Descrivere Marina Abramovic non è certamente semplice. Forse non è nemmeno comodo. Per semplificare potremmo dire che è un personaggio che potrebbe collocarsi tra due estreme definizioni, antitetiche: c’è chi la considera una delle più grandi artiste contemporanee e chi invece la addita come una gran “cazzara” senza mezzi termini. Di mezzo ci sono ovviamente le sfumature. Non sta a noi giudicare, soprattutto in questa sede. Potremo però farci un’idea di un suo prossimo lavoro che fra qualche giorno sbarcherà nei cinema. È un docu film che si intitola The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil e ci racconterà di un viaggio dell’artista intrapreso in Brasile. È un viaggio che di sicuro non è solo fisico, quanto piuttosto spirituale, o che comunque trascende la realtà oggettiva e materiale che ci circonda.
Un’esperienza che pare voglia trasmettere un’altra verità, anzi, tante altre verità: di quelle che si possono solo percepire, intuire, ma mai comprendere fino in fondo. C’è la descrizione di una terra che appare quasi magica, per tradizione, bellezza e misteri che circondano la sua cultura. Ci sono anche immagini di quelli che a prima vista sembrano riti propiziatori, di purificazione (o qualcosa del genere) fino a spingersi a situazioni estreme di guarigione che poco o nulla hanno a che vedere con la tradizione medico chirurgica occidentale. Quella ufficiale per intenderci. L’entusiasmo, il fervore quasi mistico di Marina, quasi 70 anni, serba di nascita, si esplicita anche nel suo dichiarare senza mezzi termini di sperare in una rinascita ad Alto Paraíso. Non a caso è qui, nello Stato del Goiás, che la performer rimane folgorata dall’incontro con Dona Flor, ostetrica di 79 anni che ha partorito 18 bambini e ne ha adottati altri 27. E poco importa che Dona Flor sia analfabeta: l’anziana ostetrica stupisce con il suo laboratorio erboristico che riesce a curare svariate patologie. Mistero, bufala o suggestione collettiva?
Il giudizio, inevitabilmente sospeso tra scetticismo e predisposizione al confronto, appare agnostico per natura. Indefinito perché relegato a livelli di conoscenza superiore difficili da approcciare. Forse non è un caso. Perché indefinibile è anche l’aggettivo più consono che riguarda questo lavoro cinematografico: in bilico tra documentario, opera artistica, road movie e altro. Forse non poteva essere altrimenti con Marina Abramovic: al di là delle critiche, lei è un personaggio che ha dimostrato a chiare lettere la sua propensione alla sperimentazione, al confronto, all’ignoto da esplorare. Dove per ignoto si intende una non conoscenza da approfondire e distribuire sotto forma di arte. O presunta tale.
The Space in Between: Marina Abramovic and Brazil sarà distribuito nelle sale del circuito The space cinema il 3, 4 e 5 ottobre. C’è il trailer in lingua originale, se volete.
Trailer: