Al 65° compleanno di Michael Jackson dobbiamo ancora spiegare che non rifiutava di essere nero

Michael Jackson avrebbe compiuto 65 anni. Facciamo luce sulla disinformazione a proposito del colore della sua pelle

compleanno di michael jackson

Ph: White House Photo Office/Wikimedia


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“Non voleva essere nero”, una convinzione che fa male quanto un calcio nei bassifondi. La leggiamo ancora oggi, nel giorno del compleanno di Michael Jackson. Il re del pop è sempre al centro delle cronache, ora per le infamanti accuse di abusi sessuali da parte di Wade e Safechuck che non si rassegnano a chiudere per sempre con questa storia, ora con la continua disinformazione sul colore della sua pelle.

Non è chiaro se sia faticoso capire che il problema di Michael Jackson era la vitiligine, una malattia di cui esistono infinite pagine su Google anche nelle versioni “for dummies”, come Wikipedia. Tutti conosciamo il progressivo schiarimento della pelle del re del pop, e per anni abbiamo sentito la nenia sul “nero che voleva essere bianco”. Una non-verità smontata più volte, eppure c’è chi si insiste. Dove? Basterebbe fare un giro sui social o sfogliare le pagine della stampa di tutto il mondo.

Ciò che bisogna mettersi in testa è che Michael Jackson andava fiero delle sue origini afroamericane, e lo schiarimento della pelle non era un suo vezzo estetico. Era dovuto, piuttosto, alla vitiligine, che crea un contrasto tra chiaro e scuro in modo imprevedibile su zone del corpo a caso. Per questo Jackson era solito coprirsi con guanti, cappelli, mascherine e maniche lunghe anche con le temperature più torride.

Quando il problema era ancora contenuto fece miracoli la sua truccatrice Karen Faye, ma quando la vitiligine avanzò in modo irreversibile la popstar dovette ricorrere al dermatologo Arnold Klein che sì, schiarì definitivamente la sua pelle. Jackson continuò a coprirsi, un comportamento che smonta dal basso le teorie sul “non voleva essere nero”. Quella tra Michael Jackson e la vitiligine non fu certamente una convivenza facile.

Nessun rifiuto delle sue origini, nessun “razzismo al contrario” come molti sostengono. “Solo” un malattia dell’epidermide, troppo difficile da comprendere da parte di chi è abituato a semplificare.

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