Questo articolo non servirà a spiegarvi perché migliaia di persone fanno file enormi e si accalcano all’apertura di un negozio per acquistare scarpe di dubbio gusto. Non staremo qui a spiegarvi il “principio di scarsità” o il “principio di riprova sociale” e altre diavolerie del marketing note dalla notte dei tempi. Se avete voglia di scoprirli, vi basterà leggere persone molto più titolate che sapranno spiegarlo meglio. Onestamente, dal nostro punto di vista non è questo il punto. Di tutta la vicenda delle scarpe Lidl, e dei calzini o delle pantofole in abbinato e chi più ne ha più ne metta, ci interessa un altro aspetto. Una riflessione che è venuta spontanea guardando le scene delle persone che si spintonavano per raggiungere per prime gli scaffali dove si trovavano le tanto ambite scarpe e pantofole.
Persone l’une addosso alle altre impegnate a spintonarsi, a infilarsi nei pochi spazi rimasti pur di allungare una mano e provare a pescare un paio di scarpe. Qualsiasi fosse il numero forse per la “brillante” idea di rivenderle online. In un momento normale, onestamente, non avremmo mai dedicato del tempo a questa cosa. L’abbiamo vista e rivista in tutte le salse e in tutti i luoghi del mondo e i motivi sono stati spiegati dagli esperti. Chi vuole ancora sottoporsi a questi supplizi del consumismo è libero di farlo. Ma in questo momento, con una pandemia in atto. Ma cosa diavolo vi dice il cervello? Ma vi sembra il caso di stare assembrati per un paio di scarpe Lidl?
Ma vi sembra il caso di infrangere ogni regola di distanziamento sociale che potrebbe salvare la vita a voi e a chi vi sta intorno per un paio di scarpe? E gli addetti dei negozi dove erano quando le persone sono arrivate a valanga nei pressi degli scaffali? Perché un commerciante qualunque è stato costretto a chiudere o a rispettare regole ferree pur di tutelare la salute pubblica e invece questi signori hanno fatto tutto ciò che volevano fregandosene? Hanno lasciato entrare decine di persone contemporaneamente negli store quando ovunque in Italia vigono regole per il contingentamento degli accessi negli esercizi commerciali.
Ma poi un discount che può rimanere aperto nelle zone rosse solo per vendere geni alimentari perché ha potuto vendere anche oggetti di abbigliamento e quei reparti non sono stati chiusi al pubblico? Misteri del mercato e delle sue multinazionali. A coloro i quali hanno permesso tutto questo e soprattutto a coloro che si sono ammassati nei negozi per un paio di scarpe o calzini una cosa però è il caso di dirla. Ve lo meritate il Covid e fateci una cortesia: non andate in ospedale se lo prendete. Non meritate le cure di chi sta facendo turni di 16 ore pur di salvare vite. Voi non avete rispetto per la vita, o almeno non l’avete avuto per comprare un paio di scarpe.