La rielezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella certifica in maniera inequivocabile il fallimento della politica in Italia. Non per la scelta in sé, che rappresenta probabilmente il più alto profilo presente oggi nel nostro Paese, ma per la modalità becera con la quale è avvenuta. Solo una persona con un così alto senso delle istituzioni ha potuto salvare la nazione da una figuraccia internazionale consumata in quest’ultima settimana. Tutti i leader politici coinvolti nella trattativa hanno fallito anche se qualcuno prova a intestarsi la rielezione del Presidente.
Negli ultimi giorni si è consumato un gioco al massacro in cui i leader di partiti e cordate hanno provato a misurarsi l’uno contro l’altro. L’obiettivo era semplicemente essere l’ultimo a rimanere in piedi provando a “bruciare” gli altri attori in gioco. L’esatto opposto dello spirito che dovrebbe muovere la trattativa per l’individuazione di un Presidente della Repubblica. Un tutti contro tutti in cui è rimasto in piedi chi è riuscito a stare per più tempo a guardare e a esercitare la capacità di fare l’ultimo nome.
In questo gioco al massacro i migliori sono stati Letta e Renzi che hanno avuto la freddezza di silurare Salvini e Conte al momento giusto. In queste ore hanno provato anche a mettere il cappello sulla rielezione di Mattarella. La verità è che entrambi volevano Draghi, altrimenti avrebbero proposto Mattarella sin dall’inizio e non relegandolo a riserva, ma la loro priorità era quella di bruciare Salvini. Si è visto chiaramente quando è stato fatto il nome della Belloni. In pratica sul capo dei Servizi segreti c’era l’accordo tra Salvini, Meloni e l’ala dei Cinque stelle che fanno riferimento a Conte. Con Pd e Leu sarebbe stata scelta lei ma quando Letta ha visto la possibilità di bruciare in un colpo solo sia Salvini che Conte, ha fatto il passo indietro decisivo nella notte.
Il Mattarella bis usato per bruciare Salvini e Conte e mantenere il posto in parlamento
Possibilità che Renzi, il più esperto in questi giochi di potere, aveva già visto ieri sera e si era subito affrettato a sfruttare. Con il veto di questa mattina, Letta ha ottenuto il suo obiettivo facendo cadere nella trappola Salvini e Conte. Ne ha giovato anche Di Maio, in opposizione interna a Conte, che si è furbamente accodato. Salvini non è riuscito a fare da collante al centro con Forza Italia anche perché l’idea di Berlusconi è sempre stata una sola: o io o nessuno. Nemmeno Draghi, accusato di non averlo sostenuto, e a quel punto restava solo il Mattarella bis.
La Meloni vista la situazione ha lasciato il cerino in mano a Salvini che resta il grande sconfitto di questa elezione. In più dovrà fare i conti anche con l’area Giorgetti che non l’ha mai sostenuto in questa settimana. Uno spettacolo indecoroso che pone anche un altro tema fondamentale. Con questa legge elettorale e questi leader in campo, come sarà possibile creare un governo politico durante la prossima legislatura? Addirittura c’è chi si affretta a chiedere il proporzionale ma stante così il quadro delle segreterie di partito, risulta impossibile trovare un accordo su un presidente del Consiglio politico. È chiara l’incapacità dei leader di partito di trovare un accordo perché troppo forti i personalismi e la volontà di distruggere rispetto a quella di costruire.
L’Italia condannata ad avere un premier “tecnico” per anni
Andando così avanti l’Italia è condannata all’ennesimo premier “tecnico”, quasi sicuramente Draghi, per almeno altri cinque anni. Tutto in nome della stabilità, che non è altro che un gattopardiano tentativo di mantenere lo status quo per garantirsi la permanenza in parlamento. È questo che purtroppo rappresenta il Mattarella bis: l’unico modo per mantenere la poltrona fino a fine legislatura. C’è da scommettere che ogni altra scelta nella prossima sarà dettata semplicemente da questo principio che ormai guida un parlamento completamente scollato dal Paese a cui non deve nemmeno dare più conto.
In pratica è stato trovato il metodo per resistere a qualsiasi scossone politico, il modo per rimanere saldi in sella per cinque anni anche se i cittadini vogliono altro. Un capolavoro di opportunismo senza pari che mette in serio rischio la tenuta democratica delle nostre istituzioni come mai prima d’ora. La speranza è che Mattarella nel discorso alle Camere si sottragga a questa logica. Anche perché una personalità come la sua non merita di essere ricordato come uno strumento nelle mani delle più furbe segreterie di partito. L’evidenza dei tempi, invece, suggerisce che l’Italia sarà governata da un tecnico per anni in nome della stabilità e dell’emergenza del tempo rendendo inutile il voto dei cittadini.