Misericordia di Emma Dante, l’umanità danza sulle proprie macerie (recensione)

Il nuovo e atteso film di Emma Dante, Misericordia, è ancora un lavoro sulle donne che restano. Questo è l’unico punto in comune con il lungometraggio della Cortellesi. Misericordia non usa didascalie, lavora sulle immagini con la poesia e attraversando l’atrocità della miseria umana


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Nel film al cinema, Misericordia di Emma Dante, l’umanità danza sulle macerie ed è una danza intima, profonda e poetica.

Se avete amato Le Sorelle Macaluso, anche questa trasposizione dell’omonima pièce teatrale “Misericordia” farà breccia nei vostri cuori. Come nel precedente lungometraggio, le protagoniste sono sorelle, anche se non di sangue. Sono sorelle di condizione; condividono lo status di prostitute nel più bel paradiso del mondo e nel peggiore dei gironi infernali.

La natura incontaminata, la splendida isola di mare cristallino e le falesie che tutto sovrastano, è la stessa che minaccia di continuo la comunità dei pochi derelitti che abitano il luogo. Il crollo dei costoni, infatti, può spezzare in un secondo le vite degli ultimi rimasti. La melma poi, sale a galla nelle baracche alla prima mareggiata. Misericordia è un continuo utilizzo di contrasti, un film luminosissimo, pieno di luce calda e colori tenui, capace di raccontare una storia cupa e sordida.

TRAMA

Al centro della storia c’è Arturo, interpretato dal ballerino Simone Zambelli, anima pura, autistico, creatura senza genere, né adulto né bambino, “un foglio bianco che vuol costruire la sua identità grazie alle proprie madri” come lo definisce la regista Emma Dante.

Di madri Arturo ne ha più di una, quella che l’ha messo al mondo non c’è più e ad occuparsi di lui ci sono due prostitute in particolare, Nuccia e Betta, rispettivamente interpretate da Tiziana Cuticchio  e Simona Malato, alla sua ennesima conferma nei lungometraggi della regista siciliana. Come tutte le madri, alternano amore e paura, lo proteggono come possono da Polifemo, violento magnaccia che vuole ucciderlo, interpretato da Fabrizio Ferracane.

L’apparizione di una nuova giovane prostituta, Anna (Milena Catalano), bella come il sole della Sicilia, coraggiosa e dallo spirito libero nonostante la sua condizione, è un nuovo motore per Arturo che in lei trova la giusta complicità e sensibilità per danzare insieme e attraversare i meandri della mente, prima che sia troppo tardi. Prima che arrivi una tempesta o un terremoto o la malvagità dell’uomo a cancellare tutto.

IL FILM

Il titolo del film, Misericordia, non è inteso in termini religiosi secondo Emma Dante, ma ha una valenza semplicemente umana. La disgrazia dell’altro mi deve riguardare. – dice Emma Dante – Non devo provare pietà, ma condivisione e immedesimazione con la sua condizione. E’ un orrore che riguarda tutti. – Conclude la regista.

Quella descritta nel lungometraggio è la storia di donne che non si salvano. Le nostre attenzioni e speranze sono fino alla fine della visione rivolte ad Arturo, ma lo spettatore smette di guardare dietro la sua figura alta e spigolosa, dietro la quale si celano le storie di queste prostitute capaci di enormi gesti di amore vero e incondizionato.

Sono le donne che restano, quelle descritte da Emma Dante, così come lo è anche la protagonista del film di Paola Cortellesi, C’è Ancora Domani. Non eroine in grado di affrontare e risolvere qualsiasi situazione, ma donne vere, a loro modo fragili e coraggiose. I loro corpi sono campi di battaglia e per loro non c’è lieto fine, le speranze sono altrove, proiettate verso i propri figli. Una condizione ingiusta, che fotografa storie di donne non raccontate prima.

Eppure i punti in comune con il lavoro di Paola Cortellesi finiscono qui. Emma Dante parla certo a tutti, ma non al grande pubblico, non vuol spiegare niente, predilige i movimenti poetici e continui dell’anima inquieta del protagonista, come una continua danza, sotto le note di “Avrai” di Claudio Baglioni. La danza è fortemente presente nell’epilessia del protagonista. Il suo è corpo malato che si dibatte, trattenuto solo dall’amore delle madri.

Gli elementi dell’acqua e della terra fanno il resto. In qualità di siciliana la regista dice di essere certamente legata al mare, come è evidente anche da Le Sorelle Macaluso, ma di essere in realtà ossessionata dalle montagne. Pietra e acqua dialogano tra loro. Sono elementi potenti, un dialogo continuo tra falesia e quel mare che si rispecchia negli occhi azzurri di Arturo e nella bellezza complessiva dell’ultimo lungometraggio di Emma Dante, Misericordia, ora al cinema.