Napule È di Pino Daniele, l’amore come nessuno aveva osato prima: storia di un capolavoro

Le prime frasi con lo sguardo sul mare di Mergellina, l'idea di raccontare Napoli come nessuno aveva mai osato. Ecco la storia di Napule È, la più bella poesia blues di Pino Daniele

napule è di pino daniele

Ph: Gorup de Besanez/Wikimedia


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Per raccontare l’amore nel suo senso più universale dovremmo partire, probabilmente, proprio da Napule È di Pino Daniele. Chi è innamorato sa bene, senza mentirsi troppo, quanto sia tormentata una relazione: la gioia, la complicità e la fiducia si alternano a quei momenti in cui i pensieri intrusivi si insinuano come piccoli demoni, cedendo il posto a tensioni e domande ingombranti. Non è un male, è proprio l’amore ad essere ciò.

Era il 1976 e Pino Daniele, ad un passo dal suo esordio discografico, annunciò a Radio Euro Sound: “Forse il prossimo 45 giri che farò, lo farò così. Si chiama Napule È”. Lo ricorda GQ Italia in un articolo del 2021, in tempo dopo la grande commozione sul finale di È Stata La Mano Di Dio di Paolo Sorrentino, lacrime che abbiamo versato più o meno tutti. Se leggiamo i titoli sulla superficie troviamo Napule È come prima traccia del primo album Terra Mia (1977), e possiamo inciampare nel pregiudizio dell’ennesima botta di campanilismo da parte di un artista legato alle sue origini. Non è così, e tale non è mai stato.

Quello di Pino Daniele in Napule È è un ritratto appassionato e severo, preciso e attento. L’amore per Napoli è sincero, perché Pino Daniele non si limitò a raccontare l’amore edulcorato ma anche i fantasmi di una città viva e implodente, piena di contraddizioni. Proprio come accade in una relazione. Napoli è il partner mai dipinto prima, e la canzone mostra in assoluto il suo volto più umano. “Napule è mille culure/Napule è mille paure”, e ancora: “Napule è nu sole amaro”. L’ossimoro è ricorrente, e proprio il bianco e nero della sua città fecero innamorare Pino Daniele.

La prima bozza del testo fu scritta con gli occhi puntati sul mare di Mergellina, poi Pino continuò a casa sua e portò il provino all’arrangiatore Antonio Sinagra. Quest’ultimo capì che aveva di fronte un capolavoro.