
Un anno e otto mesi di reclusione con sospensione condizionale della pena. E’ questa la condanna inflitta dal tribunale di Milano ai danni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. I due erano accusati di falsa dichiarazione dei redditi ed omessa dichiarazione che venivano quantificate in un danno erariale totale di un miliardo di euro. I giudici meneghini hanno però scelto di condannare i due stilisti solamente per il reato di omessa dichiarazione e assolverli per quello di falsa dichiarazione. Questa decisione ha permesso di ridurre drasticamente la pena richiesta dalla pubblica accusa.
La procura di Milano aveva invocato, infatti, una pena di cinque anni ed otto mesi a testa per i due imputati. Dolce e Gabbana sono stati condannati anche al pagamento di un risarcimento in favore dell’Agenzia delle Entrate, costituitasi parte civile nel procedimento, di una provvisionale di mezzo milione d’euro. Duro il commento dei legali degli stilisti assolutamente non contenti del verdetto di primo grado. Dopo aver già annunciato il ricorso in Appello, non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza, i legali Massimo Dinoia e Armando Simbari hanno criticato aspramente il verdetto.
In particolare a rilasciare dichiarazioni ai cronisti è stato il primo legale che ha parlato di «processo paradossale». Secondo il legale «è impossibile che dei cittadini italiani debbano pagare di tasse il doppio di quello che hanno realmente guadagnato». Secondo i due legali l’unico verdetto accettabile sarebbe l’assoluzione perché il fatto non sussiste ed è per questo motivo che ricorreranno contro la sentenza in Appello. Prima della sentenza c’era stata la replica del pubblico ministero Laura Pedio, che ha definito «sofisticata» la frode messa in atto dai due stilisti.