava ordini ai suoi sottoposti, decidendo di fatto l’inizio del match.
Il tutto sotto lo sguardo impotente del premier Renzi, seduto in tribuna con la moglie e la figlia in lacrime, spaventata dai cori e dai fumogeni.

Ciro Esposito, il tifoso ferito

Ora Gennaro De Tommaso smentisce ogni trattativa con le forze dell’ordine e chiede che cali il sipario su di lui: “non è di me che dovete preoccuparvi, ma del ragazzo che è stato ferito”.
Abbiamo chiesto a Daniele Laino, studente Optima Erasmus a Liegi, come l’episodio sia stato considerato in Belgio.
Ci dice Daniele:

“Il calcio in Belgio è visto in maniera differente, di certo con meno partecipazione. Ho conosciuto tanti belgi che non lo seguono per niente, anche se gli ultras ci sono anche qui. Durante tutto il mio soggiorno non ho mai letto notizie di episodi violenti dentro o anche fuori dal campo, al massimo si verifica qualche rissa tra tifosi di squadre di terza categoria. Di certo, anche solo se venisse appeso uno striscione come quelli contro il Napoli che inneggiano all’eruzione del Vesuvio, l’intero campionato sarebbe sospeso, quello che è successo sabato a Roma è del tutto impensabile qui. Basti pensare che nel caso della tragedia dell’Heysel (in cui 39 tifosi persero la vita) lo stadio episodio dei fatti non ospitò finali europee per dieci anni, e cambiò il nome in Stadio Re Baldovino.”

Aggiunge Daniele:

“Il problema italiano è che il calcio è diventato ciò che erano i ludi per i romani: una valvola di sfogo, dove gli italiani convogliano il loro malcontento e questo le autorità lo sanno bene; più volte ho sperato che il campionato venisse sospeso, in seguito agli scandali di Calciopoli e Calcioscommesse, ma non si prende mai un’iniziativa seria. Tutto ciò che fanno è mettere reti su reti attorno al settore ospiti degli stadi, facendoli sembrare delle gabbie per animali. Insomma, in definitiva, se in Italia si vuole risolvere il problema della violenza negli stadi, e tornare a com’era un tempo, bisogna cambiare la mentalità con cui il calcio è visto: si vendono più testate sportive che d’informazione, ed i programmi di calcio sono tra quelli con più share: è diventato una specie di religione per noi.”

E mentre sui social media impazzano le prese in giro e le ironie (#gennyacarogna è l’hashtag più twittato in questi ultimi giorni), il ministro dell’interno Alfano scrive sempre su Twitter: «Non c’è stata nessuna trattativa tra Stato e ultrà. Non sta né in cielo né in terra», e la stampa polemizza sull’ennesima vittoria dell’antistato, Ciro Esposito è ancora in un letto d’ospedale e rischia di restare paralizzato. Non può sapere che si trova in stato d’arresto con l’accusa di rissa.