Comandante, il film d’apertura di Venezia 80 con Pierfrancesco Favino è una riflessione sul senso d’umanità perduto (recensione)

Comandate apre Venezia 80, il film con Pierfrancesco Favino è la storia vera di Salvatore Todaro: la recensione.

Comandante Venezia 80


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Salvatore Todaro cade in mare e si lascia inghiottire dalla sua profondità: così inizia Comandante, il film d’apertura di Venezia 80. Pierfrancesco Favino è il temerario capitano di corvetta della Regia Marina che nell’ottobre 1940 guida il sommergibile Comandante Cappellini con un’unica missione nell’Atlantico: “agguato.”

La sua ciurma è composta da giovani marinai che non temono il pericolo. Anzi, Salvatore pian piano capisce che i suoi uomini riescono a trasformare le loro paure in una forza devastante e improvvisa. Sono lì per sacrificarsi in nome del loro paese e per compiere quella che, inevitabilmente, il Comandante Todaro definisce “l’arte del marinaio”: morire.

I suoi ideali da uomo di mare vengono messi in dubbio quando salva dei sopravvissuti belgi, dopo aver affrontato il loro piroscafo. Todaro scorge in pieno oceano il Kabalo, che apre improvvisamente il fuoco sul sommergibile. Il Comandante è obbligato a reagire, riuscendo ad affondarlo. Si salveranno pochi uomini su due scialuppe, una delle quali riceverà provviste, dopo aver indicato il porto più sicuro dove approdare. Rendendosi conto che nessuno sarebbe venuto a salvarli, Todaro compie una scelta che cambierà il corso della storia e lo porterà a rivalutare la sua morale.

Il Comandante decide di portare a bordo i 26 naufraghi belgi e di sbarcarli poi in un posto più sicuro. Esattamente come prevede la legge del mare. Ed è così che l’uomo integerrimo e invulnerabile si trasforma in una persona dotata di grande umanità. Incontrando qualche parere contrariato, Salvatore accetta di accogliere nel suo sommergibile stretto e angustio i sopravvissuti al naufragio, consapevole di dover convivere per 48 ore con il nemico.

Lo scontro tra culture di diverso pensiero e nazionalità è dietro l’angolo, dato che c’è una guerra in corso. E i belgi avrebbero consegnato gli armamenti agli inglesi. Eppure “in mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio, a un braccio.”

Dopo una premessa in sordina, in cui Edoardo De Angelis usa (un po’ fuori contesto) i pensieri di alcuni dei personaggi sull’idea di arruolarsi in guerra, Comandante entra nel vivo nel momento in cui (letteralmente) sbarca in mare aperto.

Il film non è propriamente di guerra né solo biografico, ma offre una riflessione su quell’umanità perduta in tempi difficili. Un discorso che vale sia per il passato come pure per il presente. “Noi e i nostri nemici oggi ci siamo salvati”, dirà Todaro in una delle battute finali. Lo scontro tra popoli diventa un punto di condivisione nel momento in cui si parla di cibo che mette tutti d’accordo, nell’unica forse scena del film che concede un po’ di leggerezza alla narrazione.

Comandante, film d’apertura a Venezia 80, non ha ancora una data d’uscita.

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