Il G20 di San Pietroburgo ha confermato per ora la profonda spaccatura tra le varie potenze mondiali sul da farsi per provare a risolvere la crisi siriana. Alla consueta cena tra i rappresentati governativi delle prime venti potenze economiche mondiali, si è manifestata quella che ormai è una vera e propria contrapposizione tra due blocchi. Da una parte gli Stati Uniti e tutti i paesi interventisti, dall’altra la Russia e tutti coloro che vogliono prove inequivocabili per autorizzare un attacco. Uno scenario da guerra fredda che al momento non fa ben sperare che il vertice riesca a porre un argine all’escalation di violenza in Siria.
Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, lo scenario che si è configurato durante l’incontro ufficiale al momento è di parità tra le forze che vogliono l’attacco e quelle che invece vogliono aspettare l’Onu. Il portavoce ha parlato di una sostanziale parità specificando che da un lato ci sono quelle nazioni che ritengono che la gravità della situazione in Siria imponga un intervento al di là del coinvolgimento di qualsiasi organismo internazionale. Dall’altra parte invece c’è il blocco che considera qualsiasi iniziativa indipendente dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu una grave violazione del diritto internazionale e dei trattati stipulati.
Uno scenario che non fa pensare ad una soluzione diplomatica della questione siriana in occasione del grande vertice. Così gli Stati Uniti continuano i loro preparativi per un attacco aereo indipendente. Nel caso in cui il G20 non dovesse portare alcun tipo di soluzione la Casa Bianca è pronta a sferrare un attacco che sembra essere anche più impegnativo rispetto agli annunci presidenziali. Secondo fonti militari citate dalla Abc, il raid aereo dovrebbe durare 48 ore, un’immensità che non combacia con l’opzione annunciata da Obama e i bombardieri B2 E B52 avrebbero già lasciato gli Stati Uniti per raggiungere la propria posizione nel Mediterraneo.