La Grecia, e tutto il suo sistema di servizi pubblici, continua a perdere colpi sotto il peso della crisi in cui imperversa il paese. A fronte dell’enorme debito pubblico e dei diktat dell’Unione Europea, il governo greco continua la sua politica di austerity quasi senza scelta. A finire sotto i colpi dei tagli sono state anche le università pubbliche. In particolare gli storici atenei della capitale Atene. Il governo ha varato una serie di tagli all’interno della pubblica amministrazione che ha colpito anche gran parte del personale amministrativo delle università.
Tradotto: l’Università di Atene ha dovuto bloccare la propria attività didattica chiudendo diversi corsi. Senza i necessari strumenti amministrativi anche i corsi chiudono irrimediabilmente e così, anche se in maniera indiretta, crolla uno degli ultimi baluardi del settore pubblico greco. I continui tagli alla pubblica amministrazione hanno reso necessaria anche uno spostamento di 1.349 impiegati nelle università in altri uffici essenziali della vita pubblica. Di fatto il 40% degli amministrativi degli atenei hanno lasciato le università per altri uffici con un danno incalcolabile per la vita delle stesse e rischiando di lasciare diverse zone del Paese senza università.
Il grido d’allarme è arrivato da parte di tutti i principali senati accademici nazionali ed è stato formalizzato da Stathis Efstathopoulos, responsabile della Federazione ellenica dei professori universitari. Efstathopoulos ha scritto una lettera la premier Antonis Samaras dal titolo inequivocabile: “università al collasso”. All’interno della missiva tutti i dettagli di una crisi che rischia di distruggere in maniera irreversibile l’università pubblica greca e chiedendo un incontro immediato per porre rimedio alla situazione.