E La Vita, La Vita di Cochi e Renato è ufficialmente la colonna sonora di questi 80 anni di uno degli attori più amati della commedia italiana. Nessuno si nasconda: tutti, almeno una volta, abbiamo fischiettato quel motivetto così motivazionale – e qui il gioco di parole è necessario – ma anche tremendamente sincero.
Inizialmente relegato a sigla di chiusura dell’ultima edizione di Canzonissima, quel brano che apparentemente si presentava come una canzonetta per il contenitore televisivo arrivò a toccare la vetta delle classifiche nel dicembre dello stesso anno fino ad essere considerato uno dei singoli più venduti del 1974.
Parole, quelle di E La Vita, La Vita di Cochi e Renato che venivano accompagnate da un arrangiamento composto da Enzo Jannacci che insieme a Pozzetto scrisse anche il testo. La produzione di Achille Manzotti fece il resto.
Il contesto era quello del Gruppo Motore di cui faceva parte, appunto, quell’Enzo Jannacci al quale il duo di cabarettisti aveva sempre dichiarato di ispirarsi. Nei primi anni ’70 Cochi e Renato già dettavano legge – a modo loro, s’intende – negli studi Rai e mentre ci mettevano la faccia, Jannacci ci metteva la testa.
E La Vita, La Vita di Cochi e Renato era un invito a prendere la vita con più leggerezza e l’ombrela del ritornello che ripara la testa è quel punto di vista da adottare quando tutto si fa amaro e triste. In fondo, come il testo ricorda, si può soffrire per aver sbagliato un rigore o per aver avuto un sinistro ma ci sarà sempre un motivo per sorridere alla vita.
La frase martellante del ritornello suona un po’ come Ma Il Cielo è Sempre Più Blu di Rino Gaetano, un eterno ritorno al significato dopo tante difficoltà e soprattutto nonostante queste difficoltà. Ancora oggi ci capita di intonare E La Vita, La Vita di Cochi e Renato durante una giornata storta, e questo dimostra che ne abbiamo imparato la lezione.