Let It Be dei Beatles usciva 53 anni fa, ma i Fab Four erano già immortali | Memories

L'8 maggio 1970 usciva Let It Be, anagraficamente l'ultimo album dei Beatles. Ecco perché è così importante

let it be dei beatles

INTERAZIONI: 5

Quando si parla di Let It Be dei Beatles il rispetto deve essere d’obbligo. Per chi non si è ancora ripreso dalla beatlesmania, l’album non è certamente il capolavoro dei Fab Four che in quel 1970 hanno già sfornato Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1968) ergendosi a monumento della musica. Eppure l’ultimo – almeno anagraficamente – disco dei Beatles è una chiara fotografia delle relazioni che viaggiano all’interno della band, con un Paul McCartney che si erge a prosecutore ideale degli ultimi attimi di vita del progetto, George Harrison sempre più incompreso, John Lennon che è John Lennon e Ringo Starr che è un po’ l’ago della bilancia.

Let It Be (Remastered)
  • EMI MKTG
  • 0094638247227

L’idea alla base di Let It Be si chiama Get Back, e come il titolo suggerisce l’obiettivo è quello di ritornare agli esordi con suoni più essenziali e il piede a tavoletta sull’acceleratore del rock’n’roll. Nei fatti, i quattro ragazzi di Liverpool sono agli sgoccioli e hanno poco da dirsi. Inizialmente il piano è quello di lavorare a favor di telecamera, documentando i lavori su questo nuovo album fino al concerto sul tetto di Savile Row. Il risultato è un bel po’ di materiale da lanciare, che viene affidato a Glyn Johns della EMI per il mixaggio.

L’acetato di Johns non piace ai Beatles, che accantonano l’idea e si buttano su Abbey Road. A John viene proposto di rimettere mano sulla scaletta e i mixaggi, ma anche il secondo risultato non soddisfa. Harrison e Lennon propongono di affidare tutto al genio del wall of sound Phil Spector, che ha già lavorato per Instant Karma di John ed è noto per i suoi apporti orchestrali.

Paul non la prende bene, specie per The Long And Winding Road, ma è tardi e il disco viene lanciato l’8 maggio 1970, quando i Beatles non esistono più. Spector ha restituito un’immagine più posata dei Fab Four, con quei suoni orchestrali che sono quasi il requiem di una delle band più influenti del mondo, un addio dignitoso come un sorriso tra le lacrime.